"Turner", la recensione

10961779_899461160097953_294392668_nNAPOLI – Dopo la buona accoglienza al Festival di Cannes 2014, in cui l’attore protagonista Timothy Spall ha vinto la Palma d’Oro per la sua interpretazione, finalmente è giunto anche in Italia il film “Turner”. Questo lungometraggio, diretto dal regista Mike Leigh che ha anche scritto la sceneggiatura, racconta gli ultimi 25 anni di vita (dal 1826 al 1851) del pittore inglese William Turner che era soprannominato “il pittore della luce”.
Il film dura più di due ore e a tratti risulta un po’ lento, soprattutto nella prima mezz’ora in cui ci vengono mostrate le cose principali che Turner fa durante una sua classica giornata. In seguito la narrazione migliora di minuto in minuto e pone allo spettatore molti spunti di riflessione su diverse vicende. All’inizio della storia egli vive in una casa a Londra insieme alla sua governante Hannah Danby, interpretata da Dorothy Atkinson, e al padre William Turner senior, impersonato da Paul Jesson, che assiste continuamente il figlio nel suo lavoro. Nel film ci viene fatto capire che egli si spostava continuamente da un posto all’altro in cerca dell’ispirazione e di un soggetto da raffigurare sulle sue tele, cosa che viene molto enfatizzata grazie all’ottima fotografia di Dick Pope. Egli era molto interessato agli effetti della natura in diverse situazioni che dipingerà attraverso un’affascinante stesura dei colori ed una vasta varietà nell’uso del colore. I soggetti che privilegiava maggiormente erano i naufragi, gli incendi, le tempeste e la nebbia. Nelle sue tele la luce rappresentava Dio e ogni volta che inseriva delle persone lo faceva sia per mostrare il suo amore verso l’umanità che per far capire quanto sia piccolo ed insignificante l’essere umano dinanzi alla forza della natura. La sua arte venne definita dai critici di tipo romantico, anche se con il tempo il suo stile se ne distaccò così tanto da essere considerato da molti un precursore dell’arte impressionista.
Il personaggio di William Turner, che è interpretato in maniera davvero ottima da un bravissimo Timothy Spall, ha un carattere scorbutico ed introverso che per tutta la durata del film non gli permetterà di aprirsi molto e raramente mostrerà i suoi sentimenti più profondi e tutte le sue debolezze ad un’altra persona. Neanche dinanzi alle sue due figlie, avute da una storia con Sarah Danby che era la zia della sua governante, riuscirà a mostrare dei sentimenti di profondo affetto. Questo atteggiamento è dovuto soprattutto alla prematura perdita della madre che aveva dei problemi mentali. Egli, perciò, è molto legato al padre e la sua successiva morte lo fanno chiudere ancora di piú in se stesso. Con la governante Hannah invece alterna dei momenti in cui sembra che la ignori ad altri in cui è più gentile, ma non contraccambiando mai il sentimento di ammirazione ed amore che quest’ultima prova verso di lui. Una dimostrazione di come spesso i pittori riversino sulle loro tele i sentimenti che provano in determinato momento avviene quando Turner va a modificare due quadri che aveva realizzato per una esposizione alla Royal Academy of Arts. Questo episodio avviene dopo la morte del padre e, perciò, egli picchia forte il pennello sulla tela come se fosse un pugnale ed arriva anche al punto di sputarci sopra per poter espandere meglio l’effetto sfumato di alcune nuvole. Nel corso del tempo, grazie ad uno suoi tanti viaggi via mare che egli ha compiuto varie volte nel corso della sua vita, incontra una persona con cui riesce finalmente ad aprirsi e a trovare almeno in apparenza una pace interiore. Nel film egli grugnisce ogni qualvolta c’è qualcosa che non gli garba e, visto il suo carattere, questo succede spesso. Se inizialmente questa cosa può sembrare una peculiarità interessante del Turner interpretato da Spall, con il passare dei minuti sullo schermo però questa cosa assume spesso dei caratteri un po’ buffi e grotteschi.Uno degli spunti di riflessione in questo film sono i pensieri che un giovane John Ruskin, interpretato dallo schermidore canadese Joshua McGuire, espone allo stesso Turner. Nella sua prima scena egli darà una sua personale interpretazione su un dettaglio di una tela del pittore inglese che però non sarà molto apprezzata da quest’ultimo. In un’altra scena critica aspramente un defunto pittore che dipingeva anche lui dei paesaggi, poiché pensa che le sue tele siano piatte. In questo occasione Turner, insieme ad altri pittori, difenderà a spada tratta il lavoro di questo artista. In queste due scene c’è un chiaro riferimento al fatto che talvolta i critici d’arte si lanciano in giudizi un po’ azzardati su opere d’arte che non conoscono appieno e che in altri casi gli piace sparare a zero su persone che non hanno mai conosciuto di persona e di cui pensano di aver capito le loro motivazioni stilistiche.
In questo lungometraggio compare anche il pittore Benjamin Robert Haydon, impersonato da Martin Savage, che per tutta la vita cercherà l’approvazione delle sue opere da parte dei membri della Royal Academy of Arts e nel frattempo vivrà costantemente in una situazione economica e personale disperata. Purtroppo non tutti gli artisti riescono a sfondare nel loro campo e nel caso di Haydon, che inizialmente aveva del talento, le difficili condizioni della sua vita non gli permetteranno sempre di dipingere al massimo delle sue possibilità.Le continue ricerche degli effetti di luce e colore nei fenomeni ambientali, allontaneranno molto Turner dall’arte che era di moda in quel periodo. In questa situazione si può notare come la maggior parte delle persone decidano di seguire a ruota le opinioni di una persona importante, anche quando quest’ultima si mette a criticare un qualcosa che fino a quel momento era osannato.Una delle scene più curiose del film è l’incontro del protagonista con la tecnica della fotografia. Turner capisce subito che la pittura e quindi anche il suo lavoro rischiano di perdere il prestigio e l’importanza che sono riusciti a conquistare faticosamente nell’arco di tanti secoli, a causa di questa nuova invenzione che è in grado di ritrarre in maniera fedele le persone e i paesaggi.In conclusione questo biopic è un film molto bello ed interessante e, nonostante la sua durata ed il ritmo della storia, può piacere sia agli storici d’arte che a dei semplici appassionati d’arte che sono interessati a conoscere le vicende personali degli artisti che non sempre sono riportate sui libri di storia.
Voto: 8

Sabato Gianmarco De Cicco