La pandemia da Covid-19 e le mutazioni del virus

La pandemia da Covid-19 e le mutazioni del virus

di Mario Schiavoni

La nuova variante più trasmissibile di SARS-CoV-2 isolata in Inghilterra è solo una delle tante varianti del virus rilevate in tutto il mondo.

La nuova variante isolata in Brasile e in particolare nella città di Manaus.

Questa variante, nota come VOC202101 / 02 nel Regno Unito, è stata rilevata per la prima volta nei viaggiatori provenienti dal Brasile arrivati in Giappone nel gennaio 2021 e presenta diverse mutazioni note per essere biologicamente importanti, tra cui E484K e N501Y.

La mutazione N501Y, che è anche una caratteristica della variante inglese, è stata collegata a una maggiore infettività e virulenza nei topi. La mutazione E484K sembra essere associata alla reazione del virus agli anticorpi specifici neutralizzanti prodotti dall’organismo infettato. Questa mutazione è presente anche nella variante sudafricana.

Esiste, tuttavia, un’altra variante dal Brasile (nota come VUI202101 / 01 nel Regno Unito) che contiene un piccolo numero di mutazioni isolata anche nel Regno Unito. Al 14 gennaio 2021, otto casi di questa variante, che sembra destare meno preoccupazione, sono stati confermati. La diffusione e il significato di questa variante sono ancora oggetto di indagine.

Cosa sappiamo della variante sudafricana?

La variante sudafricana è emersa più o meno nello stesso periodo di quella inglese e da allora è stata isolata in almeno 20 paesi. I dati genomici del Sud Africa suggeriscono che questa, nota come 501Y.V2, abbia rapidamente sostituito altre forme circolanti nel paese in quanto sembra avere una carica virale più elevata ed è quindi più trasmissibile. Questa variante condivide somiglianze con le varianti inglese e brasiliana in quanto contiene entrambe le mutazioni della proteina spike N501Y e E484K.

Gli attuali vaccini funzionano contro le varianti brasiliana, inglese e sudafricana?

I tre vaccini principali, Pfizer BionTech, Moderna e Oxford Astra Zeneca, prendono tutti di mira la proteina spike del virus, dove sono presenti le mutazioni. I ricercatori sono abbastanza fiduciosi che i vaccini funzioneranno contro di loro, sebbene non possano escludere una riduzione della protezione, perché la molecola proteica dello spike è così grande che sarebbero necessarie molte mutazioni per neutralizzare i vaccini. Sono attualmente in corso studi per verificare l’efficacia dei vaccini contro queste nuove varianti.

Il virus potrebbe ancora mutare per sfuggire ai vaccini?

In un’intervista recentissima comparsa sul prestigioso giornale scientifico inglese The British Medical Journal, Andrew Pollard, che guida gli studi clinici sul vaccino di Oxford Astra Zeneca, ha affermato che il periodo cruciale sarà quando molte persone verranno vaccinate, poiché questo metterà il virus sotto forte pressione. E’ per questo che la sorveglianza sarà fondamentale nell’anno a venire per assicurarsi che non siamo in una posizione in cui, al punto dell’immunità della popolazione, il virus possa scappare. E se lo fa, dobbiamo saperlo, in modo da poter riprogettare i vaccini. I vaccini Pfizer, Moderna e Oxford AstraZeneca sono “relativamente semplici da riprogettare per eventuali nuove varianti”.

Da qui scaturisce la necessità di vaccinare la popolazione nel più breve tempo possibile in modo da evitare qualsiasi forma di resistenza da parte del virus.

Susan Hopkins, direttrice della risposta strategica al COVID-19 In inghilterra, ha dichiarato: “Per ora, il nostro consiglio dopo il rilevamento di una variante brasiliana nel Regno Unito rimane lo stesso, anche se questa non è la variante rilevata a Manaus con più mutazioni: il modo migliore per fermare la diffusione del virus consiste nel lavarsi le mani, indossare una copertura per il viso e mantenere le distanze dagli altri. Mentre siamo chiusi, è importante che restiamo a casa a meno che non sia assolutamente essenziale uscire”.