L’Intervista: Francesco Afro De Falco, regista di Vitriol

In un’epoca in cui la realtà distributiva lascia poco spazio alla creatività del cinema indipendente, raramente emergono personalità che con tematiche ancora poco esplorate portano una ventata di novità nel cinema italiano. Il regista porticese Francesco Afro De Falco (foto), che ha diretto Vitriol, racconta le difficoltà di destreggiarsi in questo settore, le origini della sua passione per il cinema e i suoi progetti futuri.
È difficile per un regista esordiente trovare spazio in una realtà distributiva  dominata da commedie e dall’industria americana?
«Molto difficile. Basti pensare che, non avendo molto potere decisionale, siamo usciti in distribuzione nelle sale allo stesso momento di “Breaking Down”, ultimo capitolo delle saga “Twilight“.
Addirittura alcune persone che volevano vedere “Vitriol” mi hanno raccontato che in certe sale eliminavano le proiezioni del nostro film indipendente e lo sostituivano con “Breaking Down”.
C’è una casta che sembra avere quasi paura delle new entries e fa di tutto per limitarle. La casta, che ha più esperienza, ha quasi il timore di cedere il posto ad una generazione più giovane e fa di tutto per mantenere la sua posizione. Tutto questo ha influito negativamente su “Vitriol».
Quali sono le origini della tua passione per l’esoterismo e la massoneria?
«Ho avuto il primo approccio esoterico quando facevo parte di una compagnia stabile di attori, i “Senza Filtro”, diretti dall’artista napoletano Lello Masucci. In quel periodo presi parte ad uno spettacolo teatrale incentrato su i filosofi Giordano Bruno, Tommaso Campanella, Giovanni Battista Della Porta, tre personalità nostrane, ricercatori esoterici.
Mi innamorai perdutamente di Giordano Bruno, per cui diressi, tra i diciannove e i vent’anni, un corto dal titolo “Eroico Furore” e anche un docufilm dal titolo “Giordano Bruno e i Rosacroce” sul contatto tra il filosofo e una cellula di proto rosacrociani svizzeri. Ho continuato, poi, ad approfondire l’interesse per Bruno e altri personaggi storici».
Difficoltà durante la lavorazione?
«Se ne sono verificate molte. Ad esempio abbiamo girato nel “Quadrato degli uomini ilustri” dell’antico cimitero di Poggioreale, dove sono sepolti grandi uomini che appartenevano all’Ordine massonico.
Il cimitero è così vasto che abbiamo dovuto percorrere tratti decisamente lunghi per trasportare l’attrezzatura necessaria per girare; la difficoltà riguardava in particolar modo le luci. Fortunatamente il capo elettricista, Alessio Celentano, si è inventato vari espedienti per portare la corrente dove occorreva, utilizzando chilometri di prolunghe. Due giorni dopo abbiamo girato nell’Ipogeo vanvitelliano della Santissima Annunziata; anche lì è stato difficile girare, perché dovevi muoverti come se ti trovassi in una cristalleria».
Una curiosità sulla lavorazione del film?
«Si tratta di un episodio molto fortunato. Il giorno in cui ci recammo a Villa Lebano di Torre Annunziata per girare una scena, trovammo il giardino invaso da una fittissima vegetazione; in particolare c’erano quattro palme che rendevano impossibile la lavorazione.
Così, con estremo rammarico, poiché si tratta di un mockumentary e come tale dovrebbe anche rappresentare una parte di verità, decidemmo di scegliere un’altra location per girare. Ma la settimana successiva una telefonata ci avvertì che il fulmine di una tempesta improvvisa  aveva colpito una delle palme, generando un incendio. Spento l’incendio e pulito tutto, la villa sembrava completamente rimessa a nuovo ed abbiamo potuto fare le riprese».
Un regista che ammiri?
«Senza dubbio Sergio Leone, regista decisivo per la mia formazione. Lo ammiro in particolar modo per le sue inquadrature, per come “dipinge” attraverso la regia il carisma dei personaggi».
Quando hai capito di voler fare il regista?
«Il film che mi ha iniziato a quest’attività è stato anche il primo film che ho visto al cinema: “Batman” di Tim Burton. In quel tempo al cinema non era ancora vietato fumare e nella sala aleggiava una cappa di fumo. Ricordo che la presentazione iniziale in cui compariva molto lentamente il logo di Batman, gli effetti di fumo scenografici, il fumo reale della sala e la musica alta che si sprigionava dalle casse, mi lasciarono impressionato e folgorato».
Progetti in cantiere?
«Dovrei girare un corto in costume sul principe di Sansevero ambientato nel ‘700, sulla scia di quello su Giordano Bruno. I protagonisti saranno Sansevero e lo scultore Giuseppe Sammartino. Inoltre si pensa ad una web series o una serie televisiva basata sul concetto un po’ continuativo del film “Vitriol” ».

Francesca Mancini