Una strada intitolata ai Martiri di Pietrarsa

Pietrarsa-150esimo - CopiaSAN GIORGIO A CREMANO (NAPOLI) – C’è forse qualche partenopeo che ancora non conosce il celebre stabilimento ferroviario, oggi Museo, di Pietrarsa? L’Opificio, sito a Portici , nel 1830 fu fortemente voluto da re Ferdinando II di Borbone  « … perché del braccio straniero a fabbricare le macchine, mosse dal vapore, il Regno delle Due Sicilie più non abbisognasse».
In soli 20 anni il gioiello Pietrarsa  giunse a dare lavoro a 700 operai, divenendo il primo nucleo industriale d’Italia, ben 57 anni prima della FIAT. In seguito fu crudelmente costretta a pagare le conseguenze del governo Rattazzi, artefice delle decisioni di politica industriale del nuovo Regno d’Italia. Politica che con il pretesto di risparmiare gli “esosi” costi dell’opificio, favorì gli investimenti ferroviari nel centro-nord.
Fra chiusura della scuola d’arte per la formazione degli operai, insostenibile aumento delle ore di lavoro e ingenti licenziamenti, la situazione precipitò sempre più fino al tragico eccidio del 6 agosto del 1863.
Come tutti i conoscitori di quel doloroso epilogo sanno, gli operai protagonisti dopo lunghi scioperi perché non ricevevano lo stipendio da un anno,non  ottennero in cambio nulla se non il licenziamento di altri 60 compagni. In un rovente pomeriggio estivo alle 14 bloccarono i cancelli dello stabilimento rifiutando di spostarsi.
Un gruppo di bersaglieri inviato dal maggiore Biancardi, su richiesta del proprietario della fabbrica, caricarono i manifestanti inermi e quando tentarono di trovare scampo nella fuga sparò alla schiena i fuggitivi. Ne furono uccisi quattro, come documenta l’Archivio di Stato di Napoli – ma secondo alcune fonti furono anche di più – i cosiddetti Martiri di Pietrarsa: Luigi Fabbricini, Aniello Marino, Domenico Del Grosso, Aniello Olivieri. Altri dieci gravemente feriti furono ricoverati all’ospedale Pellegrini di Napoli.
A quelle innocenti vittime (definiti “provocatori” e “mestatori borbonici”), che non ebbero mai giustizia, a distanza di 152 anni, sarà finalmente titolata una strada nella città di San Giorgio a Cremano, per il momento la prima in Italia, ma si spera vivamente che altri seguano il suo esempio.
La Prefettura ha infatti dato il suo nulla osta, sentita la Società napoletana di Storia Patria e la Sovrintendenza, alla modifica del nome dell’attuale via Ferrovia, una strada centralissima nei pressi di piazza Massimo Troisi.
La richiesta era stata inoltrata lo scorso anno in seguito l’approvazione di una delibera di giunta comunale, proposta dall’assessore Pietro De Martino.
C’è attesa dunque, per i tanti appassionati delle storie più delicate del nostro glorioso Regno delle Due Sicilie, quelle tenute nascoste per oltre decenni, che solo da qualche tempo sono venute alla luce, grazie a varie associazioni culturali che hanno iniziato a diffonderne il ricordo tra giovani e meno giovani.
Nelle prossime settimane il sindaco Giorgio Zinno, nel corso di una cerimonia ufficiale, svelerà la nuova targa toponomastica.
«Abbiamo voluto ricordare in questo modo deferente ma concreto – ha spiegato Zinno – i quattro operai uccisi durante uno sciopero il 6 agosto 1863, poco dopo l’Unità d’Italia, a poche decine di metri da San Giorgio a Cremano, nell’opificio di Pietrarsa. Fare memoria del passato per costruire un futuro migliore per noi è fondamentale, per questo vogliamo tramandare alle nuove generazioni i nomi dei Martiri di Pietrarsa, oggi praticamente sconosciuti. Il diritto al lavoro, la libertà, la dignità personale sono valori che venivano difesi da quegli operai e che noi vogliamo continuare a difendere anche più di centocinquant’anni dopo».
Chapeau dunque all’Amministrazione comunale di San Giorgio a Cremano, che per prima ha deciso di onorare i caduti della prima strage di operai postunitaria, titolando loro una pubblica via.

Nina Panariello