"Jurassic World", la recensione

recensioneNAPOLI – Se si dovesse giudicare “Jurassic World” soltanto in base ai soldi che ha incassato finora, bisognerebbe dire che questo film è un vero e proprio successo. Purtroppo non si può dire lo stesso sul piano della storia e dei personaggi. Il film è ambientato nel presente (ventidue anni dopo gli eventi di “Jurassic Park”) e ci mostra la realizzazione del sogno che John Hammond aveva nel primo film: su Isla Nublar è stato creato da circa 10 anni un vero e proprio parco di divertimenti per adulti e bambini in cui i dinosauri sono le attrazioni principali. Sebbene il parco venga visitato ogni anno da tantissimi turisti, la società di Simon Masrani (Irrfan Khan) che ha ereditato questo progetto dallo stesso Hammond non è soddisfatta completamente da questi dati. Visto che i dinosauri non sono più una grossa novità, ogni anno si registra un lieve calo di turisti. Per questo motivo, tempo addietro è stata finanziata la realizzazione di un dinosauro totalmente nuovo: l’Indominus rex.! Questo dinosauro, oltre ad essere molto feroce ed intelligente, ha dentro di sé i geni di diversi animali e dinosauri. Claire Dearing (Bryce Dallas Howard), la responsabile delle operazioni del parco, pensa che così riuscirà ad accontentare le aspettative sia degli sponsor del Jurassic World che dei turisti. La nuova creatura si dimostrerà presto un grave problema per le persone presenti nel parco, compresi i due nipoti di Claire. Per questo motivo Claire sarà costretta a rivolgersi all’addestratore di velociraptor Owen Grady (Chris Pratt) per risolvere l’annoso problema.
Fin dai primi minuti si capisce subito che questo film punta fortemente sull’effetto nostalgia e sulle citazioni ai precedenti capitoli. Coloro che da piccoli sono cresciuti con il primo film, avranno sicuramente provato almeno un po’ di emozione nel momento in cui la cinepresa mostrava allo spettatore tutta la magnificenza del Jurassic Park con in sottofondo la leggendaria colonna sonora composta da John Williams. Peccato soltanto che questo lungometraggio diretto da Colin Trevorrowriesca a provocare delle vere emozioni soltanto in poche scene. Non è soltanto un problema delle scene che citano i precedenti film e che quindi gli appassionati sanno già cosa aspettarsi, bensì di tutte le vicende che si sviluppano nell’arco della storia. Oltre al fatto che fin da subito si capisce quale personaggio morirà e quale vivrà, sono poche le scene d’azione in cui c’è della vera e propria suspense. Questo film è stato creato non solo per i vecchi fan della saga, ma anche per una nuova generazione di teenager che chiaramente si dovrebbero sentire impersonati dai due ragazzi citati in precedenza. Per questa fetta di pubblico molto probabilmente questo lungometraggio risulta essere un prodotto molto più interessante, ma non innovativo. La storia infatti ha un andamento molto lineare ed è abbastanza scontata in certi punti. Anche per coloro che non hanno mai visto i precedenti tre film, in diverse scene potrebbero avvertire la sensazione di un qualcosa di già visto e talvolta ripetitivo. L’umorismo che invece viene utilizzato ogni tanto per stemperare le situazioni più serie non sempre funziona, poiché in certi momenti è palesemente forzato.
Un’altra nota dolente sono i protagonisti della storia e le loro scontate scelte ed evoluzioni che compiranno nel corso della storia. Il personaggio più convincente è indubbiamente quello dell’addestratore di Velociraptor interpretato da Chris Pratt. Dopo l’exploit in “Guardiani della Galassia”, Pratt si conferma ancora una volta un attore dall’aria scanzonata e capace di adattarsi perfettamente nei ruoli di personaggi avventurosi. Bryce Dallas Howard invece è rimasta molto penalizzata dallo script riservato al suo personaggio: Claire Dearing ci viene presentata inizialmente come un personaggio troppo concentrato sulla carriera e poco attenta alle cose più importanti della vita, ma che alla fine cambierà in maniera scontata il suo punto di vista. Anche i due nipoti di Claire, interpretati da Nick Robinson e Ty Simpkins, hanno uno sviluppo lineare ed abbastanza scontato: i loro genitori si stanno separando ed entrambi, nonostante le loro differenze, devono cercare di darsi una mano a vicenda. Vic Hoskins, interpretato da Vincent D’Onofrio, è invece uno dei personaggi più piatti e monodimensionali del film: oltre ad essere il capo della InGen, è un guerrafondaio disposto a tutto pur di di avere i dinosauri per i suoi scopi militari.
Una delle morali presenti in questo film, che è stata ampiamente utilizzata anche nei capitoli precedenti, è quella relativa al fatto che l’uomo non deve mai sottovalutare o credere di poter controllare le creazioni della natura. Quest’ultima, alla fine, si dimostra sempre superiore alle invenzioni dell’uomo. Questa è una chiara presa di posizione da parte di questo film. Un’altra morale invece è quella relativa al maltrattamento degli animali. Nel caso dell’Indominus rex, la sua solitudine lo trasforma in uno psicopatico ed aumenta la sua follia omicida che utilizza per comprendere il suo posto nella società.
Per quanto riguarda invece i lati positivi, bisogna anche dire che la CGI utilizzata in questo film è abbastanza buona sia per il parco che per i dinosauri stessi. Non siamo però di certo ai livelli degli splendidi effetti speciali del primo film che vinsero anche nil premio Oscar nella loro categoria. Tuttavia, le scene con i dinosauri sembrano più realistiche quando c’è l’utilizzo degli animatronic: Velociraptor con la museruola, Apatosauro morente e le scene con le fauci ravvicinate dell’Indominus rex. Anche se ha una trama un po’ scontata e lineare, è dotato di un buon ritmo che riesce a tenere sempre viva l’attenzione dello spettatore e le scene d’azione non sono abbastanza buone. Nonostante i suoi difetti, “Jurassic World” è comunque un film carino che alla fine riesce ad intrattenere abbastanza bene sia gli adulti che i bambini.
Voto: 6,5

Sabato Gianmarco De Cicco