Mariangela Melato si ritrovò fuori dal suo corpo. Prima era “lì”, ora era…altrove. Non avrebbe saputo dire precisamente dove, perché era in una situazione in cui guardava tutto come da più punti di vista, simultaneamente; e senza che le cose si confondessero neanche un po’ …
Tutto era chiaro,“sentiva” dentro di sé …
Come se le cose avessero un’altra disposizione: ma tutte le cose, sia quelle della sua vita personale, che di quelli che ne erano coinvolti, sia di ciò che avveniva “attorno” a sé, e su cui voleva prestare attenzione…
Cercò di ricordare le cose di un qualche minuto prima, quando era …era dove? Giù? Dove stava “dentro” quel corpo che non le apparteneva più in quel momento, anche se aveva la consapevolezza “precisa” che era il suo? Stava lì?
E quando tempo fa era successo che era “uscita” da se stessa ? Non aveva più il senso del tempo. Perché i ricordi immediati si erano affievoliti.
E immediatamente capì il senso di questa sua affermazione e le venne in mente delle anime ritratte da Dante Alighieri che sapevano tutto, ma non l’immediato passato: comprese la portata di quell’intuizione.
Erano … non avrebbe saputo che ora erano…Nessuno avrebbe saputo dirglielo… Lei stessa era “tempo”: si, così sentiva che era…Qualcosa di sospeso, nello spazio e quindi anche nel tempo: strana sensazione l’attraversava: quella di essere e nello stesso tempo, rispetto al suo corpo, di non essere più là dentro…
Anzi: non avrebbe saputo dire dove stava, rispetto al suo corpo, che vedeva in basso se guardava in basso; ma anche altrove, se lo sguardo prendeva un’altra direzione…
Questa è forse l’Anima immortale di cui parlano la Chiesa e tutte le religioni che ne predicano l’immortalità? Forse…, si diceva dentro di sé.
«Forse sto appartenendo ad un’altra dimensione: speriamo d’incontrare gente … Gente simpatica», si disse con quell’inguaribile senso sia dell’umorismo che dell’ottimismo che l’avevano caratterizzata in vita. «Chissà che bei discorsi faranno al mio funerale…Melato qua ..Melato là, – le affiorava un sorriso a pensarci – come a tutti, del resto, se s’immaginano una cosa del genere».
Ed eccolo lì il funerale nella Chiesa (Santa Maria in Montesanto, detta anche la Chiesa degli artisti, di Roma), davanti a lei: non poteva sentire ciò che dicevano: ma poteva essere investita dai sentimenti principali che affioravano dai loro cuori, e che lasciavano una traccia ben visibile a lei. Anzi loro “parlavano” molto più che con le labbra: d’altronde, lei sapeva già da “prima” che le cose stavano così.
Col suo lavoro d’artista, con le letture che faceva e col tipo di vita che svolgeva, sapeva che le sfumature sono tantissime: e non è detto che ciò che uno pensava “centralmente”, principalmente su un argomento e perfino su una persona, fosse solo e tutt’intera la verità.
In molte colleghe leggeva l’invidia; beh, lo sapeva: nel suo ambiente c’era sempre chi giustificava coll’ invidia la propria mancanza di talento, come dappertutto; ma anche leggeva, nelle stesse persone come in moltissimi altri il sincero dispiacere, se non proprio dolore.
Anzi: sentiva che in alcuni, dai quali non se lo aspettava, c’era un vero e proprio dolore: come se avessero perso una persona cara, di famiglia, un’amica: «Che miracoli fa l’arte! Se permette perfino a degli incalliti delinquenti carcerati a vita di essere toccati dal calore dell’arte e di recitare entrando nei testi shakespeariani, come quei camorristi del film dei Taviani, a me mi ha fatto entrare nel cuore di tanta gente…»
Sentiva il suo stesso cuore traboccare di gioia e di riconoscenza per questi che avvertiva essere doni.
«Era una brava», questo sentiva e ascoltava dentro di sé. «Era una che non se la credeva…»; «Era una vera intellettuale che sapeva affrontare la vita con modestia …»; «Il successo non le aveva dato alla testa: era la prima a riderci…». «Faceva sembrare tutto così semplice quando stava sulla scena o dietro la macchina da presa! Ma non era così: lei studiava, approfondiva, ascoltava; rifletteva e rispondeva sulle critiche che le venivano dette: anche a distanza di giorni…». «Era un tesoro di amica e di collega: pure quando si sapeva che stava male e con un cancro che non perdona (al pancreas), mai una volta che l’abbia fatto pesare…».
Ma sentì soprattutto lo strazio indicibile delle persone che le erano state addirittura nella vita intera più vicine: della sorella, che l’aveva sempre sostenuta e ammirata, condividendo senza la minima traccia di dissapori, tutte le gioie e tutti i dolori; di Luca Ronconi, il regista cui più di ogni altro si era legata: col quale si era “gettata”, ma sempre con grande successo, nelle più spericolate sperimentazioni teatrali e culturali.
E poi Renzo: il suo Renzino (Arbore.)…
Avvertiva la sua solitudine, ora che lei non c’era più: lo sentiva piangere come una bambino per la disperazione.
La loro era una presenza costante tra loro: negli anni ognuno, anche se separati avvertivano che c’era per l’altra, fino al loro recente rimettersi insieme, che era stata una gioia, non una minestra riscaldata: ora l’aveva lasciato per sempre.
Ecco le cose che sentiva, che le percorrevano e le riempivano gli spazi dell’anima. Tutta la sua esistenza le apparve come in un unico e solo sguardo. Si sentì come sazia di anni e vita, anche se era vissuta meno di quanto avrebbe voluto: ma i suoi tempi erano stati maturi e lussureggianti come ricchi campi di grano sotto il sole, pronti per essere trasformati.
Non c’erano sentimenti invasivi che le impedivano di trapassare o di dissolversi completamente: era pronta per il Gran passo, e sentiva che stava avvenendo…..
La grande attrice di cinema e di teatro Mariangela Melato è mancata l’11 gennaio 2013; aveva 71 anni.
(Fonte foto: web)
Francesco “Ciccio” Capozzi