"Ant-Man": la recensione

ant - CopiaEra il 2006 quando ad Edgar Wright fu proposto di dirigere e scrivere la sceneggiatura – insieme a Joe Cornish – per un film su Ant-Man. Questo lungometraggio sarebbe dovuto essere il primo della serie di cinecomic della cosiddetta fase 1 che avrebbe avuto in seguito la sua conclusione con il film “The Avengers”.
Purtroppo ci furono diversi problemi con la lavorazione di questo film, inclusi quelli di sceneggiatura e i diversi impegni che Wright aveva assunto nel frattempo, ed il progetto stentò a decollare. Quando poi la scorsa estate – a 40 giorni dall’inizio delle riprese – Edgar Wright decise di tirarsi fuori da questo progetto come regista per divergenze creative e venne poi sostituito da Peyton Reed. “Ant-Man” sembrava ormai destinato ad essere un flop quasi assicurato. Invece, a dispetto delle difficoltà, il film si è dimostrato l’ennesimo prodotto vincente del duo Marvel-Disney.
La storia inizia nel 1989, quando lo scienziato Hank Pym (Michael Douglas) abbandona lo S.H.I.E.L.D., poiché questa agenzia governativa ha tentato di replicare la formula delle “Particelle Pym” che permette la miniaturizzazione di oggetti e persone.
Pym decide allora di fondare una propria azienda e tiene il mondo intero all’oscuro della sua grande invenzione. Nel presente però Pym verrà costretto a lasciare la sua azienda per colpa di sua figlia Hope (Evangeline Lilly) e dal suo ex pupillo Darren Cross (Corey Stoll), poiché ritenuto ormai una persona paranoica e con troppi segreti.
Cross, nel frattempo, ha scoperto il segreto di Pym ed è riuscito a replicare la sua formula. Visto che vuole vendere questa scoperta per scopi militari, Pym decide di farsi aiutare dall’ingegnere elettronico ed ex galeotto Scott Lang (Paul Rudd). Quest’ultimo accetterà l’offerta, poiché per lui questo è l’unico modo per potersi riscattare sia come persona che come padre.
La differenza sostanziale che c’è tra “Ant-Man” e gli altri cinecomics della Marvel-Disney è la presenza davvero forte del tema della famiglia. Tralasciando una piccola parentesi presente in “Avengers: Age of Ultron”, per la prima volta un film di questo genere basa la sua forza proprio su questo tema.
Sia Hank Pym che Scott Lang sono dei padri che tengono molto alle loro rispettive figlie: il primo ha deluso da tempo sua figlia e vede in Lang qualcosa di se stesso e perciò, oltre a sfruttarlo per fermare Cross, vuole aiutarlo ad essere considerato ancora un eroe (e quindi un modello di riferimento) per la figlia Cassie. Questo tema è perciò la cosa che mette in moto gli eventi del film e che fa prendere delle determinate decisioni ai personaggi.
Come in quasi tutti i precedenti cinecomics Marvel-Disney, l’umorismo è molto presente in questo lungometraggio. Al di là del fatto che ancora una volta è stato stravolto in questo modo il tono della storia originale, le battute e le situazioni comiche in questo caso funzionano abbastanza bene nella maggior parte dei casi. Si è così potuto apprezzare maggiormente il personaggio Luis, interpretato dal bravo Michael Peña , che è un ex galeotto ed amico di Lang. Non sapremo mai però se il tipo di umorismo che Edgar Wright voleva inserire nel suo progetto avrebbe migliorato il film oppure no.
Anche Paul Rudd – che tra l’altro ha contribuito a modificare la sceneggiatura con Adam McKay nel momento in cui Wright se ne è andato – si dimostra molto bravo e ben calato nei panni di Scott Lang.
Il discorso vale anche per Evangeline Lilly – soprattutto dopo le sue performance tutt’altro che brillanti nei film su lo Hobbit – e Michael Douglas che fa valere nel film la sua grande esperienza e bravura come attore.
Chi invece è rimasto danneggiato dal trattamento riservato al suo personaggio è l’attore Corey Stoll che interpreta il villain Darren Cross. Il suo personaggio è poco carismatico e troppo tendente allo stereotipo del più classico dei cattivi. Visto però che questa cosa è già successa più volte nei cinecomics realizzati dalla Marvel-Disney in cui si sono visti anche dei villains peggiori, questo personaggio non si può considerare quindi una cosa troppo negativa per il film.
Una delle cose più positive di questo lungometraggio sono indubbiamente i buonissimi effetti speciali che hanno reso belle sia le scene d’azione che quelle in cui il protagonista esplora semplicemente il mondo circostante con gli occhi di un essere minuscolo (soprattutto l’ultima scena di questo tipo). Anche il ringiovanimento in CGI di Michael Douglas, che si può notare all’inizio del film, dimostra quanto sia stata ben curata questa parte del film.
Questo film è perciò infarcito di buoni sentimenti, una discreta dose di suspense, del buon umorismo e delle ottime scene d’azione che non annoiano mai lo spettatore. Inoltre, tra tutti i cinecomic realizzati finora dalla Marvel-Disney questo è quello che può essere inserito maggiormente nel genere “film per le famiglie”.
Voto: 7,5

Sabato Gianmarco De Cicco