Trimodernità e Ranking Art


NAPOLI – Nella favolosa cornice di Castel dell’Ovo sabato 14 settembre alle 18.30 in programma il vernissage di Ranking Art, una nuova tendenza artistica.
Attraverso le opere di nove pittori verrà declinata l’arte tra forma ed etica, tra preferenza e rifiuto, per intercettare i linguaggi di massa e far propria la sfida della complessità.
In mostra i lavori di Germano Alcar, Amelia Morelli, Raffaella Vitello, Mariella Romano, Emanuela Volpe, Gianluca Botti, Carlo Sassi, Leonardo Scarfò e Davide Disca, gli artisti rankinger che, con diversi stili, esplorano nuovi orizzonti espressivi, andando oltre le avanguardie, le rivisitazioni dell’arte postmoderna, la multimedialità delle installazioni video e della grafic art.
La Ranking art è infatti la prima forma d’arte che rispecchia alcuni tratti salienti della Trimodernità; ha in sé qualcosa della Pop art, del New Pop e dell’Hard-pop. Ma anche qualcosa dell’Arte concettuale e dell’Arte povera, del Graffitismo e dell’irriverenza degli Young British Artists. La somma di tali riferimenti artistici diventa, sul fondo, una decantazione inversa e feconda nel mare  della comunicazione visiva veicolata  dai nuovi mass media  flessibili del WEB, che permettono l’interazione attiva con il fruitore. Ciò stimola  la risposta creativa trasformando quel fruitore in un soggetto più reattivo, che manipola e si fa artista traduttore.
La poetica della Ranking art contrasta l’appiattimento e lo svuotamento dei significati delle immagini; recuperando l’identità del singolo al pari dei valori che aggregano l’umanità su comportamenti condivisi. Si oppone, ancora, alla perdita delle narrazioni storiche che caratterizzano la cultura dei popoli attraverso il sapiente recupero della ri-narrazione di eventi e di gesta, rivedendone i contenuti senza togliere forza al mito.
La Ranking Art è anche reticenza verso l’incoronazione del desiderio e del capriccio, allontanandosi dalla rigidità dei modelli, usando gli strumenti sottili della comunicazione colta.
Metafore,simboli e allegorie: le opere vanno guardate, lette e meditate grazie alla forza della figurazione empatica che si instaura con il fruitore: le immagini utilizzano materiali diversi in cui la pittura e l’oggetto si rintuzzano per annientare il dualismo tra la realtà e la sua rappresentazione, un continuo processo creativo di combinazioni e ricombinazioni di elementi tridimensionali.
Infine l’osservazione del mondo in cui viviamo con il rifiuto dello sfruttamento non compatibile delle risorse naturali e attenzione sui temi ambientali da cui emergono imperativi ecologici che appaiono come svelamenti di condotta che non è possibile più ignorare.
Questi alcuni dei principi ispiratori della galleria, in esposizione fino al 1 ottobre.
La collettiva, curata da Aldo Carrozza, è organizzata con lapartnership tecnica  Nea Expo, nuovo progetto della galleria Nea di Napoli, che esce dai confini del proprio spazio di via Costantinopoli per eventi ed esposizioni da curare in location sempre diverse.
Una galleria itinerante, smontabile e trasportabile come una sorta di circo artistico a dimensione umana, che sconfigga i pregiudizi e i timori di coloro che non osano varcare “le porte dei templi della cultura”.
Un laboratorio di proposte culturali da esportare all’esterno mirando ad internazionalizzare la produzione e moltiplicarne la visibilità, contribuendo anche alla valorizzazione degli spazi ospitanti.