"Il racconto dei racconti", la recensione

filmNAPOLI – Dopo la tiepida accoglienza al Festival di Cannes di quest’anno, è finalmente giunto anche nelle sale italiane il primo film realizzato in lingua inglese dal regista Matteo Garrone. “Il racconto dei racconti” non è altro che un adattamento della racconta di fiabe “Lo cunto de li cunti” scritta da Giambattista Basile nel diciassettesimo secolo e da cui sono stati estratti tre episodi, ovvero quelli relativi a “La regina”, “La pulce”, e “Le due vecchie”. Se pensate però che questo sia il classico film fiabesco che si allinea ai diversi canoni dei tanti lungometraggi hollywoodiani usciti negli ultimi anni, vi sbagliate di grosso. Fin dai primi minuti, infatti, si capisce subito che siamo dinanzi ad un qualcosa di totalmente differente che porta chiaramente la firma del suo regista.
La prima storia inizia con l’episodio della regina di Selvascura (Salma Hayek) che insieme al re (John C. Reilly) cerca disperatamente di avere un bambino da diverso tempo. Un giorno, un Negromante (Franco Pistoni) rivela ai due coniugi un modo per far rimanere incinta la stessa regina. Quest’ultima dovrà mangiare il cuore di un drago marino, dopo averlo fatto cuocere da una vergine. Il Negromante li avverte, però, che per la nascita di una vita bisogna sempre sacrificare un’altra vita per mantenere l’equilibrio nel mondo. Dopo aver fatto tutto quello che ha detto il Negromante, la regina rimane istantaneamente incinta e partorisce nel giro di una notte. Lo stesso destino toccherà alla vergine che, dopo aver respirato il fumo fuoriuscito dal pentolone contenente il cuore cotto, metterà al mondo un bambino identico come una goccia d’acqua al figlio della regina. 16 anni dopo i due gemelli sono diventati grandi amici, ma questo non è per niente gradito dalla regina che cercherà in tutti i modi di separarli.
La seconda storia riguarda il re di Altomonte che inizialmente non si cura molto della felicità di sua figlia Viola (Bebe Cave) e, al contrario, si preoccupa maggiormente della crescita di una pulce che in maniera casuale si è appoggiata un giorno sul suo dito. Passa diverso tempo e la pulce, dopo essere cresciuta molto, muore per problemi di respirazione. Il re, a quel punto, decide di cedere alle pressioni della figlia che chiede di maritarsi. Lui, però, non vuole allontanarla dal suo castello e perciò indice un torneo in cui colui che indovinerà a chi appartiene la pelle dell’animale (in questo caso quella pulce morta) esposta nella sala del trono potrà prendere in sposa sua figlia. Il re è convinto che nessuno riuscirà ad indovinare, ma presto avrà una brutta sorpresa.
Nella terza storia c’è il re di Roccaforte (Vincent Cassel) che ama trascorrere il suo tempo tra orge e vino. Un giorno, però, la sua attenzione viene catturata dal canto da una donna incappucciata che scorge da una finestra del suo castello. Egli scende nel villaggio e si presenta dinanzi alla casa dove ha scorto quella figura per iniziare una corte spietata. In realtà, in quella casa vivono due anziane sorelle anziane che a quel punto decidono di usare questa situazione favorevole a loro vantaggio. Dora (Hayley Carmichael), insieme alla sorella Imma (Shirley Henderson), convince il re a non entrare nell’abitazione in cambio della promessa di mostrarle un suo dito entro una settimana. Il re, mosso dal desiderio, accetta e così per le due sorelle inizia una corsa contro il tempo per tentare di ringiovanire.
Ad un primo sguardo, sembra che queste tre storie siano completamente slegate tra di loro e che si incontrino tra di loro soltanto nella scena iniziale ed in quella finale del film. In verità, queste tre fiabe si intrecciano anche in altri modi. Innanzitutto, gli avvenimenti e le decisioni prese da i vari personaggi sono sempre mossi dal desiderio: la regina di Selvascura desidera ardentemente un figlio che a sua volta vuole essere a tutti i costi amico del suo gemello, nonostante il disappunto della madre; il re di Altomonte desidera avere sua figlia Viola al suo fianco il più a lungo possibile e, perciò, non vuole che se ne vada via; il re di Roccaforte vuole avere quella donna che l’ha incantato con la sua voce e le due anziane sorelle bramano di entrare in qualche modo nelle grazie del sovrano. Un altro punto in comune è il fatto che non bisogna mai separare l’inseparabile, altrimenti le conseguenze potrebbero essere catastrofiche: i gemelli nati dalla magia del cuore del drago; il re di Altomonte e sua figlia Viola; le sorelle Dora ed Imma.
Il punto di forza di questo film non si trova nella storia, ma piuttosto nella bellezza delle immagini che vengono mostrate allo spettatore. Garrone infatti ha svolto un così ottimo lavora nella cura dei contrasti cromatici, le angolazioni e il simbolismo di ogni singola inquadratura che spesso sembra di trovarsi immersi all’interno di un’opera pittorica. Queste inquadrature hanno raggiunto un ottimo effetto finale grazie anche alla scelta delle location italiane in cui è stato girato questo lungometraggio come le enormi e misteriose Gole dell’Alcantara in Sicilia, gli splendidi interni del Palazzo Reale di Napoli e le suggestive vedute del Castello di Roccascalegna a Chieti e della splendida geometria del Castel del Monte di Andria. Si passa perciò dai boschi lussureggianti e scorci desolanti a delle scene che cariche di lusso e dallo stile barocco. Queste tre fiabe non sono enormemente interessanti poiché hanno  un ritmo leggermente lento ed i loro protagonisti sembrano senza un eccessivo alito di sentimentalismo che non permette di rendere le storie più coinvolgenti. Questa scelta è però chiaramente voluta dal regista che vuole incuriosire lo spettatore con questi comportamenti dei protagonisti, poiché il suo occhio deve essere quello di un visitatore esterno che si concentra maggiormente sulla misteriosità di questo mondo che non gli appartiene. Nonostante la natura fiabesca di queste storie, le vicende si concentrano maggiormente sull’aspetto umano di questi personaggi e un po’ di meno su quelli magici che ci si potrebbe aspettare da un prodotto del genere. Garrone si distacca, perciò, molto fortemente dalla maggior parte degli adattamenti fiabeschi che sono stati realizzati in questi ultimi anni. Inoltre, rispetto a tanti altri film in cui ci sono solo in apparenza dei toni più dark ed adulti come in “Alice in Wonderland” e “Maleficent”, qui bisogna dire che le storie sono state realizzate esclusivamente per un pubblico adulto. Oltre alle scene di nudo, in certi momenti si sfocia anche nell’horror come accadeva talvolta proprio in alcune fiabe. Una citazione la meritano anche gli effetti speciali che non sono molti in questo lungometraggi, ma comunque ben realizzati. Garrone ha infatti preferito girare alcune scene con metodi artigianali, utilizzando davvero poco la CGI, e questo ha permesso di ottenere un effetto davvero realistico e di grande qualità. Se siete quindi alla ricerca di un qualcosa da vedere insieme ai vostri figli, non è questo il film adatto a voi.  Se siete invece in cerca di splendide e vivissime immagini e volete immergervi e farvi incantare dalle vicende di un lungometraggio che si distacca nettamente dagli adattamenti fiabeschi degli ultimi anni, questo è il film che fa decisamente per voi.
Voto: 7

Sabato Gianmarco De Cicco