Massimo Ranieri celebra l’amore e il coraggio

Massimo RanieriERCOLANO – Nella verde ed incantevole cornice del Parco sul Mare di Villa Favorita, nella serata del 10 luglio Massimo Ranieri ha inaugurato la rassegna La Grande Musica del XXVI Festival delle Ville Vesuviane 2013-14, realizzato dalla Fondazione Ente Ville Vesuviane, con il recital Sogno e son desto, registrando il primo sold out. La manifestazione prevede 5 concerti, fino al 3 agosto, con grandi nomi della musica italiana.
La performance di Ranieri, accompagnata da valenti musicisti, ha suscitato nel folto pubblico, completamente rapito, grandi emozioni; vi assisteva anche una scintillante luna, impreziosita da un cielo blu ricamato di stelle.
Lo spettacolo Sogno e son desto – chi nun tene curaggio nun se cocca ch’ ‘e femmene belle, scritto da Massimo Ranieri e Gualtiero Peirce, è già stato trasmesso nel gennaio scorso dalla Rai in tre appuntamenti ed ora ritorna in tour per l’Italia.
Il titolo del recital è vivace, provocatorio nel citare il proverbio napoletano; vuole esaltare coloro che hanno il coraggio di sognare, « … anche il più umile può raggiungere i propri sogni, scalare le montagne e lanciarsi nel fuoco della Vita: è solo questione di coraggio».
Ranieri ha evocato un significativo episodio della sua infanzia: il suo amatissimo nonno, un pescatore, trascorreva lunghe notti in mezzo al mare. Il nipote temeva della sua solitudine ed il nonno per rassicurarlo gli disse che c’erano le stelle a fargli compagnia; tuttavia il mare sa essere buono e cattivo, allora, raccomandava: «Devi stare sempre scetato»; per questo è importante anche saper essere desti nel mare dell’Esistere.
Massimo è un artista versatile, che abbraccia ogni forma d’arte; vive la canzone e la interpreta accompagnandola con una raffinata gestualità e mimica teatrale, coinvolgendo tutto il corpo, rivelandosi anche elegante ballerino.
Nel celebrare l’amore, si è esibito in personaggi sempre nuovi interpretando le sue apprezzate e conosciute canzoni come Vent’anni, Io ti penso, Se bruciasse la città, L’erba di casa mia, Perdere l’amore; ma anche nella macchietta delle canzoni napoletane come E allora? di Roberto Murolo, ‘O russo e ‘a rossa, ‘O mafiuso di Renato Carosone, Pamela di Nino Taranto, vestendo caratteristiche giacche, cappelli, guanti ed adottando espressività molto peculiari.
Ha deliziato poi il pubblico con l’appassionata ‘O marenariello ed è stato il fine oratore che fa vibrare le corde dell’anima nel recitare il sonetto di Shakespeare: «Tu sei per la mia mente, come cibo … » e nel declamare la poesia di Alda Merini L’Albatros: «Io ero un uccello dal bianco ventre gentile»
Infine ha recitato la profonda riflessione di Oriana Fallaci La morte di un amore tratta dal libro Insciallah: «La morte di un amore è come la morte di una persona amata. Lascia lo stesso strazio, lo stesso vuoto, lo stesso rifiuto di assegnarti a quel vuoto … quando arriva ti senti invalido, mutilato … E non fai che invocare la metà perduta di te stesso: colui o colei con cui ti sentivi intero».
Ranieri, perseguendo la tematica dello spettacolo, ha interpretato ancora brani di grandi cantautori italiani, come La leva calcistica del ‘68 di Francesco De Gregori, La cura di Franco Battiato, Io vivrò senza te di Lucio Battisti, Je so’ pazzo di Pino Daniele, Il nostro concerto di Umberto Bindi.
Massimo ha poi cantato Quel che si dice di Charles Aznavour, che narra con grande rispetto e delicatezza, la vicenda, allora tabù, amara e triste di un omosessuale: « … che colpa posso avere se madre natura fa di me un uomo o quel che si dice … », offrendola al pubblico con dolorosa e accorata gestualità.
È seguita dunque una spettacolare performance in cui Ranieri era contemporaneamente  voce narrante e i personaggi in un immaginario dialogo disperato di Pinocchio con un cinico tonno inghiottiti da un pescespada, conclusosi con un tono faceto. Notevole è stato il cambiamento di registro vocale: dal drammatico, al narrante, ad una tonalità bassa e profonda, che poi risaliva.
E ancora le canzoni in vernacolo siciliano di Domenico Modugno, dove Massimo Ranieri ha dimostrato la sua eccezionale bravura con Lu pisci spada, la tragica storia d’amore tra una femmina catturata durante la mattanza che incita il maschio a fuggire, ma il maschio si lascia catturare per morire insieme a lei, e con Amara terra mia. Accompagnati da un delicato assolo di violino, i brani hanno acquisito con la voce possente e dalle eclettiche tonalità di Massimo uno stile ed un’interpretazione originale.
Ranieri sovente si è lasciato andare a qualche tenero ricordo d’infanzia e di adolescenza; ha accennato al suo primo amore, una sartina dagli occhi neri, a cui non si è mai dichiarato, cantando lo struggente brano Lontano lontano di Luigi Tenco: «E lontano, lontano nel tempo qualche cosa negli occhi di un altro ti farà ripensare ai miei occhi … »
A fine concerto, Massimo Ranieri ha concluso il concerto declamando il pensiero di don Lorenzo Milani: «Gli oppressi sono la mia patria, gli oppressori sono i miei stranieri».
Il sipario è calato  sull’indimenticabile Rose rosse, tra uno scroscio caloroso di applausi.
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 Tiziana Muselli