Mundu Rua: nuovi linguaggi musicali alle falde del Vesuvio

Ho appena finito di ascoltare il nuovo disco dei Mundu Rua, Kaleidophonia.
Come già ho avuto modo dire altrove, ho una visione crociana dell’arte, globale. Intendo l’arte come condizione naturale dell’uomo di poter rappresentare con una forma l’attraversamento del proprio essere in quella energia potente che, vincendo la forza di gravità, dal centro della terra si espande verso tutti i punti dell’universo: la bellezza.
L’arte è lo strumento che l’uomo ha a disposizione per poter soddisfare una esigenzamettere in-forma, ovvero dare una forma possibile a questa naturale energia, alla bellezza.
La musica dei Mundu Rua risponde a questa esigenza, è la messa in forma di un frammento di bellezza pura.
Mundu Rua. Strade del mondo. Dario Perroni, Mario Di Bonito, Giandomenico Caniello.
La loro musica, nata in una soffitta alle falde del Vesuvio, è ritualità, è un insieme di immagini che evocano altre immagini.
I tre musicisti con sonorità moderne, realizzate con strumenti diversi (da quelli africani come il buzuhi, flauti, percussioni, a quelli tradizionali come la ciaramella, a quelli tipicamente rock, come il basso, la batteria elettrica e la chitarra), svolgono con un certosino lavoro di ricerca sul linguaggio una grande e sensibile operazione  artistica, che scava nelle pieghe più profonde dei linguaggi ancestrali di luoghi e di tempi diversi.
Una ricerca che si materializza in raffinati momenti musicali dove il suono diventa parola e la parola suono.
I Mundu Rua ricreano  e propongono nei loro concerti, una sorta di ancestrale linguaggio da vivere, come ama sempre ricordare Dario Perroni, come un momento rituale e magico.
Vederli dal vivo, e mi è capitato più di una volta,  è una vera esperienza.
Un momento magico che è anche sottolineato dalla splendide coreografie, spesso con il contributo della bravissima ballerina Ornella Iurio, e da maschere e costumi indossati che sono vere e proprie sculture.
Il tutto non è  mai solo  accompagnamento o colorazione o costume spettacolare, ma parte integrante delle performance.
L’intento degli artisti è quello di ricreare un linguaggio sinergico tra varie forme espressive, nello spazio e nel tempo, e riproporle in un unico momento, che è quello dell’ascolto dove lo spettatore finisce di essere solo uno spettatore passivo ma diventa parte attiva e protagonista di un momento di alto valore simbolico ed evocativo.
Un concerto dei Mundu Rua è sempre una esperienza che coinvolge i sensi.
Una musica sensoriale, metafisica, antichi suoni sono sempre proiettati nel tempo futuro.
Qualcuno disse che l’universo è musica.
Se è vera questa affermazione, la musica dei Mundu Rua è una piccola costellazione in perfetta armonia con questo infinito-spartito nel quale ognuno di noi è una singola nota.

Mario Scippa

(Fonte foto: web)