Con la Mehari al Pan


NAPOLI – L’incontro “Caffè d’autore con i libri della fondazione Polis, il quarto evento realizzato nell’ambito del progetto “In viaggio con la Mehari” in memoria del giornalista Giancarlo Siani, assassinato dalla camorra il  23 settembre 1985, si è svolto al Pan di Napoli venerdì 4 ottobre.
La Mehari, l’automobile di Siani, è stata spostata dalla sede del Mattino di Via Chiatamone al Palazzo delle Arti in Via dei Mille il 27 settembre scorso e collocata nella sala al piano terra.
In questa sala, allestita per l’occasione con fotografie, articoli e diapositive proiettate sulle pareti, il referente regionale “Libera Associazioni, Nomi e Numeri contro le mafie” Geppino Fiorenza ha introdotto il dibattito, moderato dalla giornalista Titti Marrone che ha sostituito Alessandro Barbano, direttore de “Il Mattino”, assente a causa di un improrogabile impegno.

L’incontro è stato dedicato alla commemorazione della figura di Giancarlo Siani e alla presentazione dei libri editi dalla Fondazione Polis, costituita nel 2008 con l’obiettivo di fornire servizi assistenziali e di intervento alle vittime innocenti della criminalità.
I volumi, introdotti alla presenza degli autori Paolo Miggiano, Giacomo Lamberti ed Emilio Tucci, sono accomunati dalla volontà di scrivere storie reali su argomenti profondamente radicati nella storia drammatica del nostro territorio.
Sono scritti da Raffaele Sardo “Al di là della notte” e “Come nuvole nere”,  da Paolo Miggiano “A testa alta. Federico Del Prete: una storia di resistenza alla camorra” mentre Emilio Tucci e Giacomo Lamberti hanno collaboratoalla realizzazione di “Vittime innocenti della criminalità. Tutela giuridica e misure di sostegno”.
Titti Marrone li ha definiti “profondamente antindustriali” per le loro preziose ed impegnate finalità espressive.
«L’attuale industria editoriale -precisa- si è gradualmente appiattita ricercando modalità di intrattenimento di facile presa sul pubblico, come ad esempio la gastronomia. In questo senso i libri della Fondazione Polis sono profondamente antindustriali e raccontano storie straordinarie che non avremmo mai voluto leggere ma che sono preziose da recuperare».
L’intervento dello scrittore Silvio Perrella è incentrato sull’importanza di provvedere al recupero del patrimonio cognitivo, di avviare un “insperato incontro” con gli oggetti della memoria, che in questo caso sono rappresentati dai libri della fondazione e dalla Mehari di Giancarlo Siani: «È stato detto che Siani è morto per un reato di scrittura, ma in realtà chiunque scrive compie questo reato, che è il reato di chi dice la verità.
Quando penso a Siani e di conseguenza a tutte le persone scomparse, mi viene in mente un racconto del narratore ottocentesco Peter Habel dal titolo “Insperato incontro” che parla di un minatore, morto alla vigilia del suo matrimonio. Passa del tempo che è scandito in poche righe. La miniera è stata chiusa ma c’è qualcuno in quel terreno che scava e viene fuori il corpo di quel ragazzo, perfettamente integro a causa dei sali minerali.
Quell’uomo è ignoto ma ci si ricorda della sua fidanzata che viene ritrovata e i due si ricongiungono. L’incontro è un paradosso del tempo: una è una signora molto anziana, smilza, resa smagrita dal tempo e l’altro è un ragazzo morto, ma perfettamente integro e giovane.
A volte capita che se c’è qualcuno che scava, che ha il desiderio di ritrovare qualcosa, ritrovi integra la memoria. Quando si crea un insperato ricongiungimento, noi beneficiamo di quell’energia di chi non c’è più e che rinascepotenzialmente illeso dal tempo. Il racconto può essere riferito a questi libri che sono una ricerca di informazioni del passato.
Giancarlo Siani è un ragazzo che si è conservato integro per un paradosso del tempo, in questo caso abbiamo la sua macchina e la potenza emotiva racchiusa in un oggetto si è rivelata, è diventata un sismografo della nostra emotività. Noi abbiamo il compito di tenere nella memoria il ricordo di chi è stato succube di un’aggressione dall’esterno, facendo in modo che sempre si produca un isperato ricongiungimento».
A seguire, l’arch. Antonella Palmieri ha chiarito le finalità del suo allestimento della mostra e la motivazione che è all’origine del logo: «La Mehari è una macchina aperta e leggera, e noi volevamo una mostra aperta e leggera. Poche altre cose sono presenti: le parole di Giancarlo che diventano materia, che si possono ritrovare davanti alla sua macchina e ai suoi scritti. Le parole diventano sostanza sempre più importante, che si materializza e diversifica. Il logo dell’evento è il volante della Mehari, abbiamo cominciato a farlo ruotare e ruotando è diventato il simbolo della pace».
Commovente l’intervento di Enzo D’Errico che ricorda Siani e parla del mestiere del giornalista: «Non ho ricordi privati da raccontare, né un’amicizia da ricordare. Leggevo i suoi articoli che sono uno straordinario esempio di modernità giornalistica, perché così dovrebbero essere gli articoli e purtroppo non lo sono più. Abbiamo dimenticato noi giornalisti di essere falegnami e non artisti, pensiamo troppo spesso di essere noi protagonisti.
Giancarlo è stato un buon falegname e un buon cronista, qualcosa di decisamente diverso da un eroe, qualcosa di migliore. Sono convinto che oggi avvertirebbe lo spaesamento che avvolge il nostro mondo professionale.
Ritengo che i libri di Polis andrebbero distribuiti nelle scuole, perché soltanto imparando ad esercitare  la memoria, a farne un patrimonio produttivo che potremmo cominciare a ad immaginare il futuro.  Questi volumi hanno quello che il giornalismo ha in parte smarrito: sono al servizio del lettore, parlano di cose che riguardano la vita vera delle persone, sono uno strumento per comprendere la realtà.
Basta fare un semplice esercizio per capire l’importanza civica del lavoro compiuto da Polis, sfogliando i libri di Raffaele Sarno e gli altri, quanti di quei nomi che sono citati ricordiamo? Pochi, pochissimi, forse. Eppure a loro sì che è stata strappata per sempre la cosa più importante che avevano: il loro futuro. Un destino tragico che accomuna le loro vite che se invece fossero proseguite sarebbero state l’una diversa dall’altra».
Il Presidente della Fondazione Regionale Anticamorra Gianfranco Valiante ha poi parlato di Ossigeno per l’informazione, un osservatorio sostenuto dalla Federazione Nazionale Stampa Italianae dall’Ordine dei Giornalistiche lo finalità di monitorare minacce e abusi a danno di giornalisti italiani compiuti per oscurare notizie di interesse generale.
Ha preso la parola anche Giovanni Durante, il padre di Annalisa, la quattordicenne uccisa a Forcella durante un conflitto a fuoco tra clan rivali il 27 marzo 2004. Durante è impegnato nella costruzione della prima biblioteca a Forcella; lo scopo è sottrarre i ragazzi alla strada ed avvicinarli alla lettura.
Nell’atrio, all’ingresso del Pan erano esposti  i prodotti artigianali della Bottega dei Sapori e dei Saperi della Legalità, iniziativa promossa dall’associazione “Libera”.
Nel corso dell’incontro, ai presenti sono stati serviti caffè e pasticcini dal bar “Caffè Lazzarelle” una cooperativa che promuove la creazione di nuova impresa e di lavoro autonomo femminile e « … mira a prevenire e ad arginare le condizioni che generano forme di povertà».
(Foto by Francesca Mancini)

Francesca Mancini