WASHINGTON D.C. (STATI UNITI) – Pubblicato un riassunto del rapporto del “Comitato ristretto per l’intelligence”, l’organo che si occupa della sovrintendenza di varie agenzie governative, riguardante l’efficacia delle tecniche di “interrogatorio” utilizzate sui prigionieri della CIA. Dopo 6 anni di ricerche, documenti analizzati per 6,3 milioni di pagine che hanno generato un report di 6mila, 40 milioni di dollari spesi, il Comitato ha “scoperto l’acqua calda”.
In venti punti, l’inchiesta mostra come le tecniche di “interrogatorio avanzato” usate durante la “lotta al terrorismo” post 11 settembre, non abbiano prodotto i risultati dichiarati dalla CIA, che si è resa colpevole di aver mentito al Senato, al Congresso e persino alla Casa Bianca.
Nelle dichiarazioni della CIA, infatti, tali tecniche avrebbero portato ad importanti risultati, ad esempio all’uccisione di Osama bin Laden. Sia ben chiara una cosa: molte delle tecniche di tortura utilizzate, tra cui il water-boarding (la tecnica di annegamento simulato), erano – più o meno- legali.
Questo significa che per la legge statunitense la tortura è illegale, ma durante l’amministrazione Bush sono stati elaborati i cosiddetti “Torture Memos”, degli scritti che dimostrano come le tecniche di “interrogatorio avanzato”, se interpretate in un determinato modo, grazieall’autorità presidenziale, possono essere considerate legali. Così è stato fino all’insediamento del successore Obama.
Il problema, secondo il Comitato, il Senato, il Congresso e gli altri organi politici dal viso bronzeo, è un sillogismo aristotelico: le torture sono legittimate dai risultati; i risultati sono stati falsati; le torture non sono legittimate.
Gli agenti non si sono limitati alle pratiche “più o meno consentite”, ma hanno anche lavorato di fantasia. Oltre al waterboarding, alla privazione del sonno e all’incatenamento in “stress positions” – posizioni in cui il peso del corpo viene scaricato in modo da causare dolore o cedimento muscolare – giustificate dai “Torture Memos”, i torturatori ci hanno messo del loro.
È il caso di detenuti che sono stati sottoposti a “reidratazione” e “nutrimento rettale”, bagni d’acqua ghiacciata,minacce di morte rivolte a loro o alla loro famiglia.
Il documento condanna, oltre alle menzogne, l’uso eccessivo di queste tecniche. Insomma: va bene annegarli, ma non troppo. Se questo poi, (stranamente!) porta i detenuti come Khalid Sheik Mohammed a inventare falsità su armi nucleari e sul reclutamento di terroristi pur di accontentare i propri carcerieri, il Comitato si arrabbia.
Per anni, almeno 119 prigionieri sono stati alla mercé di aguzzini autorizzati dal Governo degli Stati Uniti. Tra questi, 26 non avrebbero neanche dovuto essere imprigionati. In un clima da terrorismo mediatico, più che da integralismo religioso, tutto questo è stato perpetrato in nome della difesa del popolo americano. Un popolo che ha permesso che il proprio governo ricorresse a brutali tecniche di coercizione e sottomissione, finanche alla disumanizzazione dei prigionieri pur di sentirsi al sicuro.
Una finta sicurezza, la cui necessità è stata promossa continuamente dagli attentati del 2001, che serve a giustificare continue violazioni, che siano essere dei diritti umani fondamentali o della privacy dei cittadini. Un bambino di 13 anni all’epoca degli attentati, è un uomo di 26 oggi, cresciuto col terrore negli occhi, pieni di odio verso popolazioni di un non meglio specificato medio-oriente.
Continue generalizzazioni, ghettizzazioni culturali e plagi psicologici media-mediati, sono le cause delle “Guantanamo” sparse per il mondo. Un uomo spaventato, si sa, diventa facilmente un uomo violento. Intere generazioni cresciute a pane e carri armati sono la mano che esegue, senza battere ciglio, gli ordini di chi vuole solo ringalluzzirsi con i proventi delle guerre giustificate dalla paura da loro stessi promossa.
Chiudere un occhio sulla brutalità legalizzata, sulla violenza legittimata al punto da essere ben descritta in appositi manuali per torturatori, invece che sepolti negli antri più oscuri dei segreti governativi, ben valeva una sensazione di finta sicurezza.
Oggi si scopre che questi interrogatori, a parte essere ben peggiori di quanto raccontato, sono stati anche inutili.
Quello che fa notizia oggi, tristemente, non è che gli Stati Uniti abbiano accettato tutto ciò, bensì che abbiano smesso di farlo. The american dream.
Maurizio Iengo