Il mercato estero può portare la Campania fuori dalla recessione

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La società partecipata “Studi e Ricerche per il Mezzogiorno”, del Gruppo Intesa Sanpaolo, il 5 Dicembre ha presentato i risultati di un’indagine intitolata «Lo scenario economico nazionale e le prospettive del “commercio estero” per le imprese campane».
In questo lavoro viene posta una lente d’ingrandimento sulla situazione economica campana sia riferita all’interno del territorio sia con riferimento allo scenario internazionale.
Quanto allo scenario interno viene osservato che si riscontra una congiuntura negativa che comincia nel 2003, che si inasprisce a partire dal 2008 e che prosegue fino ad oggi.
Un’inversione di tendenza sarà possibile, secondo la SRM, a partire dalla seconda metà del 2013.
Il quadro economico campano, come prevedibile a motivo della recessione, fa registrare anche una diminuzione dei consumi interni, il che fa concludere che vere possibilità di sviluppo siano da ricercare nel commercio con l’estero.
Proprio in riferimento agli scambi con l’estero il documento dell’SRM evidenzia un dato molto interessante: i maggiori margini di crescita non sono all’interno dell’unione europea, il che stupisce dato che L’UE nasce, tra l’altro, proprio per favorire il commercio all’interno del vecchio continente, ma con i mercati extra-europei.
L’export campano (no oil) infatti ha registrato la maggiore crescita in Asia e nell’area del Mediterraneo con il +51% e in America con il +33,5% nell’ultimo quinquennio.
Lo studio in questione però evidenzia i limiti delle imprese campane nel rapportarsi con l’economia estera. In primo luogo si pone un problema di “dimensione”: stando ai dati Istat in Campania c’è il 27,5% delle imprese meridionali e il numero medio di addetti è pari a 3,01 (contro una media italiana pari a 3,88).
Questo sottodimensionamento condiziona negativamente prima gli investimenti e, conseguentemente, l’innovazione delle imprese campane.
Da tale quadro emerge con chiarezza che sono le imprese medie e grandi che potranno dare un importante contributo per una inversione del trend recessivo attualmente in atto.
Sono le imprese medie e grandi, infatti, che riescono ad attrarre maggiori investimenti e di conseguenza possono investire in migliorie tecnologiche che permettono loro di rivolgersi a mercati che si trovano fuori dai confini nazionali.
Infine un dato incoraggiante della ricerca ci rivela che il prodotto interno lordo della Campania è superiore a quello della Slovacchia: 98 miliardi di euro circa contro 74 miliardi.
In sostanza esistono ampi margini e spazi di crescita che consentono di immaginare un riscatto del territorio grazie alle imprese che avranno il coraggio di esplorare nuovi mercati.
(Fonte foto: web)

Alessio Buonomo