L’Italia e la tortura

Bloodstains_on_Diaz_school_following_police_action_in_July_2001L’intervento della polizia nella Scuola Diaz di Genova durante il G8 del 2001 si configura come tortura: è questa la conclusione a cui è giunta la Corte europea dei diritti umani di Strasburgo. La sentenza emessa dal tribunale alsaziano ha condannato l’Italia per il reato di tortura e per non avere una legislazione adeguata per punire tale reato.
L’interrogazione è arrivata alla Corte in seguito al ricorso di Arnaldo Cestaro, un 62enne militante di Rifondazione Comunista. Durante l’occupazione dell’Istituto Diaz venne « … brutalmente picchiato dalle forze dell’ordine tanto da dover essere operato, e da subire ancora oggi ripercussioni per alcune delle percosse subite. Cestaro, rappresentato dall’avvocato Nicolò Paoletti, sostiene che le persone colpevoli di quanto ha subito sarebbero dovute essere punite adeguatamente ma che questo non è mai accaduto perché le leggi italiane non prevedono il reato di tortura o reati altrettanto gravi».
Il 21 luglio 2001, i reparti mobili della PdS di Genova, Roma e Milano fecero un blitz tra gli occupanti della scuola così pesante da provocare 82 feriti su 93 arrestati. Molti degli occupanti, al momento dell’irruzione, dormivano. Il primo aggredito, fu Mark Covell, un giornalista inglese che finì in coma. Dai dettagli del processo che ne seguì, per giustificare questa violenza da “macelleria messicana”, come definita dal vicequestore Fournier, pare che siano state introdotte di nascosto dalla stessa polizia delle molotov.
Per la Corte, il blitz della polizia ebbe “finalità punitive”, una « … rappresaglia, per provocare l’umiliazione e la sofferenza fisica e morale delle vittime». Insomma, la polizia irruppe nella scuola con finalità tutt’altro che pacifiche: dallo sgombero di un’area al pestaggio il confine è tutt’altro che labile. Tuttavia, i responsabili non sono stati adeguatamente puniti perché la legge italiana non prevede il reato di tortura. Lo Stato italiano è stato condannato a risarcire Cestaro per 45mila euro.
 

Maurizio Iengo