Pietrarsa, il crollo di un'idea

crollo_pietrarsaPORTICI (NAPOLI) – la storia di Pietrarsa è antica. Cominciò quasi 200 anni fa, quando il 3 ottobre 1839 fu inaugurata il primo tratto ferroviario che da Napoli giungeva a Portici.
Intorno a quel gioiello altamente tecnologico per l’epoca, fino al 1860 si sviluppò un’area che ospitava l’opificio e capannoni per le locomotive.
Pietrarsa si estende su un’area di 36.000 m², di cui 31.000 incidono sul territorio di Napoli e i rimanenti, comprendenti il capannone dove si trova la riproduzione della locomotiva a vapore Bayard, su quello di Portici.
L’accesso al Museo Ferroviario è in territorio porticese, in via Pietrarsa.
A questo punto bisogna fare una precisazione: via Pietrarsa, come d’altronde succede per tutte le strade di confine, tocca due territori: il lato sinistro – scendendo da corso Garibaldi – fa parte del Comune di Portici, quello destro rientra nel Comune di Napoli.
Al di là dell’incidenza sui due territori, va sottolineato che l’intero complesso del Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa è sì un servizio pubblico ma un bene privato, esclusivamente e totalmente di proprietà di Ferrovie dello Stato S.p.A.
È doveroso evidenziare, però, che il complesso museale di Pietrarsa, pur incidendo quasi totalmente sul territorio napoletano, per un accordo avviato in tempi lontani gode di alcuni servizi di competenza del Comune di Portici, fra i quali il ritiro dei rifiuti solidi.
Fatta questa necessaria premessa, tesa a chiarire la controversia di eventuali competenze e responsabilità che riguarda il complesso ferroviario, ecco la cronaca del tragico crollo che nel primo pomeriggio di martedì 30 settembre ha causato la morte di un operaio e il ferimento di altri due mentre lavoravano alla demolizione del solaio di una costruzione al disopra dell’ex biglietteria della fermata Pietrarsa – San Giorgio a Cremano.
Si tratta di vani utilizzati dai tecnici e dagli operai di una ditta e rimasti chiusi per oltre 30 anni.
La stessa ditta che ha provveduto negli anni ’80 alla realizzazione dei lavori di restauro e del nuovo riuso delle gloriose ex Officine di Pietrarsa, oltre che alla realizzazione di quella megastruttura adiacente la strada ferrata, che in origine doveva ospitare la direzione della Polfer, cosa mai avvenuta.
In seguito fu presa in considerazione la possibilità di destinare l’edificio a Scuola di Formazione per il personale FS, progetto anch’esso miseramente fallito.
Infine, addirittura, fu vagliata l’idea di realizzare una struttura alberghiera – sembra che ci fosse anche l’interessamento dell’imprenditore Ferlaino – ma anche questo pretenzioso progetto naufragò per la natura particolare della struttura in ferro e vetro. Inoltre è troppo vicina alla strada ferrata.
È rimasta dunque un’opera mai veramente completata, di cui non si è mai ben capita la funzione, insomma un’incompiuta … Come tante altre a Napoli ed in Campania.

Proprio nella palazzina dell’ex biglietteria martedì 30 settembre è avvenuto il tragico crollo durante i lavori di ristrutturazione nell’ambito del progetto di riqualificazione appaltato da Rete Ferroviaria Italiana all’azienda esterna di Quarto che a sua volta avrebbe subappaltato i lavori ad una di Qualiano.

Il bilancio è di un morto, Raffaele Di Francesco, 56 anni, e due feriti, Giuseppe e Andrea Carusone, 42 e 46 anni. Un terzo operaio è rimasto lievemente ferito mentre prestava soccorso ai compagni di lavoro schiacciati dalle macerie del cedimento del solaio.

Attualmente sono in corso indagini da parte delle Autorità competenti per accertare eventuali responsabilità.

Questo incidente funesta ancora una volta lo storico tratto ferroviario Napoli-Portici, vanto del Miglio d’Oro.
Infatti dopo il crollo sui binari di una parte della Villa Vesuviana d’Elbeouf avvenuto lo scorso 5 febbraio – fortunatamente senza vittime – la circolazione dei treni è stata soppressa e a tutt’oggi non ancora riattivata, anche se la messa in sicurezza dell’edificio storico è stato effettuata.

Siamo di fronte al solito palleggio di responsabilità e competenze?

Intanto, un altro pezzo di territorio langue. Forse muore.

Tonia Ferraro