Alla ricerca dei Templari perduti

Croce-PatenteNAPOLI – 1 maggio, festa dei lavoratori che coincide con la festa magica popolare di Valpurga della notte tra il 30 aprile e il 1 maggio, vede un’interessante escursione gratuita che seguirà le tracce della presenza templare nella Città.
Partendo dalla chiesa gotica di Sant’Eligio eretta in zona Mercato nel 1269 in epoca angioina per conto di tre Cavalieri Templari francesi al seguito di re Carlo I d’Angiò, si passerà dalla domus o quello che resta dell’unica casa urbana dei cavalieri templari tra 1201 e 1307, vicino al porto, subito dopo la chiesa di San Giovanni a mare dei Cavalieri di Malta. Questo tempio fu poi edificio della Dogana vecchia angioina, poi aragonese e poi borbonica. Attualmente è sede della caserma Zanzur della Guardia di Finanza.
L’appuntamento è alle 10 in piazza Mercato con lo storico Michele Di Iorio.
Dopo la visita a Sant’Eligio, famosa anche per il suo ormai scomparso ospedale crociato, ci si dirigerà al lungomare fino al molo San Gennaro e il molo Beverello, seguendo il Molosiglio e il porto militare del molo San Vincenzo.
Si proseguirà per il ponte di Casanova che sotto gli angioini, presidiato sorvegliato fino al 1307 da un drappello misto di lancieri e cavalieri templari, quando il regio tesoriere della Torre dell’Oro del Maschio Angionio era un alto dignitario dei Templari.
Poi si partirà in auto alla volta del cimitero di Poggioreale, seguendo proprio quel poggio dove sorgeva l’antico hospitio reale di uno dei figli di re Carlo d’Angiò, il principe di Costantinopoli, Dopodiché si partirà per Capua, importantissima sede templare, con chiese, commende, fortezze e l’ospedale crociato, passando per le varie commende templari e di Malta attraverso Maddaloni e il castello templare di Cicciano, luogo dove nel 1307 s’incontrarono i cavalieri italiani provenienti dalla Puglia per sfuggire alla persecuzione ordinata dal re di Francia.
Dopo aver svernato nel castello, i templari ripararono a Capua e da lì nelle campagne circostanti l’antico vulcano spento di Roccamonfina, in una fattoria templare passata a una nobile famiglia casertana e romana, i Caetani di Sermoneta e dal 1734 ai loro cugini Gaetani, suoceri di Raimondo de Sangro di Sansevero.
La fattoria nel 1806 passò dai monaci domenicani agli agostinaini e infine alla nobile famiglia Monaco dell’alto casertano. Ancora oggi vi si coltivano erbe officinali innaffiate dalla preziosa acqua sorgiva della Madonna dei Lattani, nota ai romani per le proprietà medicamentose, come ha tramandato Plinio il vecchio. I monaci francescani della zona preparano ancora i decotti, le tisane, gli impiastri per cure veterinarie ed erboristiche, unguenti, balsami cari ai templari e ai loro medici in Terrasanta e a Castel del Monte in Puglia.
Dal 1308 in quei luoghi furono conservati nel in una capella dedicata a Maria Vergine gli archivi e il tesoro dei templari italiani e due anni dopo furono trasferiti al sicuro nel pozzo del Cavaliere Bianco nel castello di caccia a Monteoliveto di Volla dei principi Caracciolo di San Sebastiano al Vesuvio, già legati da molto tempo all’Ordine Templare.