Caro Letta, ti scrivo …

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Canove di Roana, 17 Giugno 2013

Spett.  
Primo Ministro Enrico Letta
Palazzo Chigi – ROMA
 
Oggetto: finanziamenti garantiti dallo Stato per il rilancio dell’economia e del lavoro giovanile.
Carissimo Primo Ministro Letta,
leggo sul giornale e sento dai telegiornali che avete deliberato in Consiglio dei Ministri un fondo atto a garantire i finanziamenti per le imprese che vogliono investire e per i giovani.
Una critica, se posso.
In primis avete coinvolto la Fondazione “depositi e prestiti”, quindi ancora una volta si va a pescare nel mare del piccolo risparmio delle pensioni.
Non è poi troppo male, potrebbe andare bene anche così, senza dimenticare che la Cassa è un organismo privato, comandato e diretto dai politici di turno.
Quello che non funziona, a parer mio, è che la cassa depositi e prestiti metterà a disposizione dello Stato la cifra a garanzia e per questo ci vorrà un tasso d’interesse da pagare.
Lo Stato siamo tutti noi e va bene; poi i veri soldi li finanzieranno le banche, le quali vorranno un’ulteriore garanzia e faranno pagare gli interessi perché ci mettono i denari.
E questo potrebbe anche andare se i tassi fossero equi.
Ancora: per dare garanzia alle banche da parte del giovane o dell’imprenditore, che vorrebbe  o è costretto ad investire per non morie,  si frappone fra giovane e banca, fra imprenditore e banca, un ulteriore organismo, fondato, creato e studiato apposta dalle banche stesse, un loro organismo che chiede al “malcapitato” di turno il 9% fisso. immediato ad erogazione prestito.
Ora tutto l’insieme costerà all’incauto giovane o imprenditore almeno il 25% del prestito, il 9% immediato ed il 16% nel tempo, senza considerare il costo del broker che trova la banca disposta a concedere il fido.
Infine resta il margine non fidato che la banca per il 20-30-50% chiede a garanzia sempre al giovane e all’imprenditore.
Ora in Toscana si dice che “ se son grulli non li vogliamo” ben Lei lo sa.
Dalle nostre parti negli anni trenta, in un paesino di montagna, c’era un cacciatore senza scrupoli, come le banche, e diceva” in barba alla legge ed anche ai confini, io ammazzo la chioccia ed anche i pulcini”.
A chi ha orecchie per intendere, intenda, altrimenti sarà sempre la solita storia.
Ma non finisce qui: poi entra lo Stato una volta che con fatica e sudore il povero grullo, il giovane o l’imprenditore, guadagna qualcosa ci pensate voi governanti a spillare il 75% dell’utile, lasciando al “grullo” di turno l’acqua per lavarsi solo le lacrime da un occhio e non dall’altro.
Così la penso io, l’uomo del Nord.
(Foto: web)

Gilberto Frigo