NBA: la classifica

  • Post author:
  • Post category:Sport

NBANEW YORK CITY (USA) – Rieccoci a commentare una regular season che, alla soglia delle 50 partite, si appresta alla pausa dell’All Star Game, che quest’anno sarà di scena nella Grande Mela.
Questa volta la nostra classifica parte da Est dove troviamo gli Atlanta Hawks, la squadra più calda del momento. Hanno attualmente il miglior record in assoluto ed hanno da poco interrotto una striscia di 19 vittorie di fila.
Qual è il loro segreto? La squadra di Mike Budenholzer è compatta, ben organizzata in difesa e in attacco. Hanno fisicità, hanno tecnica, hanno un ottimo coach che ha frequentato la scuola di un certo Gregg Popovic e soprattutto non hanno una stella. Horford è un lungo con tanti punti nelle mani. Korver è l’esterno letale, grazie al tiro da 3. Teague è il playmaker alla Parker per la sua abilità di andare al ferro. Millsap infine è alla sua miglior stagione Nba, è maturo e guida i suoi nella statistiche per punti (oltre 17 di media) e rimbalzi (8 a partita).
Questo particolare sembra porli, dal punto di vista del gioco, proprio sulla scia degli Spurs. Ma in termini di carattere, quando la palla comincerà a pesare di più – e cioè ai playoffs – quell’elemento di personalità che manca e l’inesperienza potrebbero rivelarsi un handicap.
Poi ci sono Cleveland Cavaliers, che fanno, comunque ed inevitabilmente, parlare di sé: ad inizio gennaio, in piena crisi di spogliatoio, già orfani di Varejao, la notizia dell’infortunio di Lebron James sembrava ridimensionare definitivamente le ambizioni di una squadra con tanto talento sì, ma priva di identità difensiva.
Poi l’arrivo di Mozgov, vecchio pupillo di coach Blatt, la cessione di Waiters e l’arrivo delle due guardie Shumpert e J.R. Smith da New York, hanno rivitalizzato la franchigia che, con il recupero di Lebron viaggia attualmente con un parziale di 10 vittorie consecutive e il quinto record ad Est.
Non sarà il massimo ma l’ossatura sembra definita e, si sa, le vittorie danno morale. Per il resto ci sono, oltre al Re, il talento di Kirye Irving, che contro Portland la settimana scorsa ha messo a segno 55 punti, insieme season e career high, e un Kevin Love che, nonostante sia considerato solo la terza freccia offensiva, è una doppia-doppia per il solo motivo di scendere in campo.
Toronto e Washington continuano a contendersi il secondo miglior record ad Ovest, ma occhio sempre ai Chicago Bulls, perché nonostante appaiano l’ombra delle stagioni passate dal punto di vista difensivo, stanno ritrovando Derrick Rose.
Il nativo di Chicago ha tanta fame di riscatto e assieme a Gasol e Butler formano un attacco così stellare che potrebbero arrivare alla finale di Conference anche con la difesa al 50%.
E non dimentichiamoci di coach Thibodeau, uno che sa sempre tirare il meglio dai suoi giocatori, soprattutto per quanto riguarda la difesa.
Situazione di stallo nelle zone alte delle Western Conference, con Golden State ancora in pole.
I Warriors, primi in quasi tutte le statistiche di squadra (punti segnati, assist, tiro da 3, ecc.), sono ormai una magnifica realtà.
Coach Kerr ha fatto un lavoro davvero sbalorditivo creando una squadra con una mentalità vincente, sempre aggressiva in difesa e con un gioco sfavillante, grazie ad un roster non solo profondo, ma composto da giocatori di ottimo livello e, soprattutto, capaci di ricoprire vari ruoli.
Simbolo di questa squadra è senza dubbio Steph Curry, ma queste ultime settimane stiamo assistendo all’esplosione di un altro potenziale Mvp, il suo gemello Klay Thompson, capace di stabilire – lo scorso 24 gennaio contro i Kings – il nuovo record Nba di punti segnati un un solo quarto: 37 con zero errori su 13 tiri dal campo e 9/9 dall’arco dei 3 punti.
Ma non si può fare a meno di menzionare un giocatore che gioca da All Star e ha un contratto da matricola: parliamo di Draymond Green, l’anima difensiva di Golden State, un giocatore che può essere pericoloso come esterno (33% da 3) ma che può giocare anche centro: un lungo ibrido che fa il lavoro sporco ma vale quanto una stella. E aggiungiamo che a fine stagione esigerà anche uno stipendio “stellare”!
Per la corsa ai playoffs molte squadre ad Ovest si sono rinforzate: Memphis, seconda con un record di 36-12 e seconda miglior difesa della lega, ha preso Jeff Green, talentuosa ala piccola con qualche problema di continuità, e potrebbe essere davvero l’innesto che completa una squadra che ha davvero tutte le carte in regola per puntare al bersaglio grosso.
Houston, che ha dalla sua James Harden – incontrastato capocannoniere Nba con 27.0 di media – ha preso Josh Smith e Corey Brewer, due giocatori diversi tra loro, ma che stanno dando grande apporto al sistema dei Rockets di coach McHale.
Dallas ha invece fatto il colpaccio prendendo dalla disperata Boston, il playmaker campione Nba 2008, Rajon Rondo. Ora i Mavs hanno uno dei migliori quintetti offensivi in assoluto con Monta Ellis, Rondo, Parsons, Nowitzki e Tyson Chandler. E se arrivano ai playoff – attualmente sono sesti, con 33 vinte e 17 perse – saranno una mina vagante.
Situazione particolare è quella di Oklahoma City: i Thunders hanno dovuto affrontare la prima parte di stagione senza Westbrook e L’Mvp della passata stagione, Kevin Durant, conquistando solo 4 vittorie con 12 sconfitte; da quando sono rientrati i due fuoriclasse le cose vanno meglio (sono al 50% di vittorie), ma la squadra non sembra aver del tutto ingranato la marcia, in particolar modo, lontano dal parquet di casa dove hanno un record di 10-17.
Attualmente con 24 vittorie a altrettante sconfitte, sono alla decima ad Ovest e le dirette avversarie (Phoenix su tutte) per quell’ottavo posto, che significherebbe playoff, non mollano un centimetro. Per il momento si coccolano il neo acquisto Dion Waiters.

 Gianlorenzo Attanasio