Radici per restare, ali per suonare

NEAPOLITAN POWER - CopiaSAN DONATO DI APICE (BENEVENTO) –  Tra distese sterminate di grano e tabacco, sorge Apice NEL beneventano, dove lo scorso venerdì 7 agosto scorso nella piazza principale della contrada San Donato si sono svolti i festeggiamenti in onore del patrono, festa molto sentita dalla cittadinanza che ha partecipato attivamente all’organizzazione in nome di una tradizione locale che si vuole fortemente mantenere viva.
La festa in onore del santo è iniziata fin dal mattino con la celebrazione delle due messe, la prima alle ore 07.30 e l’altra alle 12. Nel pomeriggio invece la processione per le strade della contrada, accompagnata dalla banda musicale.
Alle 21.45, la serata è proseguita con l’ottima musica live di un memorabile e importante gruppo musicale, i NeapolitanPower, band formata da Antonio Onorato alla chitarra, Joe Amoruso alle tastiere, Rino Zurzolo al contrabbasso, Tony Esposito alle percussioni e Franco del Prete alla batteria. Special guest, la voce di Paola Salurso. E naturalmente non si può parlare di loro senza ricordare e citare anche la musica dell’immenso Pino Daniele.
Musica ed emozioni quelle regalate dai Neaplitan Power con una scaletta ricca di successi propri e del Maestro Pino Daniele, magistralmente eseguita dalla chitarra di Antonio Onorato. Grande professionalità e competenza da parte di tutti i musicisti.
La band inizia il suo percorso negli anni ’70. Le sue radici sono però più profonde e ben radicate nel territorio, il Mezzogiorno d’Italia e la città di Napoli. I Neapolitan Power danno vita a un movimento musicale che trova le sue fondamenta nella tradizione, nella vita quotidiana, controcorrente alla  cosiddetta questione meridionale, andando contro i luoghi comuni di chi vede i napoletani come una cartolina stereotipata, rappresentandoli con pizza e mandolino.
Hanno recuperato il folclore, il volgare, superando le concezioni duali si sviluppo-sottosviluppo, moderno-arretrato. Ne sono un esempio le canzoni di Pino Daniele, soprattutto nei suoi primi album, nei quali si sente chiaramente il mix del napoletano volgare con l’italiano e l’inglese, così come il mix di tarantella e le musiche della diaspora nera, le note del blues e del jazz, uno stile che si affranca della fissità e stanzialità dell’identità, spaziano il luogo e il suono e diviene un nuovo stile musicale. Andando oltre il concetto dell’identità, di razza,  di genere,  di classe. Seguendo il flusso della stessa città di Napoli in un eterno divenire.
In canzoni come “Napul’è” o  “Mare” Pino Daniele dà voce a chi non ha voce, a tutti quelli considerati figli di un Dio Minore.
I Neapolitan Power con i loro brani  “veri” vanno contro il potere di una borghesia meridionale, fatta di apparenza, clientelismo, controllo politico e sociale. Nei loro testi si legge la voglia di cambiare tutto, di andare contro e superare la retorica dell’arretratezza, trovando una propria identità opponendosi al concetto di “altro”. Quell’altro visto come un qualcosa di sbagliato da cambiare, da civilizzare,  da educare e che di volta in volta è definito disoccupato, operaio, garzone di bottega, scugnizzo.
Inoltre, l’identità dei Neapolitan Power riporta alla mente il movimento di liberazione afroamericano, il Black Power, volendo naturalmente non il potere nero bensì quello di soggetti subalterni che rivendicano il loro essere, la presa di parola. Un’altra identità appunto, che vuole usare altri linguaggi per affermare la propria presenza, esistenza, anche in uno spazio pieno di contraddizioni come quello di razza e genere.
È il Neapolitan Power e l’album di Pino Daniele “ Nero a Metà” è la sintesi perfetta di questo processo d’identificazione. Il grande Pino ha avuto la capacità di tradurre la tradizione attualizzandola, facendola vivere nel presente.
È il caso di dire “ Tutta n’ata storia”! “Qui ed ora”, a Napoli, senza il bisogno di emigrare, di andare altrove, cercando nella propria terra, il senso di libertà e di felicità.
I Neapolitan Power seguono questo solco, sono la Via di Mezzo, fanno dialogare  soggetti e universi culturali diversi. Nella loro musica troviamo tutti i suoni del Mediterraneo, suoni arabi, metropolitani, della diaspora nera,  il blues e il jazz. La musica della band è presente a sé stessa e al contesto sociale e politico del momento, a metà tra la parte subalterna e la parte egemonica della società, tra la cultura borghese e la cultura popolare. La loro forza risiede sia nel dar voce a chi non ne ha, ma anche nell’uso della lingua volgare, nell’appropriazione del folclore e della cultura popolare, colmando così le distanze tra due culture, quella degli intellettuali e quella popolare.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                      E l’unico modo per colmare questa distanza, per riempire questo divario è essere senza vergogna quello che si è. Come non ricordare durante il concerto di Pino Daniele, quell’urlo «Impara a parlare». Pino Daniele forte del suo essere rispose: «Nun fa niente parlà, importante è sape’ sunà! »
I Neapolitan Power sono musica, possiedono storia, radici, spessore, contenuti. E come Pino Daniele sanno sunà!…

Antonietta Montagano