Cannabis e cannabinoidi: proprietà ricreative o terapeutiche?

cannabinoidiPORTICI (NAPOLI) – Si è svolto al Fabric Hostel di Via Bellucci Sessa il convegno dal titolo “Cannabis e cannabinoidi tra proprietà ricreazionali e terapeutiche: come districare la ricerca dalla politica?” evento organizzato dal Portici Science Cafè, caffè scientifico animato da Vincenzo Bonadies, ed organizzato dall’Osservatorio per la diffusione della cultura e tecnologia, in collaborazione con l’Associazione BLab, la cooperativa sociale SEme di Pace il Comitato Beni Comuni Portici – comitato acqua pubblica e Caracò editore.

Il dibattito, moderato da Ugo Esposito, medico del lavoro e giornalista, si è avvalso del prestigioso contributo di Vincenzo Di Marzo, coordinatore dell’Endocannabinoid research group del Cnr di Pozzuoli.

La recente notizia diffusa dal quotidiano inglese Mirror di un padre australiano, accusato di aver violato le leggi relative all’uso dei cannabinoidi sommistrando alla figlia di due anni, affetta da un neuroblastoma, dell’olio di canapa, che avrebbe migliorato le condizioni della bambina, ha commosso molti lettori.

Il quesito che sorge spontaneo è se la vigente legislazione di molti paesi tenga conto realmente dei progressi che l’assunzione di queste sostanze potrebbe garantire o se invece la proibizione concerna motivazioni puramente politiche.

La cannabis, complici la disinformazione affiancata alla dura proibizione da parte dello stato, salvo deroghe ed eccezioni, di estenderne l’utilizzo nonché le dietrologie che si nascondono dietro la sua mancata legalizzazione, viene etichettata, con imbarazzante superficialità, come droga, riclassificata da un recente decreto del 2014 come “droga leggera”.

L’equivoco che si cela dietro questa generalizzazione consiste nel fatto che esistono molteplici varietà di canapa. Ci sono quelle coltivate tradizionalmente in Europa per produrre tessuti (cannabis sativa) a basso contenuto di resina, e quelle originarie dell’Oriente ricche invece della resina che contengono i cannabinoidi (il più importante dei quali è il THC) responsabili dell’effetto psicoattivo (cannabis indica).

Tralasciando tutti gli usi di questa pianta,  che potrebbero costituire un valido aiuto per risolvere problemi concernenti l’agricoltura, l’industria e l’energia, la resina, allo stato puro (hashish)  produce effetti allucinogeni – come non pensare ai Paradisi Artificiali di Baudelaire! – ed è da considerarsi legalmente una droga, nonostante non abbia effetti nocivi sulla salute dell’uomo, ma anzi, la varietà indica è prima di tutto un potente medicinale che può essere sostituito ai normali antiemetici, analgesici, antidepressivi, ed è impiegabile nell’epilessia, nel glaucoma, e in molte altre malattie.

Vincenzo Di Marzo, vincitore, di recente, del prestigioso Premio Guido Dorso per la ricerca e per i suoi studi nel campo dei cannabinoidi, ha fornito ai presenti il suo prezioso contributo scientifico, per chiarire alcuni luoghi comuni sulla presunta pericolosità dei cannabinoidi.
Di Marzo è tra gli scopritori del meccanismo molecolare in grado di bloccare la crescita del glioblastoma, la neoplasia maligna del sistema nervoso centrale, ed è uno dei sei scienziati italiani più influenti al mondo, secondo uno studio statunitense di recente pubblicato sull’European Journal of Clinical Investigation, i cui parametri riguardano la prolificità ed il merito delle pubblicazioni degli studiosi.
Il suo intervento, coadiuvato dalle diapositive esplicative, a sostegno delle sue argomentazioni, ha avuto il merito di fornire informazioni precise sull’utilità dell’impiego terapeutico di questa sostanza.
«Grazie alle sue proprietà anti-emetiche e appetitostimolanti – ha chiarito Di Marzo – il THC è usato già da molti anni contro la nausea e la perdita di peso in pazienti sotto chemioterapia ed in pazienti con AIDS».
In conclusione, prima del dibattito che ha soddifatto le curiosità dei numerosi partecipanti, la presidentessa del CCSVI (Insufficienza Venosa Cronica Cerebro Spinale)  Campania Onlus, Celeste Covino, da anni impegnata nella lotta contro la sclerosi multipla, patologia da cui è peraltro affetta, ha pubblicamente esposto, a mo’ di esempio, il suo iter terapeutico e quello di altri pazienti affetti da analoghe invalidanti patologie,  evidenziando come l’utilizzo corretto di farmaci contenenti un discreto tasso di THC abbia avuto il merito di apportare notevoli miglioramenti nella salute dei soggetti a cui sono stati somministrati.
L’auspicio che ci si sente di condividere, ascoltando le argomentazioni esposte dagli ospiti, è che le autorità italiane si accorgano di questo promettente campo di ricerca farmacologica e biochimica, e inizino a promuovere finanziamenti in questo ambito, al fine di poter usufruire dell’elevato potenziale di una risorsa naturale.
Il caffè scientifico porticese ha confermato, anche con questo appuntamento, di dedicare spazio ad argomenti attuali e di elevato spessore, in grado di suscitare l’interesse pubblico tramite rilevanti contributi da parte di esperti del settore, e di stimolare un dibattito attivo e consapevole.

Francesca Mancini