Coronavirus, Spagna prima in Europa per contagi. Madrid estende restrizioni

Coronavirus, Spagna prima in Europa per contagi. Madrid estende restrizioni

Con un totale di contagi da inizio pandemia salito a quota 716.481, la più alta in Europa, la Spagna valuta nuovi provvedimenti. Nella capitale Madrid, da giorni in conflitto con il governo e ieri teatro di proteste contro le restrizioni antivirus, dalla mezzanotte nuove aree, con milioni di cittadini, sono state sottoposte al divieto di movimento se non per motivi di lavoro, di studio o cure mediche, una misura comunque più blanda di quanto richiesto dal governo. Lo riporta l’agenzia Efe. Da oggi si raccomanda a “tutta la popolazione”, che risieda o meno in zone a rischio, di “evitare spostamenti inutili”, e non è escluso un intervento del governo.

Dopo aver superato quota 16.000 contagi quotidiani ed essere sceso poi a 15.797 e 14.412, il numero dei nuovi positivi in Francia è sceso ieri a 11.123 ma il calo è dovuto all’abituale conteggio di fine weekend, limitato per la chiusura dei laboratori di analisi privati. Continua a salire, giorno dopo giorno, il tasso di positività, che ha raggiunto ormai quota 7,4% contro il 5,7% di una settimana fa. In costante aumento il numero dei ricoverati in ospedale per Covid-19, con 102 nuove presenze in 24 ore. Sono stati 786 gli ingressi in rianimazione, 23 in più rispetto a sabato.

Sono scattate a Marsiglia e nella sua regione, fino ad Aix-en-Provence (zona dichiarata di ‘allerta massima’) le misure restrittive decise dal governo per arginare i contagi del Coronavirus, una misura che sarà operativa per 15 giorni con un bilancio previsto fra una settimana. Anche Parigi – in zona ‘rosso scura’ si appresta, stasera, a rendere operative le nuove disposizioni sulla chiusura dei bar e sul divieto di vendere alcol dalle 22. Restrizioni sono scattate anche in tutto il nord della Francia, con chiusura di bar e sale da thè alle 22 e divieto di vendere alcol e diffondere musica amplificata dalle 20. L’obiettivo è di dissuadere la popolazione dall’organizzare feste in appartamenti privati aggirando così il divieto di assembramento nei pubblici spazi.

“Facciamo di tutto per evitare un riconfinamento generale” ma “non escludiamo nulla”. Intervistata ai microfoni di BFM-TV, la ministra francese per la Transizione Ecologica, Elisabeth Borne, spiega che le misure prese dal governo hanno l’obiettivo di evitare un nuovo lockdown generalizzato. “Ma con questo virus, non escludiamo nulla”, ha aggiunto. Dopo il giro di vite nella zona di Marsiglia e Aix-en-Provence, oltre che a Parigi e in altre dieci città, oggi una nuova stretta contro il nemico invisibile è entrata in vigore anche nelle regione Nord e Hauts-de-France. Chiusura di bar e sale da tè dalle 22, divieto di vendere alcool tra le 20 e le 6 del mattino, divieto di diffondere musica amplificata tra le 20 e le 6, divieto di feste o assembramenti famigliari nei luoghi che accolgono il pubblico. Scelte che in Francia vengono prese al livello locale, dai prefetti, a seconda dei dati legati all’epidemia.

In Russia nelle ultime 24 ore sono stati registrati 8.135 casi di coronavirus, il dato più alto dallo scorso 16 giugno. In tutto i contagi sono saliti così a 1.159.573. I morti sono stati invece 61, per un totale di 20.385. Gli aumenti maggiori si verificano a Mosca. Nella capitale, come previsto dall’ordinanza del sindaco Serghei Sobyanin, da oggi i cittadini al di sopra dei 65 anni sono invitati (ma non obbligati) a restare in casa e alle aziende è stato chiesto di privilegiare lo smart-working ove possibile. Lo riporta il centro nazionale per la lotta al coronavirus, citato dalle agenzie.

Continua il forte aumento di casi giornalieri di coronavirus in Tunisia, dove in 24 ore (secondo i dati riferiti al 26 settembre) sono stati registrati altri 936 contagi, che portano il totale delle infezioni confermate nel Paese nordafricano a quota 16.114. Lo ha reso noto il ministero della Sanità di Tunisi in un comunicato, precisando che il bilancio dei decessi è salito a 214, di cui 7 in 24 ore. 11.082 persone risultano ancora positive, di cui 292 in ospedale, 76 in rianimazione e 36 in respirazione assistita. I tamponi effettuati da inizio epidemia sono 225.033. Secondo il ministro della Sanità Faouzi Mehdi, un lockdown generale potrebbe essere dichiarato nelle 17 delegazioni del Paese in cui si contano oltre 250 contagi per ogni 100.000 abitanti. Dal 28 settembre l’Italia è inserita nella categoria arancione, per cui per chi arriva dall’Italia in Tunisia, oltre all’obbligo della presentazione del test Rt-Pcr negativo, è previsto l’obbligo di autoisolamento domiciliare per sette giorni.

L’India ha superato il traguardo dei sei milioni di casi di coronavirus. Lo comunica il ministero della Salute del Paese. La pandemia sta infuriando in tutta la vasta nazione dell’Asia meridionale: con 6,1 milioni di infezioni, l’India è in procinto di superare gli Stati Uniti in vetta alla triste classifica dei contagi. Finora nel Paese sono morte quasi 100mila persone.

Il Pakistan ha registrato 9 decessi causati da Covid-19 e 566 nuove infezioni nelle ultime 24 ore. Lo ha riferito il ministero della Salute del Paese. Ora il Paese conta un totale di 310.841 casi di coronavirus mentre il totale dei decessi sale a 6.466 persone. Finora, 296.022 persone sono guarite dalla malattia. La capitale federale Islamabad finora ha registrato 16.470 casi di coronavirus e 181 morti. Nelle ultime 24 ore, la capitale ha registrato oltre 70 casi di coronavirus, il numero più alto di casi negli ultimi due mesi.

Il coprifuoco notturno in vigore a Melbourne, in Australia, da quasi due mesi per arginare i contagi da coronavirus, è stato tolto grazie a un netto calo del numero di nuove infezioni, solo cinque nell’arco delle 24 ore secondo l’ultimo bilancio, la cifra più bassa dal 12 giugno ad oggi. I cinque milioni di abitanti di Melbourne, capitale dello Stato di Victoria, sono stati sottoposti a drastiche restrizioni nelle ultime settimane che da oggi saranno allentate. Da oggi potranno tornare ad operare i settori edile e manifatturiero. I vivai hanno riaperto e sono riammesse le cerimonie religiose sebbene per un piccolo numero di persone alla volta. Il primo ministro dello Stato di Victoria, Daniel Andrews, ha affermato che questo trend in calo dei contagi è “molto importante” e ha assicurato che, se sarà confermato, ulteriori restrizioni potranno essere revocate. Al momento resta, infatti in vigore, l’obbligo di rimanere a casa e il divieto di viaggiare oltre un raggio di cinque chilometri, se non in caso di necessità o per lavoro. Le attività non essenziali, compresi i ristoranti, restano chiuse, nonostante le proteste degli imprenditori. Melbourne è stata al centro di una forte ondata epidemica negli ultimi mesi, dopo che alcune persone di ritorno dall’estero sono sfuggite alla quarantena alla quale erano stati sottoposti, ospiti di alcuni alberghi. Dall’inizio della pandemia l’Australia ha un totale di 27.000 casi e 875 decessi. La maggior parte degli Stati australiani registra solo pochi nuovi casi al giorno, e le restrizioni sono state allentate nella maggior parte delle aree.

“Un milione di persone hanno perso la vita per il Covid in tutto il mondo. È un numero impressionante e purtroppo ancora in crescita”, ha scritto il ministro della Salute Roberto Speranza in un post su Facebook, commentando le ultime cifre sul virus. “Dobbiamo impegnare tutte le nostre energie per combattere il virus, puntando sulla ricerca scientifica per cure e vaccini efficaci e sicuri – continua il ministro -. Nel frattempo ciò che fa davvero la differenza restano i comportamenti corretti di ciascuno di noi. Servono ancora massima attenzione, serietà e prudenza”.

IL PUNTO

Il coronavirus ha ormai praticamente raggiunto la soglia – anche psicologica – del milione di morti nel mondo. Una cifra che avvicina l’epidemia in corso alle dimensioni dell’influenza asiatica, che nel 1957-58 fece 1,1 milioni di morti, anche se resta per fortuna ancora molto lontana dai 50 milioni di decessi provocati dalla spagnola nel 1918-19. Si parla sempre di vittime ufficiali, perché il numero in realtà potrebbe essere più alto per la difficoltà, soprattutto in alcune aree del mondo, di identificare con esattezza tutte le morti per il Covid-19. Di sicuro, sono almeno 998.000 le persone uccise dal virus da quando l’epidemia è emersa in Cina alla fine dell’anno scorso. Quasi 33 milioni i casi di infezione. Gli Stati Uniti restano il Paese più colpito sia in termini di decessi che di casi, con quasi 205.000 morti. Seguono il Brasile e l’India, che continua a macinare numeri elevati, con oltre 88.000 nuovi casi in 24 ore, e più di 1.100 decessi in un giorno.

Anche gran parte d’Europa resta alle prese con i picchi della seconda ondata che sta investendo numerosi Paesi, intorno all’Italia. Dopo le conseguenze dei viaggi estivi, con le relative polemiche sulla gestione della movida, ora l’attenzione è tutta puntata sugli effetti della riapertura delle scuole e l’arrivo dei primi freddi. In Francia un terzo dei cluster riguarda proprio gli istituti dei vari gradi e le università, dove si contano 285 focolai, il 32% degli 899 registrati. Secondo l’ultimo bollettino settimanale della sanità pubblica francese, per la prima volta il mondo della scuola precede quello delle aziende, dove sono 195 i focolai attivi, seguito dalle strutture sanitarie, con 97 cluster tenuti sotto osservazione. Oltralpe, per far fronte alla recrudescenza dell’epidemia – che da giorni viaggia intorno ai 15.000 nuovi casi quotidiani – ora c’è anche chi propone un “lockdown d’Avvento”, dall’1 al 20 dicembre, per salvare il Natale consentendo alle famiglie di riunirsi e limitare allo stesso tempo i danni all’economia e alle scuole. L’idea è stata proposta alle autorità francesi da due economisti vincitori del premio Nobel, Esther Duflo e Abhijit Banerjee: le persone, secondo la coppia di studiosi, potrebbero essere incoraggiate a fare i loro acquisti natalizi a novembre e questo blocco eviterebbe di cancellare del tutto il Natale e l’eventualità di dover imporre un lockdown più severo più avanti, se le festività di fine anno dovessero innescare un’ondata di infezioni ancora peggiore di quella in corso. La prospettiva di essere costretti a un’altra quarantena, più o meno rigida, o comunque di assistere a una nuova serie di limitazioni alle libertà delle persone, sembra incontrare tuttavia una crescente opposizione tra molti cittadini in diversi Paesi, dove si moltiplicano le manifestazioni di piazza contro le autorità.

Dopo il sit-in di sabato a Londra, con migliaia di persone a Trafalgar Square, sono stati i madrileni a scendere nuovamente nelle strade per protestare contro il blocco parziale imposto in diversi quartieri della capitale spagnola e della sua regione per frenare i contagi. Dal 21 settembre circa 850.000 persone sono state confinate nelle loro zone e non possono allontanarsene se non per motivi di lavoro, scolastici o medici, anche se possono circolare liberamente all’interno. Nell’ottovolante che tra i vari continenti vede alternarsi da mesi ondate di emergenza e periodi di relativa tranquillità, c’è anche chi in questa fase può tirare un po’ il fiato. E’ il caso di Melbourne, in Australia: nello Stato di Victoria è stato revocato il coprifuoco notturno che era stato imposto quasi due mesi fa per contrastare la seconda impennata del virus. Anche qui nei giorni scorsi c’erano state manifestazioni contro le restrizioni, sfociate in disordini e scontri con la polizia. Un copione di stop-and-go che sembra destinato a ripetersi ancora nei prossimi mesi in giro per il mondo, in attesa dell’agognato vaccino.