Tre secoli di attività di famiglia

fabbrica, facciata esternaNAPOLI – Tutto cominciò nel ‘700 con il capostipite Pasquale Stingo, nel periodo aureo della ceramica napoletana.
Maria Amalia di Sassonia nel 1738 sposò re Carlo III di Borbone e nel suo corredo dotale portò numerosi pezzi di porcellana Meissen e il grandissimo amore per essi, tanto che Carlo decise d’impiantare la Real Fabbrica di Porcellana nel parco della reggia di Capodimonte.
Insieme ai pregiati manufatti di finissima porcellana fiorirono anche altre produzioni; praticamente, Capodimonte era una scuola articolata in più sezioni dove si lavoravano vari tipi di materiali, come la terracotta e la ceramica.
Si affermarono marchi come Giustiniani, Campagna, Delle Donne, Mosca, Vaccarella, oltre naturalmente Stingo, che avevano una grossa produzione lungo via Marinella, vicine al porto e alle navi che trasportavano i materiali necessari alla produzione. Un’ubicazione ideale anche per l’approvvigionamento dell’acqua, di cui questa lavorazione ha necessità per sciogliere argilla, smalti e altri componenti.
I ceramisti napoletani erano quasi una corporazione, e, spesso, attraverso i matrimoni tra rampolli delle loro famiglie rafforzavano i rapporti di collaborazione.
Oggi praticamente non è rimasto più nessuno, a parte l’“Antica Manifattura di Ceramica f.lli Stingo”: dopo la chiusura di Vaccarella, é la sola che ancora produce le mattonelle ed i vasi come un tempo, unica erede di tanta storia e abilità che si è tramandata nei secoli per linea rigorosamente familiare.
Nel corso di due secoli e passa di attività è sopravvissuta a tante avversità, alle guerre, ai difficoltosi trasferimenti di sede: da quella storica di via Marinella, è passata per quella di via Stadera, per quella di via Botteghelle; da venti anni la fabbrica è in una traversa di via Gianturco, via Brecce Sant’Erasmo 111.ingresso lato smaltatura
Nella zona industriale, tra capannoni abbandonati, un degrado indicibile, è una sorta di terra di nessuno, qui sorge ancora questo gioiello unico tra le eccellenze napoletane: nel Sud pare ci sia solo un’altra manifattura tanto longeva tramandatasi per linea familiare e ancora operante, la Fabbrica di liquerizia Amarelli di Rossano Calabro (CS), fondata nel 1731.
Ma ancora per poco: c’è uno sfratto immediato che pende sulla sorte della storica manifattura napoletana, perché il proprietario dello stabile rivendica i locali.
Lo Speaker ha incontrato Imma Stingo per saperne di più su questo momento difficile che sta vivendo l’“Antica Manifattura di Ceramica f.lli Stingo”.
Cosa comporta l’incombente sfratto ingiunto alla fabbrica?
Purtroppo attuare il trasferimento di tutto ciò che rappresenta il patrimonio – forni, mattonelle, forme, insomma tutto ciò che serve alla produzione, è un’impresa titanica. Sono macchinari enormi, e poi bisognerebbe trovare in pochi giorni una sede idonea, cosa non facile.reparto decorazione
Quali sono le rivendicazioni del proprietario confermate nella sentenza esecutiva di sfratto?
Il proprietario ci ritiene responsabili dello stato di degrado dell’immobile: avremmo danneggiato il terrazzo posizionando vasi per lo più senza terra. Si riferisce a quei vasi che vengono modellati in sagome di gesso risalenti all’800 che ancora vengono utilizzate permettono di raggiungere un risultato unico in tutto il mercato del settore.
Il proprietario asserisce anche che il terrazzo di copertura non era oggetto del contratto d’affitto, ma l’accesso si trova nella nostra sala d’esposizione. Sottolineo che l’uso della terrazza era stato uno dei motivi per i quali avevamo locato l’immobile; inoltre, il presunto uso improprio è stato fatto rilevare solo dopo quasi 20 anni.produzione cotto
Il proprietario afferma anche che nelle due sale del piano superiore ci sono lesioni e infiltrazioni dal soffitto e ci accusa d’incuria. Ma non ci sono infiltrazioni dal terrazzo!
E in ogni caso sarebbero lavori strutturali a carico del proprietario dell’immobile, non dell’affittuario.
Anche i solai ballano tanto che spesso i nostri clienti hanno paura.
Invece di rilevare queste cose, la sentenza ci è stata del tutto sfavorevole; non solo esecutiva e in un arco di tempo irrisorio, ma ci condanna ad un risarcimento di danni per un’ammontare di 16mila euro che porterà al pignoramento dei manufatti e delle attrezzature necessarie alla produzione!
Com’è possibile che ci sia stata questa condanna così dura? Qui è tutto vecchio e mal ridotto: intonaci staccati, umidità alle pareti ed un terrazzo da rifare come se fosse quello di un palazzo nuovo!
Cosa significa portare avanti un’attività da 225 anni?
Vuol dire che non si ereditano soltanto i geni, ma anche l’amore, la passione per questo lavoro.
La ceramica Stingo è totalmente fatta a mano; vengono seguite con attenzione tutte le diverse fasi di lavorazione tradizionale della produzione di maiolica di cottura, la riggiola, il biscotto, le terrecotte in un modo che permette di raggiungere un risultato unico in tutto il mercato del settore.
Le tecniche usate, come quella dello spolvero e del rilievo per la decorazione a mano delle piastrelle riescono a far si che tutto ciò che si produce abbia un’anima.
Ultimamente ci sono stati commissionati lavori importanti come il rifacimento di alcune parti dell’appartamento presidenziale e della palazzina borbonica di Villa Roseberry, ad esempio.
Inoltre, avevamo in progetto, insieme con il direttore del carcere minorile di Nisida, di formare uno dei ragazzi ospiti della struttura in modo da potergli offrire una futura possibilità lavorativa.
Perciò, l’“Antica Manifattura di Ceramica f.lli Stingo”non è solo l’attività di famiglia, ma un patrimonio culturale da salvaguardare, un bene di tutti.