Gli italiani e le vacanze estive

Viaggio Estivo anni Sessant-1Tra gli italiani e la villeggiatura esiste da sempre un rapporto indissolubile, poiché l’Italia è storicamente riconosciuto come il Paese del mare e del sole: da Nord a Sud, dal Tirreno all’Adriatico sono centinaia i chilometri di spiaggia che vengono presi d’assalto durante la bella stagione, che siano mete esclusive o più popolari.
Ripercorrendo le abitudini degli italiani nel corso del tempo si denotano rilevanti cambiamenti nella modalità di concepire la vacanza estiva.
Negli anni Sessanta e Settanta la vacanza era soprattutto il viaggio di famiglia: in piena estate interi nuclei familiari usavano spostarsi in auto verso la casa del mare per una lunga villeggiatura che poteva durare anche un paio di mesi.
Dato il lungo periodo di permanenza le famiglie italiane si portavano appresso “di tutto”, anche l’impensabile. Talmente era consistente il “carico” dei villeggianti che il piccolo bagagliaio delle utilitarie più diffuse dell’epoca (FIAT 600, 1100, Rover Mini) non era in grado di supportarlo, e così era facile intravedere per le strade autovetture col portapacchi sull’abitacolo che trasportavano oltre che grossi valigioni addirittura frigoriferi e parti di mobilia.
I telegiornali dell’epoca definivano questo fenomeno l’Esodo dell’estate, e in effetti la portata di questo viaggio sembrava realmente un vero e proprio trasloco. Difatti il concetto di villeggiatura allora consisteva in un  vero e proprio – anche se temporaneo – trasferimento alla casa del mare. Anche gli operai potevano godere leferie pagate, e le famiglie italiane avevano l’occasione di passare un lungo periodo di spensieratezza lontano dalle calde città che si svuotavano per l’occasione.
Negli anni Ottanta, ricordati come gli anni dell’effimero benessere, le abitudini vacanziere degli italiani subirono un lento e progressivo cambiamento. La vacanza cominciò ad avere tutto un altro sapore: gli italiani scoprirono le mete esotiche, i viaggi avventurosi, e così si diffuse il concetto del viaggio individuale, della voglia di libertà e della scoperta di nuove esperienze.
La nuova filosofia di vacanza non fu più caratterizzata dalla fotografia dell’allegra famiglia al mare, ma dal singolo individuo che va in cerca di nuove avventure. Così la vacanza estiva degli anni Ottanta diventò un viaggio breve ma intenso, una estate “indimenticabile” e “irripetibile” raccontata anche dalla cinematografia dell’epoca sulle note di Sapore di sale, la celebre canzone di Gino Paoli che seppur del 1963 ridiventò attuale in quel decennio assumendo nuovi significati simbolici.
Nei decenni successivi questo fenomeno subì una lenta regressione. La seconda metà degli anni Novanta e il primo decennio del Nuovo Millennio vennero caratterizzati dalla odiata parola “crisi” che inevitabilmente finì con l’influenzare le abitudini vacanziere degli italiani.
Erano gli anni di Tangentopoli, dell’introduzione dell’Euro, della grande recessione economica mondiale, di cui il nostro Paese sembra aver sofferto particolarmente.
Salvando la buona pace di chi ancora possiede ancora una casa al mare, nonostante l’oneroso carico fiscale che grava sulle proprietà, il concetto della villeggiatura familiare è quasi sparito del tutto, e anche le vacanze individuali diventano delle vacanze “mordi e fuggi”.
L’italiano medio, che non sempre può contare su un impiego di lavoro stabile, si fa i conti in tasca mentre va alla ricerca di qualche last minute realizzando se sarà in grado di potersi concedere una settimana di villeggiatura o accontentarsi di un breve weekend.
Non è raro che oggi per molti la villeggiatura estiva si riveli il più delle volte una irrealizzabile utopia. Gli occhi dei cittadini italiano scorrono pigramente sugli schermi dei PC consultando i numerosissimi siti dei tour operator che affollano il web, alla ricerca di una qualche “offerta speciale” economicamente sostenibile. Mentre tanti altri si accontentano di passare le giornate su una panchina all’ombra di un albero nei giardini pubblici, o sul terrazzo di casa godendo della fresca brezza del crepuscolo, quando il calore pomeridiano comincia ad attenuarsi, con gli occhi persi nei ricordi di quelle “indimenticabili estati” di vent’anni fa, quando si stava meglio nella illusione e spensieratezza dell’effimero benessere.
Negli ultimi anni stravolgimenti climatici caratterizzano un po’ tutta l’Europa i cui effetti si riscontrano nelle alte temperatura superiori alla norma. Per la maggior parte delle persone costrette a rimanere in città l’estate rappresenta un difficile periodo di sofferenza passato a combattere con l’emergenza caldo di cui i telegiornali non mancano mai di raccontare.

Francesco Bartiromo