Il teatro: Identità

identitàNAPOLI – Al Teatro Nuovo sabato 28 alle 21 e domenica 29 marzo alle 18.30 andrà in scena lo spettacolo “Identità” presentato da “Produzione Casa degli Alfieri” nell’ambito della rassegna “Fuori Scena”.
La piéce vede la regia e l’interpretazione di Marco Baliani con la partecipazione di Maria Maglietta, entrambi autori teatrali. Il disegno e le luci sono curati da Emiliano Curà, la consulenza musicale è di Mirto Baliani e quella scientifica di Enrico Febbo.
Il filo conduttore dello spettacolo è la storia di un uomo che percorre la strada di una città per andare  a denunciare lo smarrimento della sua carta d’identità. Durante il tragitto avvengono incontri sui quali si tessono altre storie apparentemente slegate tra loro, pensieri, digressioni, metafore e riflessioni sul tema dell’identità.
Il registro linguistico del testo si sviluppa su un monologo che ruota continuamente intorno al concetto di identità, interrotto da improvvisi blitz narrativi che esprimono con stili lessicologici diversi la medesima tematica, aprendo nuovi sentieri esplorativi.
Lo spettacolo scandaglia i diversi significati del termine identità mettendo in scena conflitti, soffermandosi su come questo concetto sia relativizzato e modificato in base ai contesti. Infatti il termine identità racchiude molteplici valenze: religiosa, etnica, sessuale, nazionale, genetica, biologica o è anche inteso come classificazione burocratica, schedatura poliziesca, un valore per cui lottare, una richiesta di riconoscimento, un’affermazione ideologica.
Una galleria di personaggi si alternano sulla ribalta e spariscono sul fondo in un contrapporsi di luci e ombre mentre si dipana una matassa di marginalità e violenza dove scorre la vita quotidiana di mille individui anonimi.
Nelle varie storie emerge la complessità umana ed esistenziale: da un’identità fasulla che dietro il pretesto dell’autorità prevarica le persone più deboli all’identità modificata che trasforma l’uomo amato in un essere che si muove nel corpo violento di un altro.
Nella pièce è ridondante la domanda «Chi sei tu? » che rimanda subito alla domanda complementare «Chi sono io?», perché l’identità di ciascuno si definisce a partire dal confronto con la relazione con l’altro divenendo per questo densa di contraddizioni. Si esprime nell’interrogatorio violento di un poliziotto, nell’insistente volontà di sapere di un bambino, nel dubbio sottile ed insinuante riguardo qualcuno che si ritiene di conoscere.
L’immagine della carta d’identità torna a emergere di vicenda in vicenda: carte smarrite, calpestate, fotografie in cui d’improvviso i personaggi non si riconoscono più.
Infine un dialogo surreale e poetico riassume le tesi trattate proponendo una rielaborazione ancora diversa. Lo spettatore è indotto dunque a compiere un proprio viaggio interiore nelle varie declinazioni della parola identità, « … parola puntaspilli dove vanno a infilarsi e a convergere una pluralità di temi, di sostanze».
La questione dell’identità diventa così storia da condividere consentendo all’attore di ritrovare la sua antica funzione di cantore.

Tiziana Muselli