Ogni vita è unica


Lo Speaker ha contattato via internet padre Angelo Esposito, un parroco nativo di San Sebastiano al Vesuvio e che ha deciso di dedicare gli ultimi quattro anni della sua vita alla missione, in aiuto dei poveri in Guatemala.
Questa è la sua voce, la descrizione del suo cammino di fede, un esempio di vita tanto distante e tanto contrastante dalla nostra routine.
Ogni vita ha sempre un risvolto straordinario!
Il Signore indica la strada, disegna per ognuno un progetto in bianco e nero, poi fornisce pennelli, tavolozza e colori attraverso gli incontri, le relazioni, le esperienze e le scelte, poi, ci “chiama” e a secondo delle nostre risposte il disegno si colora con tinte forti e decise o con tenui sfumature …
Sono vissuto in una famiglia ordinaria, semplice, numerosa, dove si è sempre respirato un’aria serena nonostante le difficoltà per affrontare il quotidiano.
Mio padre, un bravo lavoratore, attento a soddisfare i bisogni necessari per la crescita di ogni figlio.
Mia madre, premurosa, affettuosa orientata alla conduzione della casa, alla crescita e all’educazione di sei fratelli, cresciuti radicati nella tradizione ma senza tante pretese.
Non sono mancati i grandi dolori, come la perdita di un figlio che con la fede e con la forza dell’amore si è riusciti ad affrontare e ad andare avanti.
Ho conseguito gli studi tecnici, ho lavorato in un’industria metalmeccanica e credevo che quella fosse la mia strada, il mio obiettivo, la mia realizzazione. Ma dentro di me, giorno dopo giorno, in ogni momento, sentivo che non potevo e non dovevo fermarmi, che non avevo completato quel “disegno”, dovevo ancora cercare i colori giusti, le tinte intonate, mi sentivo spinto e spronato alla ricerca di un “qualcosa” che era nascosto dentro di me e ancor prima di entrare in seminario, compresi che la mia vita non era unicamente mia, ma che doveva diventare un dono, soprattutto per gli altri.
La figura di Gesù mi ha sempre attratto, attraverso il Suo ministero come uomo e Figlio di Dio. È avvenuto durante il cammino in seminario, che nasceva e cresceva in me la vocazione.
Si immagina che la “chiamata”, il sentire la vocazione, si preannunci con clamore, con un fuoco di artificio, attraverso segni dagli effetti speciali, con rulli di tamburi e squilli di trombe, invece, la  “chiamata” che Dio mi ha rivolto, è stata un’apertura  alla realtà che in ogni momento vivevo, un analisi del contesto in cui ero inserito, un comprendere la mia cultura, scoprire le mie radici che mi avevano reso ciò che sono, il tutto messo continuamente a confronto con il Vangelo: la Parola.
La Parola  che chiariva amorevolmente, nel mio cuore quel chiedere: «Vieni e seguimi».
Trovare il coraggio per andare e seguire Gesù, non è facile, la paura non si supera, vive con te ogni giorno, è dentro di te, ma per vincerla esiste un unico modo:  possedere la fiducia in Dio. Sempre, in ogni momento devo rinnovare quel “sì” detto al Signore.
Le occasioni in cui ho incontrato Gesù nel corso del mio ministero da vice parroco e dopo nella missione, sono state numerose.
Si è insinuato in maniera sempre più forte il desiderio di scoprirlo più profondamente, entrare e farlo entrare nel mio essere, sposare in ogni circostanza la mia con la Sua spiritualità, desiderare di essere in comunione con Lui, sempre, nella gioia, nelle avversità e nelle esperienze dolorose, diventare quel “tutt’uno” con Lui, dissolvere le paure, cancellare i dubbi e le incertezze, sentirmi amato e capace di amare senza condizione.
Questo grande Amore, in ogni occasione mi ha portato a scoprire ogni volta un volto nuovo di Gesù. Gesù chiede di uscire da se stessi e ciò l’ho sperimentato accettando di fare parte di un progetto, sforzandomi di realizzarlo, attraverso l’esodo che risponde alla chiamata di Dio.
Non è stato necessario rispondere a questa chiamata attraverso cose straordinarie, azioni eroiche ma semplicemente dando un valore alle cose ordinarie della vita.
Scoprendo che dietro le cose semplici c’è il cuore ed è questo che conferisce loro un grande valore.
La mia vita è stata resa un “cammino” dalla chiamata di Dio, essa mi ha messo in movimento, non mi ha mai fatto stare fermo.
Ogni uomo, nell’istante in cui è chiamato a nascere, dal momento in cui è nel grembo materno, inizia a camminare. Ed è inevitabile confrontarsi con Gesù, ciò avviene nella preghiera e nell’incontro con l’altro, il risultato è sentire che Lui è sempre presente e che attraverso la fiducia aiuta a dare colore alla paura e alla gioia.
Collaborare con Dio per realizzare il Suo Regno, è il compito a cui mi sono sentito chiamato.
La missione è l’invito che Gesù ha fatto suo quando è venuto. Egli ha scelto i poveri, li ha amati e chiede a noi di fare lo stesso. La missione è l’amore di Dio, è la chiamata a questo amore e da subito il mio desiderio è stato quello di dare una risposta a questo amore.
Non è stato facile, in tante circostanze non mi sono sentito accolto, considerato, mi sono sentito straniero, non amato … Solo.
Ciò è avvenuto di fronte alla sofferenza, all’ingiustizia, quando ho detto delle cose che gli altri non hanno capito a causa del loro dolore, quando ho scelto di uscire da certi schemi e gli amici e la famiglia non hanno compreso, quando ho preso delle posizioni radicali per orientare la mia vita, in maniera da uscire da un sistema scomodo, inadeguato al mio voler vivere i valori evangelici che ti indirizzano verso l’esodo, pur non conoscendo la meta …
È avvenuto soprattutto durante questi momenti, quando non sapevo assolutamente dove mi avrebbe condotto il mio “andare”, che mi sono sentito guidare da Lui, preso per mano e condotto dove Lui voleva.
Oggi so che sono chiamato a vivere la missione; per il domani l’unica certezza che posseggo è quella di voler vivere, seguire ed annunciare i valori evangelici, anche se ignoro la meta che dovrò raggiungere.
Ma questo non è importante, ciò che invece è indispensabile è avere sempre la capacità di saper creare la condizione affinché Dio mi possa parlare, rendendo disponibile il cuore all’apertura ad ogni atto di umiltà.
Questa è l’unica condizione e possibilità che avrò per completare il disegno che Dio ha realizzato per me, con i colori intonati a quel “sogno” divino che il Signore spera di poter realizzare “con” e “per” tutta l’umanità.

Ciro Teodonno