Commemorazione della strage di Pietrarsa


PORTICI – Centocinquant’anni dopo una pagina nera della nostra storia, il Museo di Pietrarsa apre le sue porte ad un evento commemorativo: l’eccidio del 6 agosto 1863.
Quel giorno, infatti, l’opificio fu teatro della prima manifestazione operaia in Italia: i bersaglieri repressero la protesta nel sangue.
Con la visita al museo ferroviario, l’esposizione di prodotti tipici, la presenza di vari stand e lo spettacolo di Aldo Vella messo in scena da Rosaria de Cicco e Roberto Capasso, la kermesse ha avuto un ottimo esito.
L’invito rivolto a chi era già a conoscenza di questa storia, è quello di riflettere sul motivo di certi avvenimenti; per i tanti a cui questa suonava nuova, invece, è stato un modo per conoscerla.
Perché questa storia è così poco conosciuta? Perché vale la pena ricordarla?
Sono queste le domande a cui ha risposto il presidente del Movimento Neoborbonico Gennaro de Crescenzo: «C’è stata raccontata una storia sottile, ci hanno fatto credere che eravamo un popolo arretrato, tutto questo per poterci dire che dovevamo stare sotto, invece di far sapere ai nostri ragazzi che eravamo i più industrializzati in Italia e nel mondo».
Sulla questione politica si esprime così: «Non è colpa dei sindaci, loro non sanno, non hanno dimestichezza con questa storia, loro sono nati a Napoli ma non sono di Napoli e non sono legati con la stessa passione a questi luoghi, e non ci hanno rappresentato come meglio potevano».
Il professor De Crescenzo, circoscrive la questione alla parola “subalternità” e al fatto che, come italiani, ci hanno insegnato la sottomissione.
Anche il segretario del Movimento Neoborbonico Salvatore Lanza, ha lasciato una breve dichiarazione a Lo Speaker: «Questa commemorazione è un momento triste, ma anche bello, perché è l’aggregazione intorno a certi simboli spesso non ricordati. Quando parliamo del Sud spesso ci incontriamo per commemorare le stragi delle storie di mafia e di camorra, ma questo è un passo decisivo e dimenticato della nostra storia».
Il Movimento Neoborbonico, di matrice puramente culturale, è impegnato da molti anni nella riappropriazione dell’identità del Sud Italia.
Tra i vari eventi da loro organizzati, questo è uno dei più sentiti dato che ci si raccoglie intorno ai primi martiri dell’industrializzazione italiana. «È una scommessa culturale, per la formazione di future classi dirigenti in grado di vivere con orgoglio le proprie origini e riuscire a partire da una parità culturale per poter crescere,e riaffermare la nostra dignità».
Molti gli interventi durante la commemorazione, cominciata con Padre Patrick della chiesa dell’Immacolata detta dei ferrovieri, luogo di culto di riferimento degli operai di Pietrarsa, dove ancora oggi suona una campana fusa proprio all’Opificio.
Il professor Vincenzo Viuli, storico specialista del Sud, ha proseguito poi la discussione con un intervento di profonda analisi su quello che è stato il primo sciopero del mondo occidentale.
Giuseppe Infante, il sindaco di Portici, Nicola Marrone, e quello di Ercolano,Vincenzo Strazzullo, hanno dedicato anch’essi qualche parola in memoria dell’evento.
Ha preso poi la parola Nino Daniele, assessore alla Cultura del Comune di Napoli ed ex-sindaco di Ercolano, e con la sua citazione del primo articolo della Costituzione italiana genera grande scontento tra le frange estremiste, che danno una coloritura politica alla questione della secessione.
Credere o non credere che questo sia il mezzo per riappropriarsi della nostra identità?
La scommessa culturale di Gennaro  De Crescenzo è e deve essere anche la nostra, in questo momento in cui convergiamo a commemorare le 7 vittime e i 20 feriti dell’eccidio di Pietrarsa, così come ricordiamo il folklore, il buon cibo, e tutta la cultura del Regno delle Due Sicilie.
(Foto by Irene Campese)

Irene Campese