Andrea Corona propone il suo “Rebus”

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copertina_rebusNAPOLI – Chi apprezza l’enigmistica lo adorerà. Si chiama “Rebus”, ed è il nuovo capolavoro letterario dello scrittore-filosofo Andrea Corona.
Esordito lunedì 24 novembre alla libreria Ubik di via Benedetto Croce, il libro si offre al pubblico come primo esperimento romanzesco dell’autore napoletano.
Una vera e propria sfida interpretativa, il breve ma intenso “Rebus” ruota intorno alla storia dell’astruso Giona, un personaggio che avrebbe tranquillamente potuto confondersi tra gli altri per la sua vita monotona e abitudinaria, se solo uno sconosciuto, una sera, non l’avesse fermato con tono concitato, chiamandolo col nome di “Signor Amos” e  giurando di conoscerlo.
A questo punto è tutto un annodarsi di eventi e di figure che si sovrappongono vertiginosamente, confondendosi come nei sogni, che « … mostrano il pari come il dispari e il sotto come il sopra» e dove « … si può essere uno e molti, e il più atroce degli incubi può nascondere la più gratificante delle fantasie».
Una tensione che si manterrà viva fino alle ultime pagine, non risparmiando forse nemmeno il tanto atteso scioglimento del “Rebus”.
«Questo è un anno magico», ha detto lo scrittore, già padre del volume di semiotica “Giochi ringhistici” e del brillante saggio sulla neurofilosofia dal titolo quasi cartesiano “Neuro dunque sono”.
Ma le vittorie editoriali di Corona non finiscono qui: premiato per la categoria “Saggi editi” nella XXVIII Edizione del Premio Internazionale “Nuove Lettere”, quest’anno aveva già pubblicato per la Milena Edizioni un suo racconto tinto di giallo nel fresco di stampa “C’erano una volta undici Natali”.
E se il buongiorno si vede dal mattino, il primo tentativo coroniano sembra promettere davvero bene; pare infatti che i numerosi argomenti filosofici toccati in riferimento al libro nel corso della presentazione abbiano conquistato il pubblico: dai sogni di Cartesio e Kafka, alla condanna della “religione della scienza”, per cui «Ciò che è misurabile, numerabile, quantificabile è considerato reale, mentre ciò che non lo è (declinazioni del dolore, sentimenti, ecc), è considerato di poco conto o addirittura inesistente»; per poi discorrere sulla relazione tra buddismo e psicanalisi, arricchita dal racconto di aneddoti autobiografici.
Chi volesse saperne di più avrà modo di aggiornarsi, non mancando alle prossime presentazioni in parte già fissate e da confermare per il mese di gennaio.

Fabiana Stornaiuolo