Renato Carosone, il musical

Sta per iniziare uno dei più affettuosi omaggi, una celebrazione di uno dei figli più grandi di Napoli: Carosone – Il musical.
Il titolo è ancora provvisorio; il testo, scritto dal giornalista Federico Vacalebre, sarà diretto da Fabrizio Bancale e interpretato da Sal Da Vinci.
Al momento è ancora tutto in divenire: sono stati lanciati spot cinematografici per lanciare i provini per il cast riservati a persone tra i 18 e i 40 anni. In particolare si cercano i volti di Gegè Di Giacomo, il 22 aprile, Peter Van Wood, il 23 aprile, e Fred Buscaglione il 24 aprile.
Tutti i provini si terranno a Napoli alle 10 al Palapartenope via Barbagallo.
Al provino verrà chiesto di proporre, chitarra e voce, una versione di “Getta la chiave” per chitarra elettrica e voce, oltre a poche battute che saranno fornite sul momento dal regista. Sono ammesse, anzi gradite, trovate alla Van Wood.
Sarà un musical fuori dall’ordinario: scenografie digitali, suoni vintage ma anche electroswing e verace hip hop, flashmob sul palco e immagini d’epoca che prenderanno vita in bianco e nero.
Lo Speaker ha incontrato l’autore Federico Vacalebre che ci ha dato qualche  anticipazione sullo spettacolo e parlato di Renato Carosone.
Com’è nata l’idea di un musical?
Ho avuto l’onore di scrivere con lui la sua autobiografia. L’idea è nata condivisa con Carosone quando era in vita: gli sarebbe piaciuto fare musica e godersi le sue canzoni con altri artisti. Non fu possibile realizzare questa cosa ex abrupto.
Quando è scomparso, insieme alla Regione Campania abbiamo istituito il Premio Carosone, senza dimenticarci mai di lui. Senza nostalgia, perché la nostalgia è canaglia. Le sue canzoni, i suoi arrangiamenti restano vivi.
Negli anni abbiamo coinvolto alcune star della canzone napoletana, italiana e internazionale, da Renzo Arbore a Massimo Ranieri e Lou Bega, ma anche segnalando Carosone anzitempo, e questa è la cosa più importante, a Bollani ed Allevi, a Checco Zalone a Roy Paci, regalandoci delle cose straordinarie.
Non posso mai dimenticare che nella seconda edizione del Premio Enzo Jannacci è venuto per l’ultima volta a Napoli e ha cambiato una sua canzone per parlare di Carosone; o anche quando è venuto Vinicio Capossela travestito da torero per fare un pezzo carosoniano trasformandolo in cinque minuti di concerto, che poi ha tenuto nel suo repertorio.
La presenza di tanti artisti internazionali sul palco del Premio, come la tunisina Amina e la brasiliana Zizi Possi, hanno fatto sì che Renato Carosone sia diventato l’autore italiano più cantato e suonato nel mondo.
Sto ripensando al Premio: è una formula un po’ limitata perché si fanno serate e concerti per tutti. Probabilmente faremo una serata solo pianistica o solo rap, perché devono essere interessati i giovanissimi, piuttosto chi c’era e ricorda Renato per quello che è stato.
Resta comunque l’assoluta modernità dei suoi vinili con il trio e con il sestetto, il suo rigore, proprio in un momento in cui l’Italia è un Paese poco credibile. Il rigore di una persona che si era ritirato all’apice del successo e che quando è tornato non lo ha fatto per andare all’amarcord, nè si è mai concesso per andare alle “rotondesulmare”.
Ricordo che una volta fu invitato alla trasmissione “Domenica in …”; ringraziando disse di no, perché era in tournee. Volevano solo lui e il suo pianoforte, ma non la sua band: lui rispose che non era un juke-box.
Il musical è nato da tutto questo, continuando a lavorare su di lui: oltre alla biografia, ho scritto anche un altro libro, “L’americano di Napoli”, poi due anni fa “Carosonissimo”, ho raccolto vari contributi di altri carosoniani illustri, da Manu Chao a Pino Daniele, a John Turturro e tanti altri. Perciò il progetto di fare un musical su di lui, ma in seguito anche una fiction. 
Chi sarà il protagonista del musical? 
Sal Da Vinci, e sarà un musical molto particolare: tante cose non le posso anticipare, ma ad esempio facciamo i provini per trovare le persone che debbano interpretare Van Wood, Buscaglione, Di Giacomo, complici fondamentali in quel mondo che io chiamo carosuono, e li facciamo bandendoli attraverso spot in cui si vede Sal vicino a Gegè o a Carosone.
In particolare l’incontro con Buscaglione lo rivedrete in scena.
L’impianto del musical sarà molto moderno sia per tecnologia che per arrangiamenti ma nel contempo estremamente vintage.
È una scommessa, nel senso che io da napoletano piango del fatto che due dj australiani abbiano venduto milioni di copie di una brutta versione di Tu vuo’ fa l’americano, ma anche perché nessuno a Napoli ci ha mai pensato prima. La nostra scuola di dj è all’avanguardia, ed erano anni che dicevo di far ballare i ragazzi con Cerasella, ‘O Sarracino, Le lavandaie del Vomero
Ci sono cose troppo strane in giro, perciò questa del musical è una scommessa imprenditoriale fatta di un pugno di canzoni che hanno ormai tutte più di cinquant’anni ma sono attualissime. Lo spettacolo fa questo: racconta la modernità dell’americano di Napoli.
La scelta di Sal Da Vinci è stata tua o della produzione?
Mia: ho sempre immaginato questo spettacolo con grandi personaggi come Fiorello, che sarebbe stato uno strepitoso Carosone, o Massimo Ranieri, ma dovevo rimanere nell’ambito del possibile: impresa e tempi complicati e loro così pieni di impegni … Non era fattibile.
Ho sempre immaginato due Carosone diversi: uno di estrema vitalità che era Sal, ed un altro, Peppe Servillo, che poteva essere invece il Carosone che aveva fermato il mondo ed era sceso.
Abbiamo corteggiato per anni Sal, e siamo riusciti a convincerlo ad accettare: anche per lui è una scommessa: non è un suo concerto, non è Scugnizzi e non è nemmeno uno dei suoi show teatrali.
Anche le biografie saranno contemporanee. È uno spettacolo molto giovane, di interazione, di crossover multimediale, innovatore come lo è stato Carosone, però con un suo stile. 
Come definiresti Carosone?
Definisco la vicenda di Renato come una straordinaria operazione cantautoristica di gruppo con Nisa ovvero Nicola Salerno, un grande illustratore, che fino all’incontro con Carosone aveva scritto canzoni tristi. Li presentò Mariano Rapetti, il papà di Mogol, e scrissero insieme Tu vuo’ fa l’americano. 
Con Enzo Bonagura scrisse invece Maruzzella. Bonagura fino a quel momento, ligio ai dettami del fascismo che opprimeva i dialetti, scriveva solo testi in italiano, ma con Carosone approntò liriche in napoletano.
Questi i due fondamentali parolieri, ma ci sono stati anche altri “complici”, come Gegè Di Giacomo, il poeta dei tamburi, il fantasista delle percussioni, che era una presenza fondamentale.
S’inventò la sigletta di Cantanapoli, sceneggiava le canzoni di Renato, e cerchiamo qualcuno che come lui ci faccia scompisciare dalle risate.
Cerchiamo chi possa interpretare Peter Van Wood, l’olandese virtuoso della chitarra, un playboy, per portare la sua personalità sulla scena.
Cerchiamo Fred Buscaglione, il Carosone del Nord: si sono incontrati e nello spettacolo li faremo duettare in un video.
Un contributo importante: in un anno con la morte di Buscaglione e il ritiro di Carosone la canzone italiana che stava cambiando improvvisamente si trovò invischiata nella melassa sanremese.
Noi facciamo incontrare i due in scena: uno suonava il piano, l’altro il violino, ma ognuno dei due aveva sulla punta delle dita un po’ di jazz.
Si sarebbe potuto dire che avevano fatto tutt’e due il militare a Cuneo.
Per maggiori informazioni: 081 5519733; info.carosonemusical@gmail.com
(Foto: web)