Totò e il quadro avito

antenato_TotòCAVA DE’ TIRRENI(SALERNO) – Del grande attore e comico napoletano Antonio de Curtis in arte Totò ci siamo già occupati per la sua biografia massonica.
Totò nacque a Napoli nel Rione Sanità al numero civico 107 di via Santa Maria Antesaecula il 15 febbraio 1888, da Anna Clemente, madre nubile, che lo registrò all’anagrafe con il suo cognome.
Anna Clemente, il cui vero nome era Maria Marotta, madre di Totò, era originaria di Roccagloriosa, piccolo centro agricolo a pochi km dal golfo di Policastro. al servizio dei marchesi de Curtis nella residenza estiva cilentana, rimase incinta e fu spedita a Napoli a partorire per ordine del marchese padre.
In seguito, nel 1921, sposò il padre naturale di Antonio, il marchese Giuseppe de Curtis, e il frutto del loro amore venne riconosciuto come figlio legittimo.
Inoltre nel 1933 Totò venne adottato dal marchese Francesco Maria Gagliardi Focas.
Il Tribunale di Napoli nel 1950 riconobbe al grande attore il diritto di fregiarsi dei nomi e dei titoli nobiliari de Curtis Gagliardi Focas.
Le origini della famiglia de Curtis sono antichissime: stirpe longobarda del x sec d.C. trapiantata in Salerno, si radicò nel casale di Cava de’ Tirreni, in frazione de Curti e poi Li Curti, nobili di Cava e patrizi di Ravello.
La famiglia poi si diramò in Somma Vesuviana con il rango di duchi dal 1738.
Totò, attore e autore del libro umoristico e simbolico di vita e di massoneria ‘A livella, era molto legato alle sue origini nobiliari, tanto che sottolineò il suo orgoglio di appartenere a cotanta stirpe così com’era nel suo stile, in un film: «Signori si nasce. Ed io, modestamente, lo nacqui».
Nel 1961 Totò passò per Cava de’ Tirreni e vide nell’aula consiliare del Palazzo Comunale un quadro risalente 1585 che raffigurava un suo antenato, don Camillo de Curtis, consigliere del Regio Consiglio vicereale di Napoli e preside del Sacro Consiglio Regio. Riscontrò una forte rassomiglianza con sé stesso: era quasi un sosia e si convinse di essere la sua reincarnazione.
Si rivolse subito all’allora sindaco di Cava Eugenio Abbro: voleva acquistarlo, a qualsiasi prezzo, e non solo per il piacere di possedere un quadro di un antenato.
Antonio Griffo Focas Flavio Angelo Ducas Comneno Porfigenito Gagliardi De Curtis di Bisanzio, Altezza Imperiale, conte Palatino del Sacro Romano Impero, Esarca di Ravenna, Duca di Macedonia e di Illiria,. Antonio Griffo Focas Flavio Dicas Commeno Porfirogenito Gagliardi de Curtis di Bisanzio, Altezza Imperiale, conte palatino e cavaliere del Sacro Romano Impero, Esarca di Ravenna, duca di Macedonia e di Illiria, Principe di Costantinopoli, di Cilicia, di Tessaglia, di Ponto, di Moldavia, di Dardania, del Peloponneso, conte di Cipro e di Epiro, conte e duca di Drivasto e di Durazzo e marchese di Somma Vesuviana, nobile di Cava e patrizio di Ravello,  in arte Totò, si sentì rifiutare la proposta. Abbro la respinse in modo inappellabile: il dipinto era patrimonio inalienabile della città.
Il principe della risata si indispettì, e andò via sempre più convinto di essere una sua reincarnazione del suo antenato.
Nel 2011 il Comune di Cava de’ Tirreni in ricordo di quell’episodio del 1961, nella persona del sindaco avvocato Marco Galdi istituì in in onore di Totò il Premio Li Curti nell’ambito del Festival teatrale dell’artista della Valle Metelliana Gertrude Barba.

 Michele Di Iorio