Eusapia Palladino, un mistero medianico


Sapia, o meglio Eusapia Palladino nacque nel 1854 a Minervino Murge in provincia di Bari, figlia di un ricco mezzadro agrario pugliese liberale e filogaribaldino che venne sgozzato nel 1861 dai guerriglieri filoborbonici del sergente Pasquale Romano.
Le messi di grano bruciate, la casa saccheggiata e incendiata, la madre morta di parto: Sapia rimase affidata ai contadini di suo padre.
Il parroco del paese, mosso a pietà, le trovò una sistemazione mandandola già ad 8 anni, nel 1862, a servizio a Torremaggiore nel castello casa del principe Michele de Sangro di Sansevero, pronipote di Raimondo, famoso scienziato, botanico, ingegnere agronomo, zoologo, che aveva sposato la figlia del botanico inglese Graham.
La moglie del principe, mentre il castello rimaneva presidiato dai soldati italiani del generale Pinelli, rinforzato di guarnigione contro i briganti nel 1863, tentò di educare ed istruire Sapia con lezioni di pianoforte, ma la bambina nel 1864 ebbe un attacco di epilessia, scambiata per tarantolismo dai superstiziosi locali; spaventata, la bambina si rifugiò sotto il letto e tentò di fuggire di casa per ben due volte.
Il principe Michele e sua moglie si erano affezionati a Sapia, che ormai aveva undici anni; per sfuggire all’epidemia di colera del 1865 si trasferirono a Napoli nel Palazzo di piazza San Domenico Maggiore.
Continuarono a cercare di istruire Eusapia, ma lei non volle studiare il pianoforte né altro: rimase infatti praticamente analfabeta, nonostante la suora sua istitutrice la punisse chiudendola nella sua stanza senza cibo.
Le capitavano episodi strani: si immobilizzava, parlava a vanvera ed aveva forti crisi epilettiche; il lato sinistro del suo copro era più debole dell’altro, ma rifiutava di farsi visitare dai medici. La servitù cominciò a parlare di lei come una piccola indemoniata, intimoriti dagli strani fenomeni che si manifestavano in in sua presenza: cominciavano a manifestarsi strani fenomeni, come materializzazioni e spostamenti di oggetti.
Nel 1868 contrasse il tifo petecchiale e venne ricoverata all’ospedale della Pace; riuscì a guarire, ma rimase sempre ribelle, mentre le crisi epilettiche si ripresentavano frequentemente.
Tornata a casa, fu mandata a servizio in casa del signor Francesco Damiani, che aveva prestato servizio militare sotto i Borbone nel Genio militare ferrovieri, tra Portici e Castellamare e poi a Caserta. Arruolatosi volontario nella prima guerra di indipendenza del 1848 partecipò alle battaglie di Curtatone; fu poi a Goito e a Venezia con il generale Pepe nel 1849.
A Sansevero di Puglia, ove fu mandato 2 anni in confino, conobbe la famiglia dei principi.
Nel 1852 rientrò a Napoli; prima usciere comunale e poi impiegato presso le Poste e Telegrafi, seguì spesso il principe Michele de Sangro nei suoi viaggi, divenendo nel 1859 suo segretario personale.
In uno di questi viaggi nel 1852 conobbe a Londra un grande medium, il dottor Hume, convinto spiritista medianico, seguace dello spiritismo moderno, nato negli Stati Uniti  nel 1848 e diffusosi in Inghilterra negli ambienti della massoneria Egizia detta di Memphis Misraim grazie al fratello rosicruciano  Edward George Bulwer – Lytton,
Lo spiritismo intanto si diffuse a Parigi e poi lentamente in Italia negli ambienti borghesi filoliberali e massonici.
A Napoli Damiani entrò a far parte della Loggia massonica di fede italica fondata il 16 agosto 1861 dallo scrittore francese filogaribaldino Alexandre Dumas, direttore del gionale napoletano L’Indipendente, che aveva sede a palazzo Doria d’Angri al largo dello Spirito Santo, oggi piazza Sette Settembre, lungo via Toledo.
Lo spiritismo prese così piede negli ambienti massonici liberali, in specie al Salotto Ricciardi, nella casa vomerese di Giuseppe conte di Camaldoli, dove nel 1862 fondò e diresse la Loggia egizia Osiride.
Il Damiani prese a dirigere sedute medianiche per giovani fanciulli detti pupilli secondo il metodo di Cagliostro, tramandato dal suo discepolo il massone barone Lorenzo de Motemayor; frequentò con Dumas il salotto di villa Ricciardi in contrada Leopardi a Torre del Greco, detta il Rifugio, dove divenne di casa.
Incontrò anche l’avvocato Luigi De Gennaro, cognato del Ricciardi e il suocero, il senatore Giuseppe Ferrigni, vicepresidente del senato di Torino.
Questi ultimi insieme con le mogli divennero membri del salotto della villa in contrada Leopardi – detta poi delle Ginestre – e s’incuriosirono al fenomeno dello spiritismo detto medianico dei tavolini parlanti; cosi anche la principessa Enrichetta Caracciolo di Torchairolo, presidentessa del circolo femminista di Napoli di via Costantinopoli e la giovane principessa Enrichetta Capecelatro, il conte Luigi Carafa d’Andria, tutti aderenti alla massoneria come.
Nel 1873 i coniugi Lebano persero il secondo figlio maschio ancor giovinetto a causa di un epidemia di pellagra, e disperati chiamarono nella villa di Trecase medici, santoni, sacerdoti, monaci e guaritori, medium e spiritisti, tra cui Izar di Portici e la Palladino, che era diventata già famosa per i suoi tanti poteri paranormali: avevano la speranza di rendere immune il terzogenito Filippo, unico figlio maschio ancora in vita, da colera, pellagra, larve infestanti spiritiche e da altre diavolerie. Speranza infranta: nel 1885 una nuova epidemia di colera deportò via il giovane figlio Filippo; rimase dunque soltanto la figlia Silvia. La madre Virginia impazzì per il dolore e tentò di suicidarsi dandosi fuoco.
Lebano e la moglie Virginia avevano organizzate, inutilmente, sedute medianiche; in occasione di esse conobbero anche Pasquale de Servis, l’Izar di Portici, che si aggiunse al gruppo medianico formato dal Damiani, maestro di spiritismo per dal guaritore Antonio Pasquale De Santis, ex colonnello borbonico, amico di Luigi, ex ufficiale borbonico di Portici occultista e ipnotista.
Tutti seguirono e curarono a loro modo la giovane Esusapia Palladino, avviandola sempre di più verso lo spiritismo medianico, nonostante le sue crisi di epilessia.
Sapia nel 1877 si era sposata con lo stagnino ovvero idraulico Raffaele del Gaizo e aveva aperto con lui una merceria che non rendeva bene; continuò perciò a fare la medium a pagamento, patrocinata stavolta da un gentiluomo napoletano, il cavalier Ercole Chiaia, grande studioso, storico, poeta, letterato e piccolo massone egizio seguace del conte Ricciardi, poi di Lebano e appassionato cliente del de Servis, tramite il guaritore De Santis.
Il cavalier Chiaia in una lettera pubblicata dal giornale napoletano Fanfulla della domenica esaltò la medium napoletana Eusapia, invitando il criminologo Cesare Lombroso di Torino a venir a” istudiarla a Napoli”.
Il Lombroso sapeva di non andar a genio al popolo di Napoli e dintorni: aveva esposto nel Museo di Criminologia piemontese i crani dei cosiddetti briganti meridionali, profeta a modo suo del razzismo da parte del nord Italia nei confronti del sud, e perciò non se la sentì di venire giù a rischiare vita e reputazione di studioso.
L’originale tesi lombrosiana sosteneva infatti che il “delinquente nato” presenta ossa simili a quelle degli animali  per cui i comportamenti criminali sarebbero determinati da predisposizioni di natura fisiologica … come avallava l’esposizione dei teschi degli abitanti del meridone d’Italia!
Nel 1885 vennero a Napoli i dirigenti della Società Teosofica Internazionale, madame Blavatsky, il colonnello Olcott e il medic tedesco Hartmann, simpatizzanti dello spiritismo medianico detto kardecista, nato in America e diffuso in Gran Bretagna; a villa Lebano incontrarono Izar e la Palladino.
L’eminente criminologo dottor Cesare Lombroso scese infine nell’inferno del sud nel 1891 per visitare i manicomi di Napoli e incontrò in due sedute medianiche la Palladino e affermando che secondo lui era in buonafede; anzi, diventò appassionato di spiritismo.
Nel 1892 a Milano Eusapia venne anche esaminata da una commissione di studiosi, formata da Schiapparelli direttore dell’osservatorio astronomico, dal filosofo Du Prel, dal fisico Gerosa, dal filosofo e psicologo Brofferio, dallo psicologo Ermacore e dal dottore in scienze psichiche Aksakoff.
Venne controllata con dinamometro, macchine fotografiche, schermi fosforescenti, carta assorbente con fuliggine nel corso di 17 sedute, dove lei fu vista levitare con tutto il tavolino … La vicenda fece scalpore e ne parlarono giornali italiani e stranieri,
Morto Izar, la Palladino continuò la sua attività medianica: davanti al fisiologo Luciani e al sindaco di Roma il massone M. E. Nathan, il pittore e naturalista polacco Siemiradski e il dottor in scienze psichiche polacco Y. Ochorowicz, strabiliò tutti con la sua potenza medianica, e cosi a Varsavia qualche mese dopo, sebbene la stampa polacca l’avesse descritta come una ciarlatana …
Nel 1894, a quarant’anni Eusapia venne invitata a Marsiglia per essere ancora esaminata da Ochorowicz, ma anche da Richet, dal barone Von Schereng-Notzing, dal letterato e metapischista Meyers, dal fisico Oliver Lodge.
Come a Varsavia, così a Marsiglia Sapia lasciò stupefatti gli studiosi con i suoi 29 diversi poteri paranormali; venne riesaminata dagli stessi anche al castello di Carquieiranne di Tolosa, ma non venne rilevata alcuna frode.
Nel 1895 si sottopose ad ulteriori sedute di controllo a Cambridge davanti allo scienziato Francis Darwin; dopo passo di nuovo in Francia ad Agnelas,presso Varon-sur-Isere, per superare nuovi test con il colonnello Albert de Rochas, studioso di metapsichica e poi all’Istituto di psicologia di Parigi, esaminata dalla scienziata madame de Curie.
Nel 1896, osannata dal giornalista e professore Ciro Formisano, detto Kremmerz di Portici, si sottopose ai controlli della commissione della Società Americana per le Ricerche Psichiche, composta dal baronetto Everad Fielding, il signor Baggaly e il signor Hereward Carington, scopritore di falsi medium negli Usa e in Europa.
Superò tutte le undici sedute di controllo, seppur fosse smagrita, malata di diabete e di cattiva circolazione, claudicante.
Era famosa, tutti i giornali scrivevano di lei; nel 1906 venne a visitarla Napoli anche la teosofa inglese Annie Besant.
La medium pugliese trapiantata a Napoli Eusapia Palladino, cattolica, rimase sempre una donna semplice, senza cultura, abbastanza rozza; non approfittò mai della sua natura medianica se non per necessità economica.
Faceva apporti spiritici guidata da un’entità detta King, muoveva e faceva levitare sedie e tavolini, faceva apparire fantasmi e fiori; lei, analfabeta, scriveva in trances medianiche e fu sempre buonafede: nessuno riuscì mai a smacherarla, perché era genuina.
Eusapia Palladino morì in tutta umiltà a Napoli nel 1918: nel ricordo di tutti, studiosi e gente comune, rimase una persona onesta anche se piena di mistero.

Michele Di Iorio