L’intervista. A tu per tu con Gabriella Di Luzio

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Sandra Milo e Gabriella di Luzio

Come si definisce Gabriella di Luzio?                                                                                                       
Oddio, non che mi creda più interessante della media, ma penso di sfuggire a una definizione che mi racchiuda in un ambito concettuale. Quello che posso dire è che in me convivono più anime, che ho zone di luce e ombra. Insomma sono un ossimoro, forse perché napoletana. Ecco, mi viene in mente la definizione che Goethe ha dato della mia città: “paradiso abitato dai diavoli”. In me convivono l’angelo e il diavolo, la luce e le tenebre, il broncio e il sorriso, la gioia e il dolore.
Quali sono le particolarità per arrivare nel mondo dello spettacolo?
Ma io non sono idonea a parlare delle qualità necessarie per “arrivare” nel mondo dello spettacolo, perché quando ho iniziato non c’erano i reality, i talent show che oggi sembrano essere la scorciatoia per bypassare la tanta gavetta che artisti come me hanno fatto. In ogni caso ritengo che le qualità per emergere siano sempre le stesse: ferrea determinazione e tanto studio. Oltre, ovviamente, a una grande passione e una buona dose di talento naturale che, se manca, vanifica tutto il resto.
Ha avuto storie con uomini famosi ma non le ha rese pubbliche, cosa pensa del gossip?
Penso che se può aiutare qualcuno fare un po’ di rumore intorno alla propria persona per far parlare di sé, che ben venga. Ma poi torniamo allo stesso discorso di prima: dopo i primi rumors, se non si è supportati da talento e competenza l’eco si spegne e si ritorna nell’anonimato. Per quanto mi riguarda non ho mai strumentalizzato uomini famosi coi quali posso aver avuto una liaison, perché ritengo l’amore una faccenda troppo importante e privata, che riguarda solo me e il partner.
 
Dopo tanto cinema e teatro due libri. Perché?
L’una cosa non esclude l’altra, tant’è che durante la scrittura dei miei libri continuo a lavorare nello spettacolo. E le due dimensioni non sono in contraddizione, anzi, sono due forme di comunicazione, l’una attraverso la parola parlata, l’altra attraverso la parola scritta. Sono una comunicatrice e il bisogno di comunicare per me è vitale. Credo che rappresenti una richiesta di affetto, il bisogno di essere ascoltata, che esaudisce anche il mio lato narcisistico, che mi vuole al centro della scena, per raccontare di me ma anche di entrare nelle vite altrui, e nulla più del teatro e della scrittura può soddisfare queste pulsioni.
Che rapporto ha con il suo corpo e con il nudo?
Col mio corpo ho un rapporto altalenante: sono ipercritica e spietata con me e in alcuni giorni mi trovo orribile, salvo poi a riconciliarmi col mio fisico e trovarmi agréable. Il nudo? Ho mostrato un seno in un film di Liliana Cavani, “La pelle” tratto dall’omonimo romanzo di Curzio Malaparte, e sempre un seno in un film di Pasquale Festa Campanile, “Gegè Bellavita”. Con Tornatore, che ha spogliato me e la Bellucci in una scena di sesso con due Tedeschi in “Malena”, ambientato come il film della Cavani nella seconda guerra mondiale, il nudo di quella scena non si è visto che nel turbinio di un caleidoscopio che lo ha reso praticamente indecifrabile. Pur non esultando al pensiero di spogliarmi, trovo certe scene di nudo di alcune colleghe molto belle e assolutamente non volgari.
Chi l’ha più delusa e chi l’ha più piacevolmente sorpresa?
Devo dirlo? Chi mi ha più delusa è l’uomo che, dopo quattordici anni d’amore, mi ha piantato  nel momento più drammatico della mia vita, “evaporando” nel nulla senza alcuna spiegazione. È tornato dopo tre anni, ma troppo tardi: in tutta solitudine avevo laboriosamente elaborato il lutto e il dolore dell’abbandono, e ormai non c’era più spazio per lui. Ma nella mia vita ho avuto anche piacevoli sorprese, da persone dalle quali non me le sarei aspettate, come da un caro amico, venuto a mancare repentinamente la scorsa estate, che è stato il mio angelo custode e mi è stato vicino nei momenti di dolore, del tutto disinteressatamente.
 
C’è proprio tanta rivalità nel mondo dello spettacolo?
Sì, c’è tanta rivalità nel mondo dello spettacolo, che però, essendo sempre sotto i riflettori, viene iperbolizzata ed esasperata dai media. Per quanto ne so, anche altri ambienti lavorativi che non hanno nulla a che fare con lo spettacolo sono covi di vipere.
Meglio scrivere o recitare?
Come ho già detto prima, l’una cosa integra l’altra, soddisfacendo la mia esigenza di comunicare.

C.S.

(Foto: Ufficio stampa)