Gli allievi di Cagliostro


Con la morte di Tschudy nel 1769 a Parigi e di Raimondo de Sangro a Napoli nel 1771, il gruppo di studiosi del Sistema Alchemico Evocatorio Egizio Osirideo della Loggia napoletana detto precedentemente Adonhiramita e dal 1774 con Luigi d’Aquino Arcana arcanorum, era diretta da Alessandro di Cagliostro e da Vincenzo de Sangro, figlio di Raimondo, insieme con il discepolo diretto del Sansevero ancora vivente, l’ingegnere Felice Piccinini, direttore del laboratorio e già da tempo professore di matematica dei ragazzi della famiglia, fecero esperimenti tra il 1773 e il 1775.
Nel 1776 Piccinini venne arrestato con l’accusa di massoneria dalla polizia agli ordini del commissario Gennaro Pallante.
Morto il d’Aquino, tra Cagliostro, che risiedeva a Roma, e Vincenzo de Sangro iniziò un carteggio epistolare, come si evince dalle relazioni del 1789 delle gendarmerie borbonica e pontificia
Cagliostro in seguito venne arrestato a Roma e il suo discepolo Gian Gastone Rezzonico della Torre, già dignitario del duca di Parma Ferdinando I di Borbone, riuscì a fuggire nella carrozza dei de Sangro alla volta di Napoli, dove fu ospite di Palazzo Sansevero.
Una volta morto per avvelenamento nel1790 il principe Vincenzo, il conte Rezzonico passò nella casa napoletana del medico massone Domenico Cirillo di Grumo Nevano fino al 1792, anno della sua morte.
Dopo qualche anno, il 16 gennaio 1795, a Palermo morì di veleno il principe Francesco d’Aquino, fratello di Luigi, vicerè borbonico e Gran Maestro della massoneria siciliana, cugino dei Sansevero.
Pochi mesi dopo, il 26 agosto 1795, Cagliostro morì per infarto nell’inaccessibile fortezza di San Leo, nell’attuale provincia di Rimini.
Una serie di morti avvenute a poca distanza l’una dall’altra, alcune dovute al veleno, altre più o meno naturali … Ma questa è un’altra storia.
Tutte persone comunque legate alla Massoneria napoletana dalle radici antiche …
Fondata nel 1741 e diretta dal 1750 al 1751 da Raimondo de Sangro principe di Sansevero, la Massoneria napoletana venne poi diretta da Francesco d’Aquino di Caramanico dal 1773 al 1775.
Dal 1763 la Massoneria a Napoli era divisa tra la filiazione scozzese inglese, seguita dal Caramanico e dal generale Diego Naselli Aragona – la Loggia fu in sonno dal 1789 al 1806 – e la filiazione egiziana che faceva capo al Sanvero e Tschudy, che poi fu diretta da Vincenzo de Sangro con l’ausilio di Luigi d’Aquino con brevi comparse di Cagliostro.
In seguito fu diretta dall’avvocato Mario Pagano dal 1790 al 1799, mentre in Sicilia il ramo devoto al de Sangro veniva diretto dal principe Carlo Cottone di Villarmosa fino al 1816.
Intanto a Napoli la massoneria scozzese riapriva i battenti nel 1806; quella egiziana nel 1811 nella capitale borbonica e dal 1814 con il barone Lorenzo de Montemayor.
Finì con l’unirsi alla carboneria napoletana risorgimentale tra 1816 e 1821, con la Loggia Egizia La Vigilante.
Sfidando la polizia borbonica, nel 1828 l’Ordine Egizio riaprì i battenti con la Loggia Folgore, andando per prudenza in sonno il 16 maggio del 1860, essendo diretta dal 1840 al 1860 dal principe reale Leopoldo di Borbone Due Sicilie, fratello di re Ferdinando II.
Il medico Domenico Cirillo, dopo aver preso parte nel 1861 risveglio della loggia Sebezia, diretta da Domenico Anghera, e fece parte del Grande Oriente Egizio dal 1865.
Una storica Loggia operava poi a Torre Annunziata: la Figlia del Vesuvio, fondata nel 1808 e in sonno dal 1821, risvegliata nel 1838 e ancora in sonno dal 1860, poi nuovamente risvegliata dal 1865 e in sonno dal 1925, diretta dal 1865 al 1885 da Giustiniano Lebano che si trasferì a casa sua a Trecase nella sua villa per dirigere la nuova Loggia Egizia.
Lebano fu il continuatore di questo nodo napoletano, iniziato il 1 dicembre 1747 a con Raimondo de Sangro, e lo diresse fino alla sua morte nel 1910.
Fece scuola, Giustiniano Lebano, proprio come Cagliostro e Sansevero: la prossima volta narreremo dei suoi allievi di Napoli, Torre Annunziata e Portici dell’Ordine Egizio Osirideo Scala fino al giorno d’oggi.
(Foto: web)

Michele di Iorio