La reggia borbonica di Portici

Palace_of_Portici,_c_1745Sul lato orientale della città di Partenope, all’ombra del Vesuvio, vi è la bellissima città di Napoli, la perla del golfo, dove giunse un re mecenate e illuminista, Carlo III di Borbone, di nascita spagnolo. Il suo Governo guidato dall’avvocato toscano Bernardo Tanucci, fece la fortuna e felicità del popolo del sud finalmente indipendente da tutti. Ebbe così inizio il risveglio culturale, giuridico, sociale, militare, manifatturiero economico del Meridione.
Dai ponti napoletani della Maddalena e di Casanova, il fiume purissimo – all’epoca – del Sebeto, dopo circa 9 km della strada litoranea, superati i casali di Barra, San Giovanni a Teduccio, la cittadina di San Giorgio a Cremano e Pietrabianca vi è Portici, dove a Aarlo III piacque edificare la sua reggia estiva.
Secondo la leggenda la scelta luogo si deve però alla giovane regina Maria Amalia di Sassonia. Era da poco arrivata a Napoli quando, in seguito a una tempesta, le imbarcazioni reali rientrando da una visita all’isola di Procida, dovettero riparare nella rada del Granatello. La regina fu subito rapita dalla bellezza dei luoghi, e la sua meraviglia venne ben condivisa da Carlo, che ne rimase estasiato anche per la sua nota passione per la caccia e per la pesca.
La bellezza del posto, la terra vulcanica verdeggiante e fertile, il clima mite, e gli scavi archeologici che già erano stati effettuati nella , ricca di splendide ville fin dal sedicesimo secolo, intrigarono sempre più i due sovrani. Così decisero che avrebbero trascorso proprio qui le loro villeggiature.
Mentre edificava la grandiosa reggia nella ridente cittadina, nel 1738 Carlo III dispose di far riprendere gli scavi archeologici di Ercolano interrotti alla partenza del principe d’Elboeuf. Conferì prestigio alla zona incentivando la costruzione di sfarzose ville da parte della nobiltà concedendo il privilegio dell’esenzione fiscale lungo quel tratto di costa che fu giustamente chiamato Miglio d’Oro.
Qualcuno a corte sconsigliò di edificare la residenza per paura delle eruzioni e dei terremoti continui provocati dal Vesuvio, ma il giovane sovrano ridendo rispose che San Gennaro protettore di Napoli l’avrebbe salvaguardata da ogni pericolo.
Nel maggio del 1738 il re incaricò l’architetto reale Giovanni Medrano, generale di brigata del genio militare, di provvedere all’acquisto di terreni, giardini e di due ville del posto, quelle del conte di Palena e del principe Caracciolo di Santobono.
Dall’ottobre i reali abitarono in Villa Palena. I lavori iniziarono da Villa Santobono, espandendo il sito reale verso il mare entro l’anno 1740, quando fu acquistato il vicino palazzo Mascabruno e il giardino o bosco degli Aquino di Caramanico.
Nel 1741 l’architetto Medrano fu sostituito dal re con l’ingegnere romano Antonio Canevari, con l’incarico di progettare l’edificio reale di Portici più sontuoso del progetto iniziale.
Nel 1742 venne effettuato l’ultimo acquisto reale, Villa d’Elboeuf, aprendo il sito reale verso il porto del Granatello.
La reggia si sviluppò accanto alla chiesa dell’Immacolata e di Sant’Antonio da Padova.
Il museo archeologico comprendente la collezione farnesiana e le antichità ritrovate a Ercolano fu sistemato nell’ex palazzo Caramanico. In seguito, dal 1740 fu istituito nella Reggia il Museo Ercolanense che raccoglieva reperti farnesiani di Parma e di Roma,tra cui le mummie egizie, e i reperti di Herculaneum, Stabiae, Oplontis, Paestum e Pompeii.
Tutti i reperti vennero poi trasferiti a Capodimonte nel 1758 e sistemati definitivamente nel Real museo di Palazzo Teresa a via Chiaia, il Real Museo Borbonico. Nella Reggia di Portici rimasero solo i reperti ercolanensi fino al trasferimento della maggior parte di essi nella sede del Museo Archeologico di via Foria nel 1822.
Gli appartamenti reali furono dipinti e affrescati dal 1750, da pittori famosi come Giuseppe Bonito, Clemente Ruta, Crescenzo Gamba, Vincenzo Re , mentre per la Cappella Reale, inizialmente progettatta come teatrino di corte fu affidata all’esperto di restauri Giuseppe Canart che progettò anche la famosa fontana della dea Flora all’incrocio dei viali.
Nel bosco superiore del parco reale trovò posto il Real Serraglio con un elefante, gazzelle, tigri, leoni,antilopi, gnu, giraffe, non lontano dalla Real fagianeria.  riserva di Portici era la prima del Regno seguita da quella di Vivara a Procida.
Per approvvigionare il parco reale si dimostrò insufficiente l’acqua proveniente dalle sorgenti di santa Maria a Pugliano. Nel 1752 fu chiamato il Real architetto di Caserta, Luigi Vanvitelli, che grazie alla collaborazione di Ferdinando Fuga realizzò l’acquedotto che partiva dal Carmignano e dal Serino.
Per difendere Portici e la sua reggia da probabili incursioni barbaresche dal mare, come il tentativo non riuscito nel 1738 dove i saraceni tentarono addirittura di sequestrare Carlo III, nel 1768 fu costruito il molo militare nel porticciolo peschereccio del Granatello, mentre nella reggia venne alloggiato il corpo dei Liparotti del re, poi detti in reggimento di Fanteria da sbarco.
In seguito trovarono sede a Portici anche il Real mare e cosi il corpo dei Real cadetti ufficiali dell’Accademia del Real esercito.
Nel 1773 si tenne una grande parata militare nella cittadina, con in testa i famosi comandanti dei Liparotti, il maggiore don Vincenzo de Sangro e il capitano don Francesco Marsiconuovo principe di Caramanico.
Sempre in quell’anno vennero inaugurati il fortino, la piccola cappella del parco con il romitorio, il cavalcatoio reale delle Guardie reali a cavallo, delle Guardie d’Onore e delle Real Guardie del corpo, oltre al famoso osservatorio costiero e astronomico di Torre del parco. Le opere vennero tutte realizzate sotto la direzione del generale Francesco Pignatelli dall’ingegnere militare Francesco Andrea, che nel 1775 aveva realizzato e il grande galoppatoio coperto che fu inaugurato dal medesimo alla presenza dei Reali e degli augusti ospiti d’Asburgo, Giuseppe imperatore d’Austria e Leopoldo granduca di Toscana. Giuseppe fu tanto colpito dall’opera chese ne fece fare dei disegni per farlo costruirebtre anni dopo praticamente uguale nella reggia di Schönbrunn …
Dopo che la Real fabbrica di porcellane di Capodimonte venne smantellata e trapiantata a Madrid nel 1759, Ferdinando IV ne fece impiantare nel parco della Reggia. La  produzione durò circa due anni.
Anche la famosa tavola muta ad imitazione dei congegni svizzeri e francesi che portava ai commensali le pietanze già preparate liberandoli dall’incomoda presenza dei domestici inventata e donata nel 1769 dal principe di Sansevero don Raimondo de Sangro trovò posto a Portici, così come il suo fucile a retrocarica.
Oggi queste particolari invenzioni del genio di Raimondo sono conservate a Capodimonte, come il famoso salottino di Maria Amalia della Sala Cinese, il budoir creato appositamente per la regina nel 1757. Nel 1808 re Gioacchino Murat decise che l’arredamento della Reggia dovesse essere in stile impero e stile pompeiano, e lo fece spostare da Portici.
Nel 1775 fu realizzato nel parco reale il campo reale di pallone per volere di re Ferdinando IV
Nel 1781 iniziò il restauro alla francese su desiderio della regina Maria Carolina. L’intero parco reale fu ampliato e abbellito dal Giardiniere Reale Francesco Geri.
Nel 1787 la sede dell’Accademia militare per ufficiali fu destinata definitivamente a Napoli e prese il nome di Nunziatella.
Il Real Parco della reggia di Portici fu menomato proprio a causa dei disegni progettuali del Geri, realizzati poi nel 1881 con il taglio per la creazione di corso Umberto I e successivamente, nel 1904, per l’attraversamento del parco superiore della ferrovia Circumvesuviana.
Il parco fu lasciato all’incuria del tempo praticamente dal 1860. In seguito il complesso monumentale e parte degli edifici annessi vennero acquistati nel 1872 dall’Ente della Provincia di Napoli per ospitarvi l’istituto universitario di Agraria e Veterinaria. Fu questa acquisizione che salvò la Reggia di Portici dalla decadenza completa.
I grandi restauri pubblici iniziarono soltanto dal 1960 in poi.

Michele Di Iorio