Zitto chi sape ‘o juoco

ThelegatiNon è la prima volta che alle falde del Vesuvio sentiamo parlare di blues e rock ‘n roll: già dagli anni ‘70 Napoli era uno dei centri propulsori della creatività musicale. Era l’epoca del Neapoletan power, in cui a essere determinante per la definizione del genere era il linguaggio, più che una corrispondenza a un tipo di struttura musicale.
Linguaggio appunto unione di napoletano volgare con italiano e inglese, estetica musicale fatta di crossover, mix di tarantella e di blues e jazz, che diviene stile tarumbò, che rifiuta l’immobilità e si appropria di quella capacità tipicamente meridionale di mantenersi in costante divenire.
Il Neapolitan Power è stato l’affermazione di una eterogeneità armoniosa e non caotica, in cui si fondevano l’amore per il blues, il funk, il jazz e la melodia partenopea.
Un movimento che sembra avere ancora tanta influenza sulla Città e sui suoi artisti: anche tra i più giovani sembra essere vivo ora più che mai il ricordo di quei tempi, nemmeno vissuti in prima persona, e sempre più spesso si sente parlare di blues.
Proprio da questa corrente vengono fuori i Thelegati: la band inizia ufficialmente la sua attività il 2 maggio 2013 in un pub di Cercola, il paese d’origine dei membri del gruppo, ma i quattro componenti si conoscono in realtà più o meno un anno prima, quando Danilo “Cefrone” Di Fiore, Stefano “Pelo” Pelosi, Rosario “Ciuppo” Morelli e Ciro “La Bionda” D’Ambrosio si trovano in sala prove quasi per caso.
I ragazzi scoprono le loro affinità, e senza in mente il concreto progetto di mettere su una band. Ripetono l’incontro settimana dopo settimana, cominciando a scrivere i primi testi.
I quattro ragazzi agli esordi si sentono definire da un amico «un po’ legati» in riferimento al loro modo poco elegante di suonare e decidono di fare di questo aggettivo il proprio nome.
Suonando capiscono sempre più, come loro stessi affermano, « … che il blues è la strada da percorrere e il rock n’roll la loro anima».
Incidono al South Rock Studio di Ercolano il loro primo singolo Nun tengo genio ‘e suna’, e danno il via a una serie di esibizioni nella periferia di Napoli, in grado di riuscire a conquistare seguito grazie al loro sound moderno, l’ironia e la schiettezza dei loro testi in napoletano e soprattutto la grande simpatia e spontaneità del gruppo.
Arrivano così gli inviti a manifestazioni di buon richiamo, come il Neapolis Music Contest, il Cremano Giovani Festival, la Notte Bianca di Napoli, e l’esibizione come support band del concerto di James Senese & Napoli Centrale nell’ambito del Musicology Vesuvio Live Festival.
In seguito partecipano alla trasmissione La Radiazza di Radio Marte, del 14 luglio 2014, condotta da Gianni Simioli, durante la quale viene diffuso, per la prima volta, il singolo N’atu paro d’ore, che anticipa l’uscita del loro primo video.
Le loro sonorità iniziali influenzate molto dal delta blues col tempo maturano e si trasformano in un puro blues rock con influenze stoner. Le caratteristiche che evidenziano maggiormente l’evoluzione del loro suono diventano palesi durante i live, scanditi da suoni più marcati e assoli prolungati, conditi da distorsioni arrivando quasi a sfiorare il rock psichedelico.
Così, quelli che scherzosamente all’inizio si autodefinivano cialtroni del blues, sono arrivati a registrare il loro primo album Zitto chi sape ‘o juoco, dove i loro testi ironici e diretti che mantengono vivi i caratteri del dialetto si accompagnano a una musicalità del tutto diversa da quella di partenza.
Il loro primo lavoro, uscito per l’etichetta indipendente Full Heads, sarà ufficialmente presentato al pubblico il 27 marzo al Frequency di Pomigliano.

Giovanna Daniele