Riflettori ancora puntati sulla città

Matrix_TrasmissioneNAPOLI – Nelle ultime settimane il capoluogo campano è stato al centro di numerose polemiche e discussioni sui media, soprattutto dopo la tragica morte del giovane Davide Bifolco, avvenuta nella notte tra il 4 e il 5 settembre.
Così i riflettori di alcuni talk show televisivi si sono accesi e hanno mostrato il lato marcio della città.
Lo scorso giovedì 2 ottobre, partendo dalla turbolenta mattinata di manifestazione dei black bloc contro il vertice della Bce a Capodimonte, la trasmissione Matrix di Canale 5 ha portato al centro del dibattito “Napoli capitale del falso” il problema dell’illegalità.
Tassisti e parcheggiatori abusivi, venditori ambulanti di merce contraffatta – tra l’altro prodotta a Napoli – truffatori, pullman abusivi che suppliscono al disservizio delle linee regolari del trasporto pubblico.
Una città che «campa sull’abusivismo», afferma un cittadino, dove l’arte dell’arrangiarsi ha preso il sopravvento, dove ci si improvvisa parcheggiatori per sopravvivere anziché «andare a rubare», una città dove l’illegalità sostituisce i servizi pubblici che spesso abbandonano i cittadini. Illegalità che dunque nasce quasi come forma auto-organizzativa per reagire alla disorganizzazione e all’abbandono.
Gente che «si inventa un lavoro», dice il segretario di Rifondazione Comunista Paolo Ferreri, laddove il lavoro non è garantito dallo Stato.
Sono soluzioni illegali ma creative, spiega Virman Cusenza direttore del Messaggero, «che andrebbero incanalate in strade legali».
Problemi, quelli di Napoli, che esistono già da tempo e che sembrano venir fuori soltanto ora, nonostante le grida di aiuto di una città che cerca di sopravvivere per non sprofondare.
Napoli quindi non si ribella alle regole, ma reagisce al mal funzionamento di quei servizi che dovrebbero invece farle rispettare e garantirne la funzionalità.
È perciò doveroso non soffermarsi al problema circoscritto dell’illegalità cittadina, ma venirne a capo, cercandone le ragioni a monte, nelle istituzioni sempre più assenti che non garantiscono a Napoli quel modello di welfare state di cui ha diritto e che invoca da tempo, in un Paese già di per sé messo in ginocchio dalla crisi economica mondiale.

Francesco Longobardi