Santa Teresa Benedetta della Croce, l'atea che ricercò la verità

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Santa Teresa Benedetta della Croce, la filosofa atea che ricercò la veritàChissà perché ad oggi la fede cattolica resta per i non credenti un abito da far indossare solo ad anziani che sentono la morte vicina o a bambini e adolescenti indotti a frequentare la Chiesa da genitori, catechisti e parroci per poter ricevere Prima Comunione e Cresima.
Sono in molti inoltre a considerare il partecipare ad una funzione religiosa un atto anacronistico, o ancora da attribuire magari a chi possiede un basso quoziente intellettivo o comunque un handicap fisico o mentale.
A sfatare questo stereotipo non certo buonista, l’incredibile storia di una filosofa atea di origine ebrea, allieva della scuola di pensiero di Husserl, misteriosamente convertita al Cattolicesimo: Edith Stein, proclamata Santa Teresa Benedetta della Croce.
Nata a Breslavia il 12 ottobre 1891, ultima di sette fratelli e rimasta orfana del padre a soli due anni, fu la madre, donna profondamente attaccata alla propria tradizione ebraica, a guidare la numerosa famiglia con saggezza e forza.
Dotata di un’eccezionale intelligenza vivace che la spinse a ricercare costantemente la verità, verso i quindici anni, colpita da una non comune crisi adolescenziale, abbandonò la fede ebraica in cui era stata educata.
Edith proprio non poteva credere nell’esistenza di Dio, senza sé e senza ma. Non ci stava, doveva conoscere di più, aveva bisogno di  esplorare per ritenere vero quanto affermato da altri.
Schierata a difesa della dignità della donna, mediante il diritto di voto e quello al lavoro, causa in cui credeva vivamente, nel 1910 fu infatti l’unica donna  a iscriversi alla facoltà di Filosofia della sua città. Studi continuati poi a Gottinga per seguire il maestro Edmund Husserl, iniziatore della fenomenologia.
Impressionata dalla rigorosa onestà del suo pensiero, fu Husserl stesso a volere fortemente che si laureasse con lui. Edith lo fece discutendo  una brillante tesi sul tema dell’empatia.
La stima della Stein verso il genio filosofo era ben ricambiata tanto che Husserl la scelse come sua assistente, sottomettendola al suo metodo esigente e tiranno, timoroso che la tedesca si affermasse con successo nel mondo dell’insegnamento, ovvero che l’allieva superasse il maestro.
Fu l’infinita sete di conoscenza della Stein che la condusse per motivi artistici a visitare per la prima volta una chiesa cattolica e fece sì che restasse stupita nel notare una donna pregare con la borsa della spesa sotto al braccio. Un’azione compiuta tra quelle di routine quotidiana che nelle sinagoghe e nelle chiese protestanti era alquanto insolito vedere.
In seguito fu l’amicizia con due sposi protestanti, fra le tante acquisite nell’ambito filosofico, a far sì che la Stein, ospite nella loro casa nell’estate del 1921, scoprisse in biblioteca il libro che portò alla sua conversione: Vita di Santa Teresa D’Avila.
Sin dalle prime pagine ne rimase così rapita da leggerlo tutto, ben 500 pagine in una sola notte.
«Questa è la verità!», furono le sue parole una volta chiuso il libro.
In particolare, la filosofa tedesca si sorprese di come già nel ‘500 una donna come la scrittrice carmelitana potesse essere dotata di un così grande acume e di una inconsueta emancipazione femminile.
Iniziò così un cammino di avvicinamento a Dio che la spinse ad abbracciare il Cattolicesimo, ufficializzando la sua conversione attraverso il Battesimo nel 1922.
L’avanzata del nazismo e dell’antisemitismo costrinsero la Stein a lasciare Frisburgo e il suo posto all’Università per trasferirsi a Spira dove si dedicò alla traduzione in tedesco del “De Veritate” di San Tommaso D’Aquino.
Si oppose fermamente alle leggi razziali che la obbligarono a lasciare il ruolo di lettrice nell’Istituto di pedagogia scientifica.
Nel 1934 realizzò il suo sogno entrando a far parte del monastero carmelitano a Colonia.
Conciliando le filosofie di D’Aquino e Husserl, fu lì che scrisse il suo primo libro metafisico Endliches Und Ewigers Sein (Essere finito ed essere eterno).
Per proteggerla dai nazisti fu in seguito trasferita nei Paesi Bassi, dove compose altri notevoli scritti.
In risposta alla lettura in tutte le chiese del Paese di un proclama contro il razzismo nazista, Hitler ordinò l’arresto degli ebrei convertiti e la conseguente deportazione nei lager. Tra di loro c’era Edith Stein, ovvero suor Teresa Benedetta della Croce.
Morta ad Auschwitz il 9 agosto del 1942, Edith fu canonizzata da papa Giovanni Paolo II nel 1998 con l’affermazione che la persecuzione subita nel campo di sterminio era stata patita per la sua testimonianza della fede. Dichiarazione che suscitò numerose polemiche dal punto di vista teorico per la natura anticristiana del nazismo.
Lo stesso Papa un anno dopo nominò Santa Teresa Benedetta della Croce compatrona d’Europa con Santa Caterina da Siena e Santa Brigida di Svezia, in quanto condusse la sua esistenza in diversi paesi d’Europa, gettando un ponte tra le sue radici ebraiche e l’adesione a Cristo, intuendo con sicurezza il dialogo col pensiero filosofico contemporaneo.

Nina Panariello