Già da anni siamo abituati a vedere nel nostro Paese il proliferare di feste a tema Halloween e ragazzini mascherati da spettri che girano di porta in porta chiedendo «Dolcetto o scherzetto?». Cose che fino ad alcuni decenni fa potevamo vedere solo nelle fiction anglosassoni.
Così nei giorni a cavallo tra la fine di ottobre e inizio novembre le strade delle nostre città pullulano di figure spettrali, streghe, zombie, e le caratteristiche zucche illuminate e intagliate in modo da formare un volto.
È una naturale conseguenza dell’integrazione culturale quella di assimilare gradualmente ricorrenze provenienti da altri Paesi. Soprattutto se certe ricorrenze assumono connotati prevalentemente commerciali.
In questo gli USA sono decisamente specializzati, mentre l’Italia è facilmente influenzabile nell’accogliere certi elementi culturali, nonostante la diffidenza di buona parte della popolazione, soprattutto da parte delle istituzioni della religione cattolica.
Ma ciò che non tutti sanno è che le vere origini di Halloween non hanno niente a che vedere con le feste in costume a tema macabro, e nemmeno con il rituale itinerario dei bambini mascherati.
Le vere radici di Halloween infatti si perdono nell’antichità. precisamente nel mondo celtico pre-cristiano, dove questa ricorrenza aveva caratteristiche di tipo religioso.
Secondo alcuni antropologi, in particolare lo scozzese James George Frazer (Glasgow, 1854 – Cambridge, 1941), l’origine del nome deriva dal termine anglosassone All-Hallows-Eve, ovvero vigilia dei morti, mentre l’originario nome dell’antica ricorrenza deriverebbe dal termine Samhain, parola dell’antico gaelico irlandese il cui significato era fine dell’estate.
Infatti probabilmente secondo l’antico calendario celtico in uso 2000 anni fa presso le civiltà contadine dell’Irlanda, della Gran Bretagna e della Francia settentrionale l’anno terminava proprio il 31 ottobre. L’1 novembre segnava dunque l’inizio dell’anno nuovo.
In realtà nell’antico calendario contadino celtico al finire dell’anno vecchio non cominciava immediatamente il nuovo anno, ma dopo il 31 ottobre seguiva un breve periodo di attesa, un periodo neutro che non apparteneva né all’anno vecchio né all’anno nuovo.
Si riteneva che in questo periodo intermedio il confine tra il mondo dei vivi e il mondo dei morti si “assottigliasse”, e in tale contesto gli spiriti dei defunti potessero tornare a vagare sulla terra, fino anche a bussare alle porte dei loro parenti viventi.
Per questa ragione i contadini celti usavano appendere delle lanterne fuori l’uscio di casa per segnalare la via d’ingresso agli spiriti vaganti e disponevano in tavola un posto vuoto con un piatto in più dedicato alle anime dei propri cari defunti.
Secondo la superstizione dell’antico folclore celtico si pensava che il non adottare queste premure nei confronti delle anime dei defunti fosse di malaugurio perché la mancanza poteva suscitare l’ira degli spiriti dei defunti che poi si sarebbe abbattuta sulla famiglia sottoforma di sventure o maledizioni.
Negli Stati Uniti d’America, nazione multietnica naturalmente predisposta ad assimilare gli elementi culturali delle varie comunità di immigrati, è stato proprio quest’ultimo aspetto dell’antica ricorrenza ad essere stato trasfigurato e commercializzato.
Infatti i ragazzi mascherati da spettri e mostri che vanno bussando di porta in porta gridando «Dolcetto o scherzetto?» altro non sono che la rappresentazione goliardica di quelle anime vaganti che nel periodo dello Samhain andavano a far visita i vivi presso le loro abitazioni, e l’elemento dello scherzetto in caso di mancata consegna dei dolcetti simboleggia la maledizione che le famiglie attiravano su di sé in caso mancassero di lasciare pasti e doni per le anime dei loro defunti.
L’elemento della classica zucca di Halloween invece sembrerebbe derivare dalla leggendaria figura di Jack-o’-lantern, che secondo il folclore celtico era un fabbro ubriacone che fu capace di ingannare più volte il diavolo che pretendeva la sua anima.
Jack grazie alla sua astuzia riusciva ad imprigionare più volte il re degli inferi con vari stratagemmi, fino a che alla fine Satana si rassegnò promettendogli di non prendere più la sua anima a patto che lo liberasse dalla prigionia.
Alla sua morte Jack, a causa dei numerosi peccati commessi in vita non venne ammesso in Paradiso e mandato al cospetto del diavolo. Quest’ultimo ricordandogli il patto intimò a Jack di andare via dall’inferno dove non era gradito lanciandogli appresso dei tizzoni ardenti.
Dunque Jack per farsi strada nel buio gelido del regno dei morti raccolse uno di questi tizzoni ardenti, che essendo di origine infernale emanava un fuoco eterno, e lo mise all’interno di una rapa, non di una zucca, diventando così “Jack-o’-lantern”, il portatore della lanterna. È da allora vaga tra i vari mondi ultraterreni alla ricerca di un posto dove poter trovare finalmente pace.
Era proprio nel periodo di Halloween i contadini delle antiche società celtiche credevano che Jack-o’-lantern vagasse tra i loro villaggi alla ricerca di una sistemazione, perciò usavano appendere delle lanterne simili fuori le loro case per avvertire lo sconsolato Jack che quello non era posto per lui e che doveva girare alla larga! Successivamente negli Stati Uniti, a seguito di una carestia di rape, si pensò di sostituirle con una zucca, che nel tempo è diventata il simbolo di Halloween.
Nei secoli successivi, col diffondersi del cristianesimo, la chiesa cattolica durante le sue operazioni volte ad assimilare e “cristianizzare” le ricorrenze dei culti pagani fraintese la reale natura del giorno di Halloween ritenendolo un giorno spettrale in cui il diavolo aprisse le porte degli inferi lasciando liberi di scorrazzare i suoi spettri sulla Terra, e decise così di fissare il giorno di Ognissanti, il primo di novembre appunto per esorcizzare lo spettrale 31 ottobre, mentre il 2 novembre fu dedicato al culto dei morti.
In realtà la ricorrenza di Halloween, contrariamente alle sue raffigurazioni spettrali, altro non era che il giorno di commemorazione dei defunti dell’antico calendario celtico.
Francesco Bartiromo