SAVIANO – Sabato 15 dicembre, nella cittadina alle soglie dell’ager nolanus, si è celebrata l’arte teatrale con la messa in scena di “L’Opera da tre soldi” di Brecht. Una pregevole iniziativa dai risvolti sociali, grazie alla presenza nella compagnia di utenti del Servizio pubblico per le Tossicodipendenze.
In quel di Saviano la rappresentazione scenica di Bertolt Brecht ha visto una cospicua partecipazione di pubblico e autorità locali.
Un qualcosa di inusitato dalle nostre parti, soprattutto in epoca natalizia dove trionfa lo stereotipo dialettale e il cinepanettone di turno. È importante quindi sottolineare la volontà di compagnie, come “Ichòs Zoe”, a mantenere alto lo spirito del teatro, non solo come intrattenimento ma anche come sperimentazione e allo stesso tempo, cosa non da poco, di partecipazione al sociale.
Infatti la compagnia teatrale in collaborazione con un’altra associazione, quella di Amici di Elia Rosa di Torre Annunziata, si è adoperata per il recupero dalle dipendenze ospitando nel gruppo alcuni utenti del SerT di Nola. Lodevole iniziativa dalla duplice finalità di elevare il rango e la conoscenza dell’arte teatrale e di dare una mano a chi ne ha bisogno.
Per saperne di più Lo Speaker ha scambiato qualche battuta col regista della messa in scena Salvatore Mattiello.
Qual è la vostra storia?
«Siamo un gruppo di teatro di San Giovanni a Teduccio e facciamo teatro da trent’anni, abbiamo iniziato con il teatro di strada e ora sono dodici anni che abbiamo aperto un teatro a San Giovanni, in Via Principe di San Nicandro, vicino al campo sportivo Buonocore».
Possiamo definire il vostro teatro amatoriale?
«Dopo trent’anni non lo si può più definire amatoriale. Non siamo professionisti solo perché facciamo altri mestieri.»
Non vi sostenete con questo …
«Diciamo che la struttura sta in piedi con le sue gambe, con la sua stagione teatrale.»
Qual è il vostro repertorio?
«Brecht, Musil, Annibbale Ruccello, più nostri testi inediti.»
Qual è il filone che seguite, quello dialettale o …
«No non abbiamo mai fatto autori napoletani tranne appunto Ruccello, di Castellammare, prematuramente scomparso una ventina d’anni fa. Il nostro è comunque un teatro di ricerca che si confronta con la tradizione napoletana e con i classici».
Come mai avete scelto proprio Brecht?
«Perché Brecht è il teatro!»
Forse anche perché possiede una forte connotazione musicale?
«Musicale, sociale, politica …»
Si presta a varie interpretazioni …
«Sì, un classico nel momento in cui può essere rivisitato …»
Come lo si scopre, è una passione personale? Come si affrontano questi autori?
«Devi essere attrezzato culturalmente, non ti avvicini a Brecht così per caso ma se ami il teatro non puoi non incontrarti fatalmente con lui. Perché è un metodo teatrale. Pasolini diceva che esiste un prima e dopo Brecht! Un punto di rottura e costruzione»
Per concludere, quali sono le aspettative di questa serata e in generale per il vostro futuro?
«Riguardo questa cosa qui, sono quattro mesi che ci stiamo lavorando, stasera è il debutto ma sembra che andremo un po’ in giro con questa rappresentazione.»
Progetti a lunga scadenza …
«… abbiamo la nostra sala dove facciamo undici spettacoli all’anno, dove, a parte i nostri lavori, ospitiamo altre quindici compagnie diverse. È questo il nostro progetto!»
(Foto by Ciro Teodonno)
Ciro Teodonno
