"The Imitation Game", la recensione

_TFJ0226.NEFNAPOLI- La seconda guerra mondiale non fu combattuta soltanto dai soldati che scesero sui campi di battaglia, ma anche da una serie di uomini che rimasero nell’ombra per trovare una soluzione per terminare questo conflitto. Tra questi c’era Alan Turing che, insieme al suo team, riuscì a decriptare i messaggi nascosti nella macchina Enigma dalle Potenze dell’Asse e diede così un contributo importantissimo per la fine di questa guerra. Turing è considerato oggigiorno come uno dei padri fondatori dell’informatica che con le sue ricerche diede un impulso notevole per la creazione del moderno computer. Dopo la guerra, purtroppo, subì delle persecuzioni per la sua omosessualità, visto che negli anni ’50 il governo inglese la considerava come un reato. Le scuse tardive per questa vicenda sono arrivate soltanto nel 2009 da parte dell’allora primo ministro inglese Gordon Brown, mentre nel 2013 la regina Elisabetta II gli elargì una grazia postuma.
Il film “The Imitation Game” è un adattamento del libro biografico scritto da Andrew Hodges, si divide in tre parti ed usa una struttura narrativa a flashback per mostrarci l’adolescenza, il decriptamento della macchina Enigma e l’arresto per omosessualità di Turing.
Nella parte della storia che racconta la sua adolescenza viene mostrato il giovane Turing che subiva atti di bullismo da parte dei suoi compagni di classe, a causa della sua intelligenza e del suo carattere timido. L’unico a capirlo e che lo spinse a studiare la crittografia fu il suo caro amico Cristopher. Questa fase difficile della sua vita lo segnò molto e contribuì a renderlo l’uomo adulto che viene mostrato nel periodo in cui lavorò per i servizi segreti inglesi.
In questa parte egli decide di proporsi di sua iniziativa ai servizi segreti inglesi per scovare il codice nascosto di Enigma, visto che si ritiene la persona più adeguata per questo lavoro. Il personaggio di Alan Turing è interpretato da uno degli attori inglesi più bravi e richiesti del momento: Benedict Cumberbatch. Quest’ultimo è molto bravo a mostrarci in maniera ottima i diversi cambi di stati d’animo del suo personaggio. Se inizialmente può sembrare il classico personaggio narcisista e geniale, quando viene messo sotto pressione rivela tutte le sue insicurezze e la sua goffaggine. Per coloro che conoscono la serie televisiva “The Big Bang Teory”, questo personaggio ricorda sotto certi aspetti quello di Sheldon Cooper. L’interpretazione di Cumberbatch in questo film è davvero straordinaria e molto probabilmente gli frutterà finalmente una nomination agli Oscar. Tornando al film, il governo britannico accetta l’aiuto di Turing e lo inserisce in un team di altri esperti di crittoanalisi con cui dovrebbe collaborare per tentate di decriptare il Codice Enigma nella tenuta di Bletchley Park. Egli inizialmente preferisce lavorare da solo, ma in seguito le cose cambieranno quando conoscerà Joan Clarke. Questo personaggio è interpretato in maniera molto buona da Keira Knightley. La Clarke entrerà in un secondo momento nel team di crittoanalisti e stringerà un profondo legame con lo stesso Turing, poiché entrambi apprezzano e rispettano le doti intellettive dell’altro. Lei vorrebbe essere più indipendente dai genitori, che però sono all’antica, ed è alla ricerca di un uomo che la consideri al suo stesso livello.
Nel corso del film Joan aiuterà Alan ad aprirsi di più proprio verso gli altri membri del team, visto che per risolvere il Codice Enigma è necessario l’aiuto di tutti. Anche nella realtà il rapporto tra questi due personaggi ha avuto una certa importanza, ma in questo lungometraggio è molto più enfatizzato. Infatti alcune vicende della vita di Turing sono state modificate e le parti in cui vengono spiegati i metodi matematici e le tecniche di decriptazione sono abbastanza semplici. Alcune persone si sono lamentate proprio di questi aspetti della storia. Bisogna anche dire però che questo film cerca di essere comprensibile non solo ad un pubblico specializzato. Inoltre, alcune parti della vita di Turing sono state modificate per rendere il film più scorrevole ed interessante per il grande pubblico. Anche se il film si regge interamente sulle spalle del suo protagonista, i restanti personaggi hanno ricevuto comunque un buon approfondimento. Nella parte della storia in cui viene arrestato, Turing confessa la sua omosessualità e racconta al suo interrogatore quello che ha fatto a Bletchley Park (il governo inglese tenne nascosta questa storia per moltissimi anni). A tal proposito, risulta chiaro il fatto che questo lungometraggio vuole esaltare l’importante lavoro svolto da Turing per il suo Paese che però l’ha poi ingiustamente incriminato.
La sceneggiatura scritta da Graham Moore è molto buona, ma in questo caso si è persa l’occasione di mostrare delle altre parti interessanti della vita del protagonista. Per questo film si è preferito non osare troppo sui problemi dell’omosessualità di Turing e sulla punizione che subì per il suo “crimine”. Per chi conosce la vita di questa persona, sa bene che in questo film mancano all’appello alcuni momenti che avrebbero reso questo lungometraggio ancora più intenso e drammatico. I dialoghi tra i vari personaggi però sono ben costruiti e talvolta sono dotati di un sottile e piacevole humour. Le scenografie di Maria Djurkovic e i costumi di Sammy Sheldon sono davvero ben curati, al contrario delle poche scene in CGI che risentono un po’ della mancanza di un budget più elevato (15 milioni di dollari all’incirca). Morten Tyldum svolge il suo compito da regista in maniera molto diligente attraverso le sue inquadrature, senza però particolari acuti.
Voto: 8+

Sabato Gianmarco De Cicco