Pasquale de Servis


In un afoso pomeriggio dello scorso agosto, proveniente da Salerno, mi fermai nella bellissima Città di portici, a poca distanza dall’amena Reggia borbonica sede dell’Università, nell’accogliente piazza San Ciro, dove troneggia l’antica parrocchia del santo patrono che vide davanti il 13 giugno 1799 i combattimenti tra Sandefisti borbonici vittoriosi del cardinale Fabrizio Ruffo e la legione repubblicana della guardia nazionale del generale Schipani, per la marcia vittoriosa verso Napoli.
Ero lì per visitare la piccola casa che ospitò il famoso occultista e scrittore ermetico Giuliano Kremmerz, al secolo Ciro Formisano, nato a Portici nel 1861 e morto a Nizza nel 1930.
In quella casa sulla piazza, sotto la quale cui vi sono ancora antiche vestigia e si sente la brezza che sale dal vicino porto borbonico del Granatello, nacque e visse non solo Kremmerz: in quello stesso palazzo visse nel romantico e agitato ‘800 anche il più grande Maestro di alta magia, di alchimia, di erboristeria, negromante e medium incredibile, Izar … colui che aveva il terribile potere di cancellare il confine fra la vita e la morte.
De Servis fu una grande figura della teosofia napoletana; di lui non si è mai scritto molto; racconterò perciò la sua vita, proprio per dare modo a tutti di conoscerlo.
Itzar risponde al nome di Pasquale de Servis, nato a Portici il 5 ottobre del 1827, primogenito del medico Romolo e da Angela Fiorini, una bella cameriera della Real corte borbonica di Caserta.
Pare che Angela rimanesse incinta del re Francesco I; per mettere a tacere lo scandalo certo, monsignor Olivieri, confessore del re, chiamò a sé il maggiordomo di Casa Reale don Michelangelo Viglia per affidargli il compito di risolvere discretamente l’incresciosa vicenda; il furbo domestico fu spalleggiato dalla cameriera Caterina De Simone, che a corte aveva molta influenza, e dalla nobile donna Lucrezia Ruffo dei duchi di Baranello.
Sotto la protezione della regina consorte Maria Isabella, volendo evitare di compromettere il buon re Francesco, allora 49enne, troppo preso con i suoi ministri da sette, congiure, trame interne, intrighi di corte, pericoli reali e innumerevoli affari di Stato, si cercò dunque un volontario riservato e di buoni costumi, fedele, che dietro compenso sposasse la giovane incinta e riconoscesse la paternità del bambino.
Come suo solito l’imbroglione e corrotto maggiordomo di casa reale iniziò una penosa trattativa: il Viglia sparò la cifra di 200 mila ducati da chiedere alla cassa personale de re.
Solo dietro insistenza del prelato Olivieri si scese a 150 mila ducati d’oro, ma il giorno dopo la trattativa si fece drammatica e la richiesta arrivò a 80mila; infine fu accettata dal re per 60 mila ducati, di cui 4mila andavano subito alla cameriera Caterina De Simone e altri 20mila al Viglia per aver portato felicemente in porto la faccenda.
L’8 febbraio 1827 il tenente medico del Real esercito di linea di stanza a Caserta, don  Romolo de Servis sposò con una piccola cerimonia Angela Fiorini, che poi venne trasferita in servizio tra la servitù della Reggia di Portici.
Il Viglia versò al medico 18mila ducati d’acconto, con i quali de Servis comprò il palazzotto di via Parrocchia n. 2 – attuale via Della Torre – dove portò a vivere la sposina incinta; con altri 2 mila ducati apri una sua farmacia nel vicolo vicino, avendo nel frattempo ricevuto il congedo militare dal Real servizio.
Qualche giorno dopo ricevette altri 6mila ducati dal Viglia e con una parte acquistò anche la piccola cappella gentilizia di famiglia nel cimitero comunale; con il resto dei soldi comprò vestiti e gioielli alla moglie e pagò un sontuoso pranzo nuziale a Caserta. La giornata del matrimonio si concluse con una gita in barca a noleggio tra Portici e Castellamare di Stabia.
Il piccolo Pasquale de Servis qualche anno dopo ebbe un fratello, Giuseppe, che poi divenne medico e farmacista.
Pasquale studiò alla scuola parrocchiale e poi fu avviato alla carriera militare come  cadetto volontario della Scuola Sottoufficiali di Napoli; frequentò con merito gli studi nel settore genio e costruzioni militari d’armi bianche e da fuoco.
Terminata la scuola, il giovane de Servis, venne assegnato al comando del Genio pontonieri di Capua e prese parte alla costruzione del ponte sospeso in ferro sul fiume Garigliano; poi si distinse nella costruzione e prova dei cannoni da campagna,ottenendo l’iscrizione al corso di Ufficiale del Genio nella Real Accademia militare della Nunziatella.
Divenne dunque Alfiere del Genio militare nel corpo dei telegrafisti nella piazzaforte di Napoli nell’aprile del 1848, facendosi lustro nelle operazioni militari contro i ribelli locali, in Calabria e a Messina, dove ebbe una medaglia e una croce di cavaliere di prima classe al merito di guerra nell’ordine cavalleresco borbonico di Francesco I nel febbraio del 1849.
Ferito leggermente a Messina, ottenne il congedo nel 1850, rientrando nella natia Portici, dove lavorò come aiutante nella farmacia paterna con il fratello.
Era bravo nella composizione di elisir, unguenti, medicamenti, medicine con le erbe, in farmacia; nel poco tempo libero studiava nelle biblioteche delle Regge di Napoli e di Portici, in quella del regio esercito a Castel Nuovo, di Santa Chiara e della chiesa dei Girolamini, approfondendo poi gli argomenti con il padre farmacista e con suo fratello medico su trattati di chimica e fisica naturale, di erboristeria medica, di botanica, di zoologia, di medicina, e su quelli medici per rimedi vari di guarigione e di ipnosi.
Si legò inoltre alla tradizione della Schola napolitana di Giordano Bruno e dei culti dell’antico Egitto dei faraoni, della reincarnazione e dei Rosacroce.
S’interessò anche di Saint Germain, di Cagliostro, di Raimondo de Sangro, visitandone anche la capella, e studiando lo spiritismo kardec.
Intanto, i de Servis avevano fittato l’appartamento al piano inferiore del palazzotto al signor Formisano, futuro padre del Kremmerz, sposato con la figlia del possidente locale Gargano.
Il giovane Pasquale ebbe come governante e cuoca La giovane moglie del signor Formisano padre, che non guadagnava molto come assistente ai Lavori Pubblici; sposati dal 1845 senza figli, nel 1861 nacque il figlio Ciro, suscitando qualche pettegolezzo tra i vicini di casa.
Il ragazzo fu cresciuto e amato come un figlio dallo scapolone magista Izar; ogni giorno quando gli portava caffè o il pranzo in camera raccontava a Ciro le tradizioni alchemiche e occulte che lui praticava, affascinandolo; spesso si tirava dietro il ragazzo nelle sue passeggiate.
Izar conobbe Giustiniano e Virgina Lebano all’epoca dell’epidemie di colera, quando persero il primo figlio maschio; si legarono a lui tra medicine in farmacia e rimedi erboristici, sedute medianiche, anche con la giovane medium napoletana Eusapia Palladino.
In seguito si unirono al gruppo il colonnello in pensione Pasquale Antonio De Santis, erborista e cartomante per diletto, e il possidente Eduardo Petriccione, massone ed ex ufficiale borbonico, evocatore medianico e guaritore, parente di Luigi, noto industriale di Portici e futuro suocero del giovane Ciro Formisano.
De Servis conobbe anche i teosofi Hartmann, Olcott e Blavatsky quando si recarono in visita da Lebano.
Quando il giovane Kremmerz partì per la Francia, il Maestro Izar fu trovato morto dalla madre di Ciro, sua compagna fedele, quando gli portò una tazza di caffè in camera.
Erano le 16.30 del 28 febbraio 1893.

Michele Di Iorio