La lista di Schindler

Schindler_GiuffrèNAPOLI – Al Teatro Nuovo mercoledì 28 gennaio alle 21 (repliche fino a domenica 1 febbraio), Carlo Giuffrè è in scena con  “La lista di Schindler”, un testo di Francesco Giuffrè.
La pièce narra le vicende che hanno fatto di Oskar Schindler un uomo ricordato nel mondo per il suo grande coraggio e la sua umanità.
Liberare la figura dell’imprenditore tedesco Oskar Schindler dall’aurea impostagli dal film è un’impresa da titani. Ricordare il mito senza mitizzarlo, ma è importante dimenticare il film: cinema che si fa documento e colpisce allo stomaco imprimendo in generazioni di spettatori una ben precisa immagine della Shoah.
Francesco Giuffrè riparte da qui, da La Lista di Schindler, imbarcandosi in un’impresa familiare che ha l’obiettivo quello di rimettere al centro della narrazione l’uomo piuttosto che l’eroe.
Il regista, che firma la drammaturgia con Ivan Russo, affida al padre Carlo Giuffrè il ruolo del protagonista, e chiede ad altri quattro interpreti, Valerio Amoruso, Caterina Corsi, Pietro Faiella, Riccardo Francia, di farsi emanazioni più che personaggi della memoria di Oskar.
Presentato da Diana OR.I.S., l’allestimento si avvale delle musiche a cura di Gianluca Attanasio, le scene di Andrea Del Pinto, i costumi di Sabrina Chiocchio, il disegno luci di Giuseppe Filipponio, i video di Letizia D’Ubaldo.
Basata sull’omonimo libro di Thomas Keneally, dal quale è stato ispirato a sua volta il lungometraggio di Stephen Spielberg, La lista di Schindler è la rappresentazione della vita post guerra di Oskar Schindler. È un viaggio introspettivo del protagonista, interrogato da un neonazista desideroso della collaborazione di Schindler per far nascere un quarto reich, nel quale riaffiorano i ricordi di quel periodo vissuto in precedenza da ufficiale convinto e devoto agli ideali nazisti.
In seguito, assistendo alla mancanza di umanità e le brutalità che ogni giorno gli si presentano davanti agli occhi, deciderà di cambiare totalmente modo di vedere le cose, impegnandosi nel tentativo di salvare questo popolo.
I suoi ricordi si dividono in due parti: di sollievo e soddisfazione, per quello che è riuscito a fare, ma anche di tormento, poiché l’idea di aver potuto fare di più non lo abbandona mai, creando un senso d’incompiuto a cui dare un senso.
«Portare a teatro la sua storia – ha evidenziato il regista – è un’esigenza del racconto. Raccontare una storia che ricordi un periodo buio, ma che possa dare testimonianza della speranza che l’uomo ha la capacità di ribellarsi alle mostruosità compiute dai suoi simili».
Oskar Schindler è stato semplicemente un uomo. Un uomo che ha vissuto e agito in uno dei periodi più assurdi e folli della storia dell’uomo: la dittatura e l’ideologia nazista. Non ha compiuto un’impresa strepitosa o inventato chissà quale meraviglia, ma ha semplicemente agito secondo la propria coscienza. Ha “semplicemente” salvato la vita di 1200 persone tra uomini e donne, e questo fa di lui un eroe.
«Chi salva la vita di un solo uomo salva tutto il mondo». Questa frase, detta a Oskar da Itzhak Stern, suo contabile, fu il seme che germogliò nel suo animo, l’attimo in cui forse inconsapevolmente decise di opporsi a suo modo alla follia che lo circondava.