Addio, figlio del vento

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È morto questa mattina del 21 marzo 2013, all’età di 61 anni l’atleta olimpionico Pietro Mennea.
Nato a Barletta il 28 giugno del 1952, da tempo lottava contro una grave malattia; si è spento stamane durante il ricovero in una clinica di Roma, la sua città d’adozione.
Considerato il più grande atleta velocista italiano era famoso soprattutto per il suo record di velocità sui 200 metri (di 19″72) conseguito nel 1979 a Città del Messico e che è durato fino al 1996, anno in cui venne superato dal velocista afroamericano Michael Johnson.
Ma il record di Mennea risulta tutt’ora il primato europeo, oltre a vantare d’esser stato il più longevo con i suoi 17 anni di imbattibilità.
Proveniente da una modesta famiglia della provincia pugliese Pietro dedicò l’intera vita allo studio e allo sport; infatti oltre ad essere un eccellente atleta era anche plurilaureato in scienze politiche, scienze motorie, lettere e giurisprudenza.
Conseguì anche il titolo di avvocato ed fu inoltre parlamentare europeo.
Si racconta che da ragazzo nella sua città natale scommettesse con gli amici sfidando e battendo le auto in velocità sui 50 metri, guadagnandosi la somma di 500 lire per un cinema e un panino.
Eppure ai suoi esordi col mondo dello sport veniva visto con diffidenza perchè la maggior parte degli allenatori ritenevano che avesse un fisico alquanto esile per poter sfondare nel mondo dell’atletica leggera, in particolare nella corsa.
Ma Pietro Mennea seppe smentire tutti, dimostrando che col cuore e con la forza della mente si possono ottenere grandi risultati.
Infatti vinse i campionati europei del 1974 e conseguì l’oro olimpico nel 1980 a Mosca, l’anno dopo aver stabilito il record mondiale di velocità sui 200 metri, collezionando ancora successi negli anni successivi, fino alle olimpiadi di Seul del 1988, le sole a rivelarsi deludenti per l’atleta ma dove però ebbe comunque la soddisfazione di fare da portabandiera ufficiale della squadra azzurra.
Successivamente, oltre che alla famiglia, continuò a dedicarsi al mondo dello sport da dietro le poltrone della politica e del mondo dirigenziale.
È sempre stato un esempio di completa dedizione e di tenacia, con la sua continua sete di miglioramento ha saputo insegnare allo sport italiano che la forza di volontà ancor prima dei muscoli è l’arma più efficace per conseguire i propri obiettivi.
La sua immagine di atleta e uomo instancabile raggiunse un prestigio tale da fargli meritare la nomina nel 1979 di “commendatore d’ordine al merito della Repubblica Italiana”.
Soprannominato “la freccia del sud”, di lui si ricorderà sempre quel suo elegante stile di corsa, dal passo felpato e leggiadro, tale da esser definito il “figlio del vento”.
Il mondo dello sport piange il suo lutto nella camera ardente che sarà allestita nel pomeriggio, per volere del Presidente del CONI Giovanni Malagò, proprio nella  sede del Comitato Olimpico Nazionale Italiano a Roma.
(Foto by Getty Images)
Francesco Bartiromo