Napoli: è guerra mediatica

Marco MaravigliaÈ in fibrillazione il mondo della comunicazione e della cultura a Napoli. Arrabbiato, deluso da come i mass media nazionali da un po’ di tempo stanno rappresentando sempre la stessa deleteria immagine della città.
In questa settimana in particolare si sono concentrati, accaniti. Ogni rete televisiva, dalla RAI a La7, in prima serata e nei servizi di copertina di importanti, seguiti talk show, c’è stata la presentazione della Napoli più violenta, degradata, governata da bande di ragazzini, delinquenti senza futuro.
Sembra essere un attacco mediatico senza precedenti nella storia della televisione italiana, coordinato, eseguito militarmente con servizi all’interno di palinsesti diversi che sembrano sincronizzati, studiati a tavolino, per devastare, distruggere sistematicamente l’immagine della città.
È vero che a Napoli esiste una realtà terribile come quella rappresentata in quei servizi, un po’ come in ogni metropoli d’Italia e del mondo, è inutile nasconderlo. Ma è anche vero che, fortunatamente è solo una parte della città, e se andiamo a vedere è anche una parte in minoranza.
Napoli è città complessa ma fortunatamente con tante anime, così come su queste pagine ho già avuto modo di dire, e quella rappresentata con tanto accanimento è una sola delle anime di questa città che ormai sembra coincidere con l’immagine stessa di essa. Non è giusto.
Ne ho parlato con l’amico Marco Maraviglia, napoletano, fotografo, esperto di comunicazione che da tanti anni lotta affinché Napoli possa essere rappresentata fuori dai soliti stereotipi.
Marco, so che il mondo della comunicazione a Napoli è veramente arrabbiato per quello che sta accadendo. Come ne esce Napoli agli occhi dei napoletani e dell’opinione pubblica nazionale?
Non se ne esce bene dalla puntata Spaccanapoli di “I Dieci Comandamenti” e credo che ci sia un assedio politico-televisivo: Iacona e i bus AMN; Santoro e Traiano; sentenza di Roma; Iannaccone e Scampia. Mi sembra una mitragliata di “coincidenze” nel giro di 6 giorni.
Ma il fatto di alzare la voce contro i servizi che denunciano questo degrado, non può sembrare un difendere la parte non sana della società, o la parte politica che amministra la città e che non riesce a gestire queste zone?
Io non difendo nessuno ma Napoli. 
Sei principalmente un fotografo molto attivo in città. In uno di questi servizi hanno anche fatto vedere come lavora un fotografo molto amato in questi ambienti. Non è una cosa buona? Parlava di bellezza, di sensibilità di forma.
Se mi fai solo vedere un Pipolo io, italiano medio che vede la TV, posso pensare che i fotografi di Napoli siano tutti cerimonialisti o giù di lì. Pipolo è un grande professionista e forse è l’unico che avrebbe dato quel tocco di spettacolarizzazione alla trasmissione di Iannaccone, che personalmente non mi garba perchè osservando dall’esterno non rende il variegato mondo della fotografia cerimoniale partenopea che vanta di altri fotografi autorevoli. Vedere un tulle svolazzante da una moto all’inizio della trasmissione faceva già intuire dall’inizio che la puntata Spaccanapoli voleva colpire il pubblico, fare audience spettacolarizzando il tutto. 
Non credi sia una cosa buona informare la gente, rendendoli consapevoli della realtà, facendo vedere il degrado vero, piuttosto che non parlarne?
Se mi fai vedere Città della Scienza incendiata, fammi vedere anche come si sta riprendendo e cosa fa CdS per la città. Se mi fai vedere più spose, fammi vedere anche quelle un po’ meno grasse sennò gli italiani credono che le napoletane sono tutte in carne. Se mi fai vedere un Gaetano Di Vaio, non fermarti solo alla sua storia ma fammi vedere anche 30 secondi di una scena di un suo film. Se mi fai vedere i casi disperati di Scampia, fammi vedere anche le attività che svolgono le associazioni sul territorio: biblioteca, laboratorio teatrale, auditorium…
Io sono stufo di una certa spettacolarizzazione mediatica di Napoli e la trovo come puro attacco politico. Andiamo oltre quello che vediamo cercando di osservare col cuore e la mente.
È vero, Marco Maraviglia ha ragione: bisogna osservare la realtà col cuore, la mente e l’occhio, come disse un grande maestro della fotografia, Bresson. Se Napoli fosse osservata in questo modo tutti vedrebbero tanto altro.
Napoli è il silenzioso e sacrificato lavoro di artisti, di artigiani, di commercianti.
Napoli è il sogno di ragazzini puliti, e anche quello di associazioni che operano senza alcun fondo nel sociale, di tanti operatori culturali.
Napoli è la città dei tassisti, baristi, musicisti, scalpellini.
Napoli è la città dei medici, di avvocati, commercialisti, architetti, di grandi firme dell’alta moda e di piccolissimi laboratori sartoriali.
Napoli è la città dei mercati e di chi si sveglia la mattina e accompagna i figli a scuola, col piacere di stare insieme quella mezz’ora.
Napoli è una buona pizza, ma anche luogo di sperimentazione teatrale.
Napoli è un  eterno e perenne laboratorio creativo e produttivo, che non si piega alla crisi economica, è una città che inventa e si reinventa sempre e risorge, come la Fenice, ogni volta sempre più viva dalla sue ceneri.
Queste sono le Napoli che ci piacerebbe vedere in televisione. Queste sono le Napoli che meriterebbero l’attenzione dei giornalisti di tutto il mondo.

 Mario Scippa