Gli States si leccano i baffi: Brasile-Argentina che spettacolo!

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Messi scappa palla al piede (foto: Reuters)

Chissà se Walter Mazzarri avrà visto la partita. Sicuramente, in tribuna, c’era Riccardo Bigon. Forse per valutare qualcuno dei suoi, forse per visionare qualche altro elemento. Resta il fatto che Brasile – Argentina è stata tutt’altro che una semplice amichevole. Goal, spettacolo e botte da stropicciarsi gli occhi un 4 a 3 da vedere e rivedere. Le due Big sudamericane hanno deliziato il pubblico del New Jersey visibilmente divertito e appassionato a dimostrazione che anche nel nuovo continente, il soccer prende sempre più corpo per sfidare i primi sport nazionali quali NBA, NFL e NHL.
Spettacolo puro. Capovolgimenti di fronte continui, velocità assoluta per una sfida da botta e risposta. La “Seleçao” brucia i tempi e inizia subito a mostrare il suo gioco: palla a terra e scambi repentini sempre in verticale; dall’altro lato, però, la “Seleçion” risponde con la squadra in blocco appoggiandosi su quel genietto di Lionel Messi devastante, finalmente, anche in nazionale. La prima marcatura cade al 22′ con Romulo che scaglia un diagonale forte e preciso alle spalle di Sergio Romero. E’ solo l’inizio perchè sul finire di primo tempo arriva l’1-2 di Lionel Messi che prima sfrutta un corridoio centrale, poi elude la linea del fuorigioco e insacca solo dopo aver saltato Rafael. Il secondo tempo, invece, è una giostra impazzita di emozioni con il pareggio di Oscar e il vantaggio di Hulk che sfrutta un’avventata uscita di Romero. Brasile, quindi, che capovolge il risultato e si porta avanti, ma non per molto visto che l’Argentina si scuote e trova il pareggio con Federico Fernandez che di testa salta più alto di tutti e riacciuffa il pareggio prima di lascia a Lionel Messi l’incombenza di pescare una magia fantastica con un sinistro a giro dai 20 metri che si spegne direttamente all’incrocio dei pali. Una magia incredibile per la “Pulga” che con la tripletta al Brasile sembra ritrovarsi anche senza il blaugrana.
Parata di stelle. Quanti campioni affermati e futuri in campo. Tutti insieme per regalare al sobrio tifo statunitense un motivo per amare il calcio. Neymar, Marcelo, Hulk e Leandro Damiao per citarne qualcuno già di moda; Oscar, Casemiro e Bruno per citare qualche stella che sboccerà. L’Argentina non è da meno perchè oltre alle bocche di fuoco Messi, Aguero, Di Maria, Higuain e Mascherano ha mostrato qualche altro elemento da non sottovalutare. Certo fa effetto vedere in maglia argentina un certo Guinazu passato per l’Italia nei primi anni duemila per non lasciare traccia con la maglia del Perugia. Altro effetto, invece, notare come in campo buona parte dei protagonisti vantano una carta d’identità dal 1988 al 1992 tanto per garantire la loro presenza a lungo per la gioia di tutti, anche per gli americani…
Mazzarri avrà visto?. Ce lo siamo domandati anche prima: ma Walter Mazzarri avrà visto la partita? In campo c’erano volti conosciuti dal tecnico partenopeo: gli attuali Fernandez e Campagnaro; il quasi ex Lavezzi e l’ex Sosa. Appunto, il “Principito”, passato da Napoli per una toccata e fuga, ribattezzato per la sua poca progressione e dimenticato tra le terre ucraine del Metalist. Quello visto con il Brasile è un calciatore altisonante e dalle qualità “principesche”: destro, sinistro, di prima o in appoggio. Tutti i palloni passati dai suoi piedi non erano mai banali. A questo punto la domanda sorge spontanea: siamo sicuro che il suo fallimento in maglia azzurra sia tutta colpa sua? In nazionale, Sosa gioca da interno di centrocampo e in determinati momenti della partita diventa regista avanzato. In pratica non ha bisogno di correre ma di far correre. Chiedere a Messi per essere sicuri. Federico Fernandez, poi, porta ad andare su tutte le furie se si pensa al minutaggio in azzurro e alle due gare ravvicinate disputate in America con la sua nazionale: insuperabile di testa, puntuale negli anticipi, perentorio in area di rigore. Oltre al goal, Fernandez ha letteralmente annullato Leandro Dimano ed ha salvato un goal fatto su Neymar a porta spalancata. Magari Bigon ci ripenserà (se davvero è sul mercato) e forse proverà a convincere il proprio tecnico ad aprire i propri orizzonti globalizzando anche il suo modo di valutare quelli nuovi e “sconosciuti”.
Un “pocho” nervoso. Sosa e Fernandez hanno disputato buona parte della gara mentre Campagnaro (alla sua seconda presenza in nazionale) e Lavezzi hanno fatto il loro ingresso nelle battute finali. Lavezzi, inoltre, ha praticamente disputato due minuti partita prima di perdere la testa: è partita vera, lo avevamo già detto, e nessuno le manda a dire. Lavezzi si scontra con il brasiliano del Real Madrid Marcelo e subisce un colpo al volto, il futuro parigino non ci sta e risponde al colpo accendendo una mezza rissa. Espulsione per il pocho ed espulsione anche per il brasiliano, ma Lavezzi perde la testa e inizia a rincorrere Marcelo fino a scalciarlo sotto gli occhi di arbitro, compagni e avversari. Una brutta scena per una partita che non si è fatta mancare proprio nulla.
 

Fabio D’Alpino