Napoli è così. Perché?


Sabato scorso, la sera decisi con mia moglie di andare a mangiare una pizza in un famoso locale al centro di Napoli, in uno dei decumani. Passeggiamo lentamente.
Tutto era come sempre, fin da quando ero ragazzo. Un luogo che esprime un senso di atavico abbandono a se stesso.
Ogni volta che passeggio per i vicoli del centro antico, vivo sempre la stessa sensazione.
È un  misto tra frustrazione, avvilimento, ribellione interiore e vile rassegnazione.
Spettacolari facciate di edifici sia civili sia sacri mostrano a cielo aperto uno spaccato completo della stratificazione storica e architettonica della città.
Sono stati  realizzati nei secoli da artisti, grandi architetti, con un gusto e una sensibilità unica al mondo. Si presentano agli occhi  letteralmente abbandonati al declino.
Napoli, il Centro Antico di Napoli: un libro di Pietre che racconta la storia della città.
Il centro storico di Napoli è enorme, è una città nella città. Si estende su una superficie di 720 ettari e coincide con un ambito privilegiato di tutela ed intervento definito dal Piano regolatore comunale già fin dal 1972.
È un’area suddivisa in almeno quattro aree con identità e caratteristiche proprie, che raccolgono e concentrano tutta la storia di Napoli.
Un grande centro storico, con tanti centri all’interno. Venti secoli di storia che hanno segnato la conformazione urbanistica e il ruolo di primaria città nel panorama europeo, recando i segni dalla sua fondazione quale colonia greca da parte dei cumani, all’entrata nell’orbita romana e poi federiciana, angioina, aragonese e borbonica.
Come testimonianza architettonica del periodo greco  sono presenti solo poche emergenze: alcuni tratti delle mura perimetrali della città.
Dei periodi  successivi rimangono ancora da indagare e portare alla luce le parti romane, mentre Castel dell’Ovo  è uno dei maggiori esempi di architettura normanna ed il Convento di Santa Chiara insieme ad altri  palazzi dei governi che si sono succeduti nel tempo, evidenziano il ruolo politico, culturale e storico della città.
Un elemento architettonico, emblematico della città, è la scala aperta, adottata dagli architetti  spagnoli arrivati nella città nel XVII secolo.
Molti palazzi di quei vicoli stretti e lunghi, al loro  interno, hanno queste magnifiche macchine architettoniche che sono allo stesso tempo il passaggio  da un livello all’altro dell’edificio e filtro di incantevoli giardini rigogliosi di verde e ricchi di sculture e fontane.
Nel 1980 il terremoto danneggiò parte del centro storico e portò simultaneamente alla luce problemi strutturali e sociali cui si decise di porre rimedio anche urbanistico con l’emanazione di “Norme per  la pianificazione e il controllo dell’attività edilizia, azioni sanzionatorie, di recupero e riabilitazione dell’abusivismo”.
Contestualmente a tali provvedimenti si formarono associazioni e comitati di supporto all’operazione di risanamento e riscoperta del patrimonio storico napoletano, che contribuirono alla maggiore presenza istituzionale e, quindi, alla positiva mobilitazione sociale che mirava alla riappropriazione da parte dei cittadini del centro storico.
La proposta di candidatura del centro storico di Napoli a patrimonio UNESCO fu avanzata agli inizi degli anni ’80 dal Comune di Napoli insieme alle Soprintendenze ai Beni Ambientali e Architettonici, ai Beni artistici e Storici e a quella ai Beni Archeologici.
Quest’ultima, in particolare nei primi anni ’90, aveva proceduto ad un significativo programma di recupero delle principali emergenze collocate nel centro storico: nel febbraio e giugno del 1995 gli  esperti dell’ICOMOS visitarono la città ed incontrarono le istituzioni responsabili della tutela e  gestione.
Rilevate le azioni di recupero intraprese e la collaborazione dei diversi soggetti, si espressero positivamente in merito all’inserimento. Durante la 19ª sessione del Comitato UNESCO,  il centro storico di Napoli diviene Patrimonio dell’Umanità rispondendo a molti dei criteri della  Convenzione e con la seguente dichiarazione di valore: “Napoli è delle più antiche città d’Europa di cui l’attuale conformazione urbanistica conserva gli elementi di tutto il suo straordinario percorso  ricco di eventi. Il suo sistema di strade, la ricchezza e varietà dei suoi edifici storici riferite a varie  epoche e la sua collocazione nella Baia di Napoli le attribuisce uno straordinario e unico valore  senza confronti capace di propagare profondamente la sua influenza in tutta Europa ed anche oltre”.
È Napoli signori miei!
Una straordinaria potenzialità, che vive da sempre all’ombra di una  montagna di fuoco, il Vesuvio, e su un terreno ardente di arroganza, sopraffazione, superficialità, che legittima la crescita di tante forme di devianze dalle più innoque e quotidiane, fino a quelle più pericolose devianze criminali e anche, purtroppo,  politiche che amministrano legalmente e illegalmente questa città.
È Napoli, signori miei!
Mentre mangiavamo la pizza, io e mia moglie, seduti ad un tavolo accanto ad  una coppia di turisti, francesi, con i quali si rideva e si scherzava sul sapore della pizza, che era veramente squisita, incominciammo a conversare sulla bellezza di Napoli, e della non cura che si ha della città da parte dei napoletani e di chi la governa.
Ad un certo punto la signora francese mi guarda negli occhi e seria, molto seria mi rivolge una domanda, secca, con una sola parola, sembrava una lama affilata che mi entrava nella coscienza: «Perchè? », mi chiese.
La guardai, avvilito, in silenzio. Non seppi rispondere. E nella mia mente quella domanda è rimasta come un’eco: «Perchè, perchè?… »
(Foto: web)

Mario Scippa