Il cammino templare di Santiago

Cammino di SantiagoQuella che racconto su queste pagine è una storia di sapienza, di un viaggio antico e di amore per la Verità.
Non capita spesso che una giovane donna si veda proporre un viaggio in Spagna, e che questo viaggio si trasformi un in avventura tra storia, leggenda, e l’incontro col fascino e l’amore di un uomo misterioso.
È capitato ad Ivana, napoletana di 32 anni, docente di Storia dell’Arte in provincia di Napoli, scrittrice nel poco tempo libero.
Dopo aver preso parte come semplice spettatrice all’incontro culturale a Palazzo San Giacomo dello scorso 4 maggio sulla storia dei Templari e sul Cammino di Santiago di Compostella, dopo aver visitato il castello di Lauro di Nola per il convegno dell’Ordine Templare italiano l’11 maggio, dopo la visita alla bellissima chiesa gotica di Sant’Eligio al Mercato il giorno successivo, Ivana a giugno è stata a Capua per riscoprire le imponenti vestigia degli antichi templari, dove al palazzo di Ettore Fieramosca ha incontrato un uomo misterioso, bello, affascinante, un nobile italiano, dalla profonda cultura, con occhi penetranti, che dopo una cena in un ristorante pieno di fascino del borgo storico di Somma Vesuviana, accanto al Castello Aragonese, tra strade lastricate e lampioni suggestivi, la invita per il giorno 2 luglio a partire con lui per studi storici sugli antichi templari e il mistero del loro tesoro leggendario, per Barcellona e Palma di Maiorca.
Ivana parte entusiasta dall’aeroporto di Napoli per la sacra terra di Spagna, verso Barcellona, capitale dei Catalani, piena di emozioni, piena di valigie, di registratori e  block notes, macchine fotografiche.
Ascoltando il suo enigmatico compagno di viaggio, Ivana apprende pezzi di storia dell’antico Ordine dei Cavalieri Templari, fondato nel 1118, distintosi nelle Crociate in Terrasanta e artefice del più grande complesso finanziario d’Europa del tempo. Perseguitato ingiustamente nel 1307 dal re di Francia per meschina avidità, sospeso nel 1312 da papa Clemente V come ordine cavalleresco crociato, i suoi capi, tra cui il Gran Maestro de Molay, furono mandati al rogo.
Nonostante tutto, un Ordine mai scomparso, sul quale sono fiorite leggende in tutto il mondo che hanno ispirato libri e film di ogni genere fino ai giorni nostri.
Si sono tramandati racconti misteriosi intorno a reliquie mai trovate, come il Santo Graal e l’Arca dell’Alleanza, e perfino sul favoloso tesoro dei Templari di Francia e tutto il loro archivio, un patrimonio valutato per un totale di 5 milioni di fiorini francesi, pari a 13 milioni di franchi francesi del 1860 e quindi a 5 milioni di ducati d’oro borbonici di Napoli Due Sicilie del 1860. In 500 forzieri erano conservati oro, gemme, diamanti, argento, pietre preziose, monete d’oro e d’argento, calici e crocifissi aurei.
Nel 1291 il sultano d’Egitto conquistò le ultime ridotte cristiane in Terrasanta con l’assedio di Acri, dove morirono molti cavalieri e il loro Gran Maestro. Rimase solo una rappresentanza al quartier generale di Cipro; altri erano sparsi nei vasti possedimenti d’Europa.
Con l’abbandono della Terrasanta l’Ordine Templare aveva perso la fondamentale ragione della sua esistenza ma la sua azione rimaneva comunque necessaria in Europa, soprattutto in Spagna, dove la guerra contro i mori continuava nei regni iberici contro l’ultimo caposaldo, il regno mussulmano di Granada.
«Pensa, Ivana, che i Templari furono presenti in Spagna dal 1168 con la prima commenda di Saragozza – dice il misterioso compagno di viaggio – diffondendosi successivamente a Leon, in Castiglia, in Aragona, a Roussillon, in catalano Rosselló sui Pirenei allora spagnoli, in Catalogna sia a Barcellona che a Palma di Maiorca. Si distinsero poi contro i mori di Spagna nel 1210 e 1211 a Tolosa».
Nel frattempo i Templari del Gran maestrato di Francia avevano nascosto il tesoro nei sotterranei di Parigi, nelle catacombe sotto la Corte dei Miracoli. Nel 1188 occultarono per ordine del gran Maestro de Blanchefort reliquie e parte della riserva aurea nella miniera sotto le rovine del castello albigese dei marchesi di Blanchefort e parte dei documenti della storia templare europea e francese nella chiesa di Santa Maria Maddalena a Rennes le Chateau.
Nel 1292 a Cipro i templari reduci da Acri decisero di stendere un piano di fuga per salvaguardare gli archivi e tesoro del tempio di Parigi in caso di attacco a sorpresa di Filippo il Bello che, pieno di debiti, aveva già confiscato i beni dei mercanti e banchieri ebrei e lombardi, falsato il peso della moneta ufficiale e sequestrato i beni degli ebrei e dei lombardi; in particolare aveva un debito di 150mila fiorini con il Tempio di Parigi. Il suo atteggiamento inoltre destava sospetto: accoglieva a corte nemici, denigratori e alcuni disertori dei Cavalieri Templari.
Nel 1303 la Gran maestranza templare di Francia, tra cui il conte de Charny, precettore generale di Alvernia, il Precettore di Normandia dei conti di Gisor, il Gran maestro mondiale de Molay, Larmenius di Marsiglia, Precettore del sud della Francia, progettarono un percorso di eventuale fuga che da Parigi seguiva l’antica via consolare romana Turonense, la più breve, che passava da Orleans, Tours, Poitiers, Bordeaux e attraverso per Pirenei da Valcarlos e Roncisvalle fino ad arrivare in Spagna, a Santiago di Compostella.
Idearono perciò un cammino per i pellegrini cattolici, disseminando il percorso di 12 chiese e di castelli templari, nei quali pensarono di trasferirvi suddividendole reliquie e archivi.
Secondo il gran maestro de Molay, il tesoro di Francia doveva essere subito smistato in quote di 150 mila fiorini d’oro ciascuno a Blanchefort, nella miniera segreta; altrettante nei sotterranei della parrocchia di Rennes le Chateau, in Linguadoca, nel sud della Francia, nel castello normanno di Gisor e sulla via del Rossiglione sui Pirenei, nel castello templare di Bezu.
Il progetto fu realizzato due anni dopo, quando de Molay si trasferì ufficialmente con grande seguito di Cavalieri da Cipro a Parigi; portavano con sé 200mila fiorini d’oro.
Dello smistamento nel 1305 fu incaricato un drappello detto del Rossiglione dei Templari di Bezu, guidato dal giovane cavaliere Evrad di Artois, al seguito del Gran Precettore Marco Larmenius di Marsiglia, con buoi e carri scortati da imponenti gruppi di cavalieri del Tempio.
Un anno dopo iniziò l’esodo di reliquie e denaro verso la Spagna, dato che i rapporti con Filippo il Bello erano ormai tesi seppur ammantati di un’apparente cortesia diplomatica.
Nel 1306, Seigneur de Goth, nipote di papa Clemente V regnante ad Avignone, era Precettore al castello di Bezu del Roussillon e aveva portato personalmente la notizia a de Molay che entro pochi mesi ci sarebbe stato un tentativo di cattura per poi processare i Templari di Parigi da parte della gendarmeria di Filippo il Bello al fine di impossessarsi dei loro tesori.
Secondo quanto aveva stabilito de Molay, il tesoro doveva essere ripartito in 4 punti sicuri segreti, in Scozia, Spagna, Portogallo e Napoli; Evrad perciò fu incaricato della consegna per la Spagna, lungo il cammino dei pellegrini per Santiago di Compostella.
Il percorso si snodava lungo le 12 chiese templari, tante quante i segni dello Zodiaco, secondo il cifrario segreto templare messo a punto a Parigi nel 1221; passando per Tolosa, Pont de la Riba, selva di Espelunguera, lungo i pendii di Peiranera , proseguendo per l’antico ospedale crociato di Santa Cristina, superando il fiume Aragon, al villaggio di Villanueva e arrivando alla città di Jaca,sotto il segno del leone e quinto segno zodiacale; poi per Eunate, fino a Pons in terra di Navarra, proseguendo per il villaggio di Urbe superando il fiume Salado, e da Lorca fino a Villatuerta, prendendo a destra per Estella, dove si parla ancora un dialetto provenzale e fu sede di Templari, di Maltesi e di monaci di San Lazzaro.
Da questo punto in poi i Templari francesi vennero scortati dai camerati spagnoli;  proseguirono per Torres del Rio e Logroño passando per la vasta piana dell’Ebro, tagliata a sud dalle cime innevate della Sierra de la Demanda, per le cittadine di Najera, Santo Domingo de la Calzada ed entrando nella città di Navarrete.
Zone care alla tradizione di Carlo Magno e del paladino Rolando, che portavano a San Millán de la Cogolla, patria del poeta Gonzalo de Berceo, e a San Domingo resero gli omaggi alla tomba del santo, arrivando poi a Villafranca, al confine tra Navarra e Castiglia, fermandosi a San Juan de Ortega.
Evrad di Artois nel 1307 aveva scortato in Spagna a più riprese ben 2 milioni di fiorini d’oro del tesoro di Parigi, consegnandolo ai Templari di Saragozza, nella persona del conte Enrique di Manrique, luogotenente di Ramon d’Oliver, Commendatore di Saragozza, al servizio del Gran Maestro Jimenes.
Alla notizia dell’arresto generale dei Templari in Francia del 13 ottobre del 1307, i cavalieri catalani ordinarono di fortificare tutti i capisaldi di Spagna; due giorni dopo fuggirono di notte con tutti i loro archivi e tesori nel castello fortificato spagnolo templare di Monzón.
Templari di Barcellona fuggirono nel castello di Millet, subito prima che re Giacomo II d’Aragona il 3 dicembre del 1307 ordinasse l’arresto generale dei templari spagnoli, in specie di Aragona e di Catalogna, dando ordine di assediare tutti i loro castelli.
Dopo aver appreso queste notizie durante il tragitto in aereo, Ivana finalmente chiede al suo misterioso accompagnatore chi fosse lui e che fine fece il tesoro templare.
«Sono di antica famiglia nobile del sud Italia; il mio nome non ha importanza, per adesso. Sei ospite mia e dei miei confratelli in Spagna per i prossimi 15 giorni».
L’uomo misterioso continuò il racconto, rivelandole che al momento della resa dopo due anni di assedio da parte delle truppe spagnole, i capi templari Miret y Sans, Commendatore di Millet nel castello di Miravet e Ramon d’Oliver, Gran maestro provinciale di Spagna a Barcellona, nel castello di Monzòn, furono catturati e sottoposti a torture inaudite. I due non parlarono, morendo in prigione.
A differenza di come andarono le cose in terra francesce, Il Concilio regio di Salamanca il 21 ottobre 1310 assolse tutti i Templari, liberandone 500, compreso il Gran Maestro Jimenes da Ceuda che si ritirò a Barcellona come ospite nel convento di Sant’Anna dell’Ordine cavalleresco del Santo Sepolcro.
Su ordine del re Giacomo II di Castiglia rimasero in prigione in Aragona altri 500 cavalieri.
A Barcellona, tra un lussuoso hotel ed una spiaggia incantevole, Ivana apprese che i templari spagnoli liberati confluirono in un nuovo ordine cavalleresco spagnolo, i Cavalieri di Montesa, che portavano stessi abiti e insegne dei Templari, che vennero riconosciuti da papa Giovanni XXII nel 1318; con altra bolla il pontefice aveva pure riconosciuto i Templari del Portogallo, 2006 Cavalieri di San Cristobàl, con quartier generale nel castello di Tomar, dispensandoli dai voti di castità.
Il 10 maggio del 1319 una nave dell’Ordine di San Cristobàl sbarcò dignitari e molti forzieri al borgo costiero di loro proprietà di Sierra el Rey, trasportandoli poi al castello d’Amaurol in mezzo al fiume Tago , vicino al castello di Tomar sede del Gran maestrato dell’Ordine fraterno dei Cavalieri di Montesa.
Il 9 agosto del 1319 una nave spagnola da Barcellona fece sosta a Genova e poi a Napoli, e doppiando il canale di Messina sbarcò 9 monaci benedettini a Brindisi, diretti a Torremaggiore; si fermano per un mese a Castel del Monte.
Ivana con il suo accompagnatore partì dunque da Barcellona il 10 luglio per Palma di Maiorca, alloggiando in un albergo di Magaluf per 7 giorni di vacanze studio sui templari.
Visitò Maiorca, le sue grotte, i suoi castelli , la cattedrale di Nuestra Señora de Mallorca, il palazzo reale; incontrò i moderni templari, da cui apprese che l’Ordine fu risvegliato a Parigi nel 1681 e riordinato nel 1705 in Francia e a Venezia nel 1815. Poi di nuovo a Parigi nel 1956 e così in Portogallo nel 1960, accanto al mai scomparso Ordine di San Cristobal.
Quello spagnolo fu risvegliato nel 1961 sotto la direzione del Gran Magistero templare di Sao Paulo del Brasile, da cui si staccò in forma indipendente nel 1988, assumendo la direzione mondiale dei Templari.
Una volta rientrata a Napoli, Ivana in compagnia dell’amica Selvaggia, accompagnate sempre dal misterioso nobile e studioso italiano, si recano a Castel del Monte per chiudere il cerchio della conoscenza davanti l’ingresso principale del bianco castello caro ai Templari, ai Teutonici e a Federico II di Svevia, il grande iniziato al di là del tempo e dello spazio.
Ivana e Selvaggia si inginocchiano sulla scala davanti l’effigie del Baphometto in pietra e recitano il Pater noster, in spirito fraterno con tanti giovani visitatori provenienti da tutto il mondo.
Ripartono in serata per Napoli. Verso il Sole, verso l’Oriente …

Michele Di Iorio