Perchè vaccinarsi contro il Coronavirus

Perchè vaccinarsi contro il Coronavirus

di Mario Schiavoni

Ufficialmente dal 27 e di fatto dal 31 dicembre u.s. è partita in Italia, come nella maggior parte dei Paesi dell’Unione Europea, la vaccinazione contro il coronavirus (scientificamente identificato come SARS-CoV-2, mentre con la terminologia COVID-19 è definita la malattia che segue all’infezione).

E’ decisamente confortante il numero di vaccinati in Italia che si avvia a superare le 180.000 unità dopo appena 5 giorni dall’inizio del piano vaccinale, con percentuali variabili regionali. Secondo il programma governativo previsto sono gli operatori sanitari ad usufruire prioritariamente della protezione progredendo verso le altre categorie a rischio individuate fino a coprire la popolazione generale di età compresa dai 16-18 anni in su. Attualmente non è prevista la vaccinazione nella fascia pediatrica per la mancanza di studi clinici a riguardo. Per l’Italia è stata programmata per il 2021, fino alla copertura definitiva del piano di prevenzione, l’acquisizione di più di 200 milioni di dosi ripartite tra gli istituti farmaceutici produttori dei vaccini.

Ad oggi è somministrato in due tempi un vaccino, due dosi a distanza di 21 giorni una dall’altra, che utilizza l’RNA messaggero (mRNA) codificante la proteina “spike” del coronavirus responsabile della pericolosa aggressione alle cellule umane contagiate (Pfeizer/Bionthec). L’mRNA viene introdotto nell’organismo protetto da microvescicole lipidiche perché fortemente instabile (la conservazione a -80°C ne garantisce l’integrità), inducendo le cellule umane a sintetizzare la proteina “spike” e a stimolare i linfociti specifici a produrre gli anticorpi specifici. L’mRNA inoculato non arreca alcun danno al corredo genetico individuale. In ogni caso qualunque siano le caratteristiche strutturali e il tipo di veicolazione dei differenti vaccini prodotti, gli studi clinici rigorosamente eseguiti su un largo numero di individui garantiscono l’efficacia e la sicurezza raggiungendo il 95% dei risultati.

Le autorità regolatorie per l’Europa (European Medicines Agency-E.M.A.) e per l’Italia (Agenzia Italiana del Farmaco-A.I.FA.) validano i singoli prodotti, dopo accurata valutazione dei risultati degli studi clinici, consentendone l’utilizzo. L’E.M.A. e L’A.I.F.A. hanno appena approvato un altro vaccino ad mRNA che ha la prerogativa di una conservazione che non richiede temperature molto basse (Moderna) a parità di efficacia e sicurezza. Nei secoli la vaccinazione ha rappresentato e rappresenta l’unica forma di prevenzione di malattie causa di epidemie e, ancora peggio, di pandemie ad elevata letalità ed invalidità che hanno falcidiato nel tempo milioni di persone, inibendo la circolazione e il contagio di virus e batteri infettanti (basti ricordare l’eradicazione di gravi infezioni come il vaiolo, la poliomielite, la difterite, il morbillo, il tetano, per citarne solo le più importanti).

In Italia alcuni vaccini sono stati resi obbligatori a norma di legge in conformità con l’articolo 32 della costituzione. Il provvedimento può essere adottato nei casi in cui la diffusione di pandemie gravi minacciano l’inarrestabilità del fenomeno malgrado tutte le precauzioni possibili usate. Mai come oggi la vaccinazione è l’unica risorsa per debellare la pandemia da Covid-19 e riconquistare la libertà di vivere naturalmente, nonché di restaurare la grave crisi socio-economica che ne è scaturita.

E’ auspicabile che la sensibilità individuale a proteggere se stessi e gli altri porti a vaccinare nel più breve tempo possibile una grande percentuale di persone, calcolata intorno al 70-80 % della popolazione, perché sia ottenuta la cosiddetta “immunità di gregge”. In attesa che questa si verifichi si ha l’obbligo di continuare, anche se vaccinati, ad utilizzare i presidi di sicurezza fino ad ora adottati: mascherina, distanziamento fisico, igiene accurata delle mani, utili per evitare la trasmissione del virus ai soggetti non vaccinati, tenendo ben a mente che il vaccino, per ciò che oggi è dato di sapere, è in grado di bloccare lo sviluppo della malattia ma non il contagio.