L’antica origine della famiglia de Sangro


Riordinando libri, antichi tomi, manoscritti e polverose carte della mia biblioteca, di 5000 volumi e 2033 scartafacci, mi è caduto tra le mani un antico codice del 1310, intitolato “Eravamo un’unica famiglia, ovvero il Mistero del Tesoro degli Albigesi o Graal, custodito dai cavalieri templari”; riassumo dunque  sinteticamente i passi più interessanti dell’antico manoscritto.
È il pomeriggio del 15 marzo 1224; il castello di Montsegur in Provenza è l’ultima roccaforte dei Catari Albigesi contro le truppe cristiane francesi del nord guidate da Guy de Monfort, tra  massacri inauditi di un genocidio portato avanti dal 1209: la tregua di due settimane ottenuta dai terribili 30mila avversari cristiani sta per scadere.
Il conte Raimond Roger Trencavel, supremo comandante militare e religioso dei Catari, sorta di cristiani delle origini del cristianesimo, convoca nella Sala del Consiglio tre uomini della guarnigione di Montsegur, il nobile cataro Hugo de Castelvert  e i due figli, il giovane Aicart e la figlia Amiel.
I tre vengono incaricati di una difficile missione: portare in salvo in tre sacchi di pelle il tesoro degli Albigesi prima della battaglia del giorno dopo.
Il tesoro era costituito da un insieme di libri e manoscritti su pergamene con i rituali degli Esseni della Palestina, i segreti delle costruzioni geometriche degli antichi Egizi, la spiegazione arcana dei Tarocchi o libro di Toth, il libro egizio dei Morti, i rituali della kabala ebrea, il famoso Libro arabo o Kitab, il Pimandro, il libro delle iniziazioni albigesi nel rituale del Consolamentum della festa catara della Bema – il calice prezioso, pur di umile materiale intagliato a mano, quello in cui aveva bevuto Gesù nell’Ultima Cena,e che aveva raccolto il suo sangue sul Calvario –  una ventina di vangeli proibiti dalla chiesa cattolica – ma più antichi di essa e scritti in lingua greca e aramaica – una pergamena sulla vera Crocifissione di Cristo e sulla discendenza di Maria Maddalena in terra di Provenza, e sull’origine dei primi re guaritori di Francia, la sacra dinastia reale, i Merovingi, antenati dei Carolingi, dei Borbone di Francia e dei Plantagenti d’Inghilterra.
I tre prescelti da Trencavel ricettero il Consolamentum, ovvero il battesimo gnostico, divenendo perfetti Catari; nella notte fuggirono attraverso la Porticina delle Fragole dal castello di Montsegur. Scendendo per lo strapiombo con funi e scale di cord attraverso il bosco di Serraloungue aiutati dalla guarnigione catara, laceri e stanchi si fermarono sul versante del massiccio di Bezu, verso i Pirenei,vicino Ornolac, nelle grotte di Lambrave. Mentre i due giovani Trencavel riposavano, Hugo de Castelvert illuminando il cammino con una torcia uno per volta trascinò nelle grotte i tre sacchi e li gettò in un pozzo segreto coprendolo poi con un macigno; una volta terminata l’operazione, celò l’ingresso della cavità con grosse pietre.
Quel pozzo era stato scavato nel 1156 da minatori tedeschi per creare un nascondiglio per documenti segreti provenienti da Gerusalemme, su ordine di Betrand de Blanchefort, quarto Gran Maestro dell’Ordine dei Templari di Francia, ordine cavalleresco cattolico fondato e regolato nel 1118 da San Bernardo di Chiaravalle, ordine che poi divenne circestense nel 1128.
Il 16 marzo 1244 Guy de Monfort accettò la resa della guarnigione albigese del castello di Montsegur, saccheggiandolo e incendiandolo, ma senza trovare il famoso tesoro del Graal. Per ordine dei monaci domenicani, inquisitori pontifici, e innalzò una pira gigantesca accanto alle rovine, in quello che poi fu detto Campo dei Cremati, dove arse vivi196 prigionieri albigesi tra uomini, donne e bambini.
I soldati francesi del nord inseguirono poi  altri 200 catari fuggiti da un villaggio vicino Montsegur fino alle grotte di Lambrave dove li massacrano tutti, buttando i corpi nella cavità vicina.
Sorpresero Castelvert mentre dormiva e lo catturarono; per due giorni subì atroci torture, ma non rivelò nulla: disse sempre di non sapere né di Graal né di archivi dei Catari, di tesori di Montsegur né di fuggiaschi,affermando anzi di non essere cataro. L’inquisitore domenicano non gli credette e gli fece mozzare prima mani e piedi, poi le orecchie e i testicoli e infine la mattina de 24 marzo lo fece decapitare e poi bruciare.
Intanto i giovani Aicart e Amiel Trencavel riuscirono a scappare, arrivarondo al villaggio di Hers, dove vennero rifocillati e ospitati da una coppia di anziani contadini amici dei Catari; due giorni dopo presero la strada per Rennes le Chateu, rifugiandosi per cinque giorni da una potente famiglia nobile templare e albigese della Provenza, i marchesi di Blanchefort.
In seguito, travestiti da monaci benedettini, partirono a dorso d’asino per la Val d’Aosta e la Savoia, scortati da mercenari italiani al soldo del nobile Bernardo il francese, imparentato con i duchi di Borbogna, e discendente da una famiglia provenzale catara, le cui origini italiane risalivano ll’anno 856 d.C., precisamente a Berengario I, conte di Marsi in Abruzzo.
I Trencavel al porto di Genova s’imbarcano con Bernardo su una nave templare alla volta della Puglia del Regno Svevo di Napoli.
Sbarcarono a Barletta, porto templare, trovando ospitalità nel monastero benedettino di Torremaggiore, ben accolti dai Templari di Foggia, Aicart come astrologo, medico, veterinario, e Bernardo de Sangro come Maestro falconiere e come traduttore di greco, latino, francese e arabo di opere di medicina, poesia, letteratura, erboristeria e falconeria per Federico II.
Il 7 dicembre 1245 il conte Bernardo di Sangro sposò a Napoli la giovane Amiel Trencavel che si battezzò in religione cattolica come Maria de Gianville; dall’unione nacque un figlio, Francesco de Sangro, il futuro gentiluomo del re di Napoli Manfredi di Svevia.
Il fratello Aicart, che aveva preso anch’egli  il cognome di de Gianville, nel 1254venne nominato conte di Torremaggiore; morì in battaglia nel 1266 a Benevento servendo fedelmente il suo re Manfredi.
Suo cognato Bernardo morì invece nel 1282 a Palermo durante la rivolta dei Vespri Siciliani contro gli Angioini; suo figlio Francesco, terzo conte di Sangro, nel 1266  divenne alfiere dei Cavalieri di Carlo I d’Angiò contro re Manfredi e nel 1268 capitano dei lancieri angioini contro Corradino di Svevia,al seguito  del cavaliere provenzale Henry de Cousances nella battaglia di Tagliacozzo.
Il conte di Sangro veniva tempestato di domande da quest’ultimo circa le origini della sua famiglia e sulla leggenda del Santo Graal; così de Cousances fece all’Aquila, città di origini templari, con il marchese Porzio de Blanchefort, regio Gran Giustiziere angioino di Abruzzo, discendente dalla nobile famiglia albigese e templare.
Il giovane conte Francesco de Sangro nel 1282, fingendosi morto nella battaglia di Messina si salvò dai ribelli siciliani; aiutato dalla Commenda templare, riparò a Napoli dove nel 1285 s’arruolò nei Cavalieri templari venendo destinato come suo desiderio ad Aix en Provence sur Aude; partecipò alle ricerche dei templari a Montsegur, a Carcassone, a Rennes le Blanquie, a Albi, a Rennes le Chateu, a Ornolac, scavando con i confratelli e serventi del tempio.
L’anno seguente a Lambrave trovò gli archivi e il cosiddetto tesoro albigese nascosto nel 1244 da Hugo di Castelvert; i tre sacchi furono richiusi nei sotterranei della Commenda templare.
Sfuggito alla morte nella difesa di san Giovanni d’Acri contro i Turchi nel 1291, Francesco de Sangro fu poi di stanza in Gran Bretagna come precettore templare e poi nel 1305 seguì a Cipro il Gran Maestro Jacques de Molay;  da li viene assegnato alla commenda di Santa Maria dell’Aventino in Roma dal 1306.
Informato dal papa Clemente v, al secolo Bertrand de Gouth, degli imminenti arresti dei Templari in Francia su ordine del re Filippo il Bello dell’ ottobre 1307, il 6 settembre di quell’anno lasciò Roma per raggiungere via mare Marsiglia e da li Parigi per avvisare i confratelli.
De Molay rimase tranquillo al suo posto a Parigi ma lasciò andare i tesorieri di Francia dell’ordine del Tempio con 40 cavalieri templari con il tesoro e gli archivi dei templari e degli albigesi su carri tirati da buoi.
Il 13 ottobre scattò l’arresto generale dei templari in Francia da parte dei soldati regi, che inseguirono il convoglio del tesoro; catturarono solo un carro vuoto a Poiters, il templare Jean de Chalon il 20 ottobre al porto de La Rochelle e sei giorni dopo gli altri due carri, vuoti, con il vicetesoriere templare Gerard de Villiers e il tesoriere generale del tempio Hugo de Chalon.
Cosi il 4 novembre venne arrestato a Londra il precettore templare Humberto Blanc, che agli interrogatori rispose giurando che il convoglio era partito da Parigi per La Rochelle dove si era imbarcato su 25 navi templari dirigendosi in Scozia.
Naturalmente si trattava un diversivo messo in atto dai capi templari per depistare le ricerche: in realtà il convoglio nella sosta del 18 settembre a Rennes le Chateu  depositò archivi in pergamena, mentre il 23 settembre lasciò a l castello di Gisor 18 cassoni con il tesoro e quindi proseguirono del tutto alleggeriti per La Rochelle.
Dieci giorni dopo il grosso dei templari arrivò a Tomar con quasi tutta la flotta: solo una nave con le insegne portoghesi sbarcò a Genova il 13 gennaio 1308 con 24 templari italiani su 36, con il Gran Precettore Jacopo de Montecucco, che prosegui per Pieve di Alessandria, sotto la protezione del re piemontese.
La nave templare con bandiere portoghesi riprese il mare con i rimanenti 12 cavalieri per Barletta, evitando i porti pontifici e di Napoli, Palermo, Messina e Taranto.
La polizia vicereale angioina inseguì i cavalieri sbarcati e ne catturò 8, rinchiudendoli nel convento benedettino di Torremaggiore, e occupò il castello templare affidandolo ai Cavalieri di Malta.
Intanto i 4 fuggitivi per Ariano e Bovino prendevano la fuga verso Avellino e Nola e da lì raggiunsero fortunosamente le campagne di San Vitaliano, ove si spogliarono di tutti i segni templari per indossare sai benedettini; cavalcarono per Marigliano e Casalnuovo e nel castello di Volla depositarono nel pozzo bianco l’ultima parte degli archivi e, sembra, il tesoro degli Albigesi con il Santo Calice del Graal.
Da allora, muti guardiani, fecero vita ritirata nella cappella del castello; solo nel 1310 tre ex cavalieri templari ebbero il permesso del re di Napoli di farsi monaci antoniani, dopo essersi accomiatati nel castello Caracciolo dal conte Francesco de Sangro.
Il nipote di quest’ultimo, Nicolò, nato nel 1345, fu nominato nel 1383 da re Carlo III Durazzo marchese di Torremaggiore, Castelnuovo e Serracapriola e di Larino.
Nel 1385 Nicolò de Sangro fece trasferire da Castel del Monte a Torremaggiore un qualcosa di misterioso e di antico … in gran segreto e sotto abbondante scorta dei suoi armigeri a cavallo …
Sarà il discendente Giovan Francesco de Sangro, poi, a far costruire la Cappella  Sansevero accanto al palazzo di Napoli costruito nel 1580: dieci anni dopo, nel 1590, nel giardino del palazzo vi era una preesistente cappellina dedicata alla Madonna di Santa Maria la Pietatella, che nascondeva un segreto … oltre un voto di un reato antico, su cui in seguito indagò molto Raimondo de Sangro nei sotterranei del suo palazzo, nella Napoli sotterranea dell’epoca …
… Ma questa è un’altra storia.

Michele Di Iorio