Francesco Romano, detto Ciccio ‘o cuntrollo

L’eclettico e poliedrico personaggio di cui ci occuperemo oggi, fu poeta vernacolare, proprietario della prima sala cinematografica allestita in Mugnano  in Campania, suo paese di residenza, e promotore nei primi decenni del secolo scorso di molte iniziative sociali e culturali. Figura del tutto dimenticata, Francesco Romano, nato a Napoli nel 1873, soprannominato Ciccio ‘o cuntrollo, in quanto impiegato per molti anni nell’Azienda Tramviaria Napoletana; visse quasi tutta la sua esistenza a Mugnano  ove si spense negli anni ‘50 e dove per sua volontà riposa nel  locale cimitero.
Appassionato di poesia, fu autore di una ventina di componimenti quasi tutti rivestiti di note dalla feconda e magistrale mano dell’illustre .. eccolo ripresentarsi a noi … E.A.Mario, nome d’arte di Giovanni Ermete Gaeta , uomo dalla larga disponibilità e pazienza, soprattutto con i suoi  novelli collaboratori, altrimenti destinati a rimanere nell’ombra: fu factotum della canzone napoletana.
Come già accaduto per Vincenzo Belfiore, apprezzandone  le qualità artistiche, il famoso poeta accolse Francesco  Romano fra i suoi più stretti collaboratori.
Questo consentì al giovane poeta di crearsi uno spazio tutto suo e assurgere a una certa notorietà nel variegato e difficile ambiente artistico partenopeo.
E.A.Mario dopo averlo fatto debuttare con la sua casa editrice condusse il nostro poeta, quasi per mano, durante tutto il tragitto artistico durato oltre vent’anni.
Il Romano scrisse la sua prima canzone alla bella età di cinquant’anni, nel 1923; il titolo emblematico, visto il periodo storico che attraversava l’Italia, era Alala e aveva come sottotitolo Vence ll’ammore, che poi era il tema della canzone : una “prepotente” proposta di fidanzamento, con annesso coinvolgimento familiare, alla sua bella con nell’ambito di un truce nazionalismo.
Questa  come le sue successive venti composizioni furono tutte pubblicate dalle edizioni E.A.Mario e musicate dallo stesso editore-musicista.
Il primo vero successo , che lo portò alla ribalta ed a una certa notorietà è datato 1925, la canzone si intitola Currente elettrica, come sempre E.A.Mario ne curò le musiche e la pubblicazione:
Pe’ fa’ ‘nu poco ‘e luce int’a ‘stu core/ca oscuro non mme fide d’’o vedè,/ nce voglio fa’ piazzà ‘nu riflettore…/e p’’a currente aggiu penzato a tte!…/Ma tu mme dice no!(ne’ so’ sicuro!/
Tu tiene ‘o ppusitivo…/Tu tiene ‘o nnegativo…/ Tu tiene…/Tu tiene…/Tiene tutto: che aggia di’?
E, si vuò, da’ ‘a currente,/ te manca poco o niente:/’nu filo?… ‘nu filo pe’ l’attacco?/ E t’’o dongh’ì!
Seguirono molte altre canzoni, alcune scritte appositamente per i concorsi canzonettistici, in occasione della Piedigrotta : Tammurriatella ‘e guagliona, Chesto fa ll’ammore, Dint’’o ciardino, Peccato cunfessato e altre fino agli inizi del secondo dopoguerra  (1945) quando Francesco Romano, sopite le idee bellicose dei primi anni, lanciò con l’abituale collaborazione di E.A.Mario il brano Napule milionaria , canzone alquanto ottimista ma allo stesso tempo cauta:  … tutta Napule mo è milionaria:/ spenne e spanne alleramente … / ‘a furtuna accussì fa:/ comme vene se ne va!…
Per avere un riscontro reale della considerazione artistica dei critici dell’epoca nei confronti di Francesco Romano, ci affidiamo ad un articolo pubblicato verso la metà degli anni ’30; purtroppo non ci è pervenuto il nome di chi scrisse l’articolo:   « … La mortificante uniformità dello spirito animatore della canzone è diventato un luogo comune pei monatti della bella tradizione partenopea, alla quale purtroppo, in virtù di quel luogo comune, comunissimo, nessuno dà più soverchia importanza. Eppure proprio ora che i capricci della moda americana tendono più o meno a intisichire la flora delle canzoni nostrane, Francesco Romano resta un produttore invidiabile della bella schiera dei tempi preistorici e chiamo tempi preistorici quelli di un trentennio indietro . La canzone genuina di Francesco Romano si riallaccia a quella di Pasquale Cinquegrana, del quale parrebbe un figliuolo se non gli fosse quasi coetaneo . Ed è questa una delle principali caratteristiche del fenomeno Romano: il poeta d’oggi, che contrasta quello che nei suoi begli anni cantava al vento, senza trovare un musicista che lo capisse, è un po’ come il Giulio Orini giovanissimo che nacque dall’alveo intellettuale di Domenico Gnoli. Altre mode, queste che valgono più di quella che intisichisce la canzone: l’estro che rimane giovine a dispetto dell’età, proprio come si dice del cuore. Ma questo parallelismo con la patria letteratura esiste, e , quando è occasionale, dimostra che le linfe della canzone non sono poi così ignobili».
L’altro aspetto relativo al costante impegno sociale sul territorio ove trascorse la sua esistenza, Francesco Romano fu anche imprenditore impegnato nel settore cinematografico.
Siamo agli albori del cinema muto, il mercato cinematografico si affidava generalmente a grosse produzioni quasi sempre a sfondo storico , i cosiddetti Kolossal.
A Napoli, che con Torino fu una della capitali mondiali del settore,  fra il 1918 e il 1924 , vennero girati negli stabilimenti siti al Vomero, di proprietà della Lombardo Film, nata nel 1918 e  col tempo divenuta Titanus, ben  50 film.
Oltre che dalle superproduzioni, il pubblico dell’epoca  era  attratto  dal cinema comico; si ricordano nomi leggendari come Ridolini, Charlot, Buster Keaton.
La novità colpì la fantasia di Ciccio ‘o cuntrollo, che con molto  acume e  ottimo fiuto imprenditoriale fittò dei locali nel centro del paese e vi impiantò la prima sala cinematografica di Mugnano, dove oggi ha sede il Banco di Napoli .
In conclusione, una piccola, emblematica, amara, constatazione: oggi nella cittadina che conta oltre 35.000 abitanti manca ciò che oltre novant’anni fa 90 fa realizzò Don Ciccio: una sala cinematografica!
(Le foto sono state gentilente concesse dall’autore dell’articolo)

Ciro Daniele